Trasporti, polemiche dopo la sentenza che boccia Uber
Senza sostenere i «costi» di cui si devono fare carico per legge i tassisti, a partire dalla licenza e passando per il «tassametro» e l’assicurazione per «usi professionali», la nota ‘app’ Uber-pop, uno dei servizi messi a disposizione dalla multinazionale americana Uber, avrebbe posto in essere una «concorrenza sleale», riuscendo a praticare «tariffe» più basse e ad accaparrarsi più clienti. Ed è per questo motivo che il Tribunale di Milano ha deciso di inibire «in via cautelare ed urgente» alle società del gruppo l’utilizzo in tutta Italia dell’applicazione web.
Nelle scorse settimane, infatti, le organizzazioni sindacali e di categoria, locali e nazionali, dei tassisti e dei radiotaxi, assistite da un team legale composto dagli avvocati Marco Giustiniani, Nico Moravia, Giovanni Gigliotti e Alessandro Fabbi, avevano presentato un ricorso per chiedere l’oscuramento di Uber-pop, che permette a chiunque di fare il tassista senza licenza, e l’inibitoria del servizio.
Ieri il giudice della Sezione specializzata imprese, Claudio Marangoni, con un’ordinanza di 18 pagine ha accolto il ricorso stabilendo il blocco della ‘app’. E l’inibizione di qualsiasi «servizio, comunque denominato e con qualsiasi mezzo promosso e diffuso, che organizzi, diffonda e promuova da parte di soggetti privi di autorizzazione amministrativa e/o di licenza un trasporto terzi dietro corrispettivo su richiesta del trasportato, in modo non continuativo o periodico, su itinerari e secondo orari stabiliti di volta in volta». Ora Uber, stando al provvedimento, avrà 15 giorni di tempo per disattivare la app, altrimenti scatterà una «penale» da 20mila euro per ogni giorno in più di utilizzo.
«Faremo appello - ha dichiarato Zac De Kievit, Legal Director Uber Europa - per evitare che centinaia di migliaia di cittadini italiani siano privati di una soluzione sicura, affidabile e economica per muoversi nelle loro città». E ancora: «In Italia oggi continua ad operare UberBlack e per le prossime due settimane UberPop». Il gruppo, intanto, potrà fare reclamo al Tribunale contro il blocco cautelare del servizio e se verrà accolto la causa andrà avanti nel merito. «Siamo sinceramente soddisfatti del risultato ottenuto, perchè il Tribunale di Milano ha pienamente compreso la situazione nonostante la sua complessità», ha spiegato, invece, l’avvocato Giustiniani, uno dei legali delle associazioni dei tassisti.
Tra le ragioni che hanno portato il giudice a disporre in via urgente lo stop di Uber-pop ci sono, tra l’altro, anche «gli effetti pregiudizievoli nel settore» taxi accentuati «per effetto del previsto consistente numero di visitatori della manifestazione Expo 2015». La richiesta «di trasporto trasmessa dall’utente mediante l’app Uber-pop», spiega poi il giudice, «oltre ad essere modalità tecnica già utilizzata dalle cooperative di tassisti appare di fatto del tutto assimilabile al servizio di radio taxi», ma senza i costi che i tassisti devono sobbarcarsi e con uno «sviamento di clientela indebito» e «un effettivo vantaggio concorrenziale».
Diverse, invece, a detta del giudice, sono le «forme di car sharing» che presuppongono «che l’autista abbia un suo percorso personale da svolgere» e condivida il viaggio, mentre gli autisti Uber-pop non hanno un interesse «personale a raggiungere il luogo indicato dall’utente» e applicano «tariffe». Così la ‘app’ non genera nemmeno «vantaggi alla collettività in termini di riduzione dell’inquinamento atmosferico e consumo energetico».
Per il sindaco di Milano Giuliano Pisapia la decisione del giudice è «condivisibile» e «adesso Uber continui nella sua opera, ma nell’ambito della legalità».
E se per Matteo Salvini, leader della Lega, «è una bellissima notizia», per il Codacons è «un danno enorme per gli utenti, perchè limita la concorrenza e riduce le possibilità di scelta per i cittadini».
«Il problema di Uber non si può risolvere nelle aule dei tribunali», dice invece il ministro dei Trasporti Graziano Delrio. «Stiamo ragionando fin dal mio insediamento con l’Autorità dei trasporti per provare a trovare una soluzione stabile al problema»,aggiung.
Se UberPop è fuorilegge, promuoviamo il car pooling, il sistema di uso condiviso di autovetture private tra persone che devono compiere lo stesso itinerario a fronte di un rimborso spese, dicono i parlamentari della commissione trasporti del M5S che hanno fatto approvare nella legge delega al nuovo Codice della strada un emendamento che introduce una definizione normativa di car pooling, il sistema di trasporto che permette a due o più cittadini di dare o ricevere un passaggio in auto condividendo le spese di viaggio.
«Nel passaggio al Senato questa definizione sembra essere saltata ma chiediamo a gran voce alla maggioranza di ripensarci», affermano i Cinque stelle che sul tema hanno presentato anche un progetto di legge che contiene una definizione normativa di car pooling inteso come uso condiviso di autovetture private tra persone che devono compiere lo stesso itinerario a fronte di un rimborso spese.
«Tale attività non si qualifica come attività di impresa e può essere organizzata anche attraverso l’uso di strumenti tecnologici. Con tale definizione proponiamo di fare chiarezza nel tessuto normativo in materia favorendo pratiche di condivisione nel solco della sharing economy. Naturalmente non sono previste forme di commissione o altre utilità a favore di chi organizza il servizio. Tali previsioni andrebbero infatti contro la filosofia di base dell’economia dello scambio», affermano i parlamentari pentastellati.
«Promuovere il car pooling non è un’iniziativa contro i tassisti perché il car pooling non è alternativo al taxi è un’alternativa ai mezzi di trasporto pubblico carenti o sovraffollati o proprio inesistenti» precisa il M5s che conclude: «Fermo restando il dovere di investire maggiormente nel trasporto pubblico locale, riteniamo che il car pooling, se adeguatamente sviluppato, possa rivelarsi un’utile risorsa a supporto delle carenze del Tpl».