Non solo Siria: ecco le guerre da cui fuggono i profughi

Nei giorni scorsi è arrivata la notizia che un gruppo di immigrati, provenienti da Costa d’Avorio, Nigeria, Ghana, Gambia, Guinea Bissau, Mali e Senegal, saranno impiegati in lavori socialmente utili quali la cura del verde e la pulizia stradale.

di Luana Silveri

Nei giorni scorsi è arrivata la notizia che un gruppo di immigrati, provenienti da Costa d’Avorio, Nigeria, Ghana, Gambia, Guinea Bissau, Mali e Senegal, saranno impiegati in lavori socialmente utili quali la cura del verde e la pulizia stradale.

La questione ha sollevato una serie di polemiche legate soprattutto al fatto che, a parere di troppi, i Paesi di provenienza degli immigrati non sono coinvolti in conflitti, quindi non avrebbero diritto di essere chiamati rifugiati ed andrebbero chiamati semplicemente immigrati economici.

Per fare un po’ di informazione mi sono presa la briga di ricordare e controllare alcune informazioni di geopolitica, attingendo a fonti quali i report ufficiali dell’Onu, le notizie Ansa degli ultimi dieci anni, qualche volume di Limes e qualche inchiesta giornalistica.

Di seguito una breve panoramica della situazione geopolitica di alcuni degli stati da cui provengono queste persone.

- Senegal (ex colonia francese). Conflitto civile nella regione della Casamance che vuole conquistare, la guerra civile iniziò a metà degli anni '80. A questo conflitto interno partecipano anche i ribelli della Guinea Bissau e del Gambia. La situazione si è aggravata in seguito alla destabilizzazione della Libia (il flusso di ribelli in fuga dalla Libia si è in parte riversato in Senegal dove rimpolpa con armi e uomini il conflitto locale che, non è un conflitto solo etnico ma soprattutto di tipo economico).

- Guinea Bissau (ex colonia portoghese). Dal 1990 la Guinea Bissau è teatro di un susseguirsi di colpi di stato con l'avvicendamento al potere di un governo «democratico» e di un governo militare, Nel 2012 una rivolta guidata dai militari impedì lo svolgersi delle elezioni democratiche, da allora ripetuti tentativi di golpe hanno impedito un governo democratico e vige ora un governo transitorio messo sotto scacco dalle forze militari.

Oggi è uno degli stati meno «liberi» del globo nonché è una delle basi più grandi per il narcotraffico che parte dal Sud America e va in Europa e anche uno dei punti di confluenza del traffico di armi dall'Europa verso la Casamance.

- Mali (ex colonia francese). Nel 2012 ci fu guerra civile, la popolazione Berbera armata con un esercito formato da ex combattenti (molti di loro avevano combattuto al fianco di Gheddafi in Libia e dopo la sua sconfitta erano tornati nella regione d’origine addestrati e armati) e con l'appoggio anche dalle frange fondamentaliste di Al Quaeda, rovesciò il governo e si prese l'indipendenza. Purtroppo Al Quaeda approfittò della situazione e si instaurò al potere in alcune città stabilendo la sharia. Dal 2013 ad oggi il Mali, specialmente nella zona settentrionale, è il teatro di una guerra civile tra governo di Bamako, i tuareg e i jihadisti vicini ad al-Qaeda.

- Gambia (ex colonia britannica). Il controllo del territorio è mantenuto da un governo dittatoriale di matrice fondamentalista, le forme militari governative soffocano nel sangue ogni tentativo di informazione e di associazione, ha persino impedito l'ingresso dei funzionari Onu e dei gruppi umanitari medici. Di fatto si tratta di dittatura armata.

- Nigeria ( ex colonia britannica). Una sola parola dovrebbe bastare; Boko Haram. A inizio 2015 per ribaltare la situazione l’esercito governativo nigeriano contava sul sostegno degli Stati Uniti. Washington, però, non volle più aiutare il governo di Goodluck Jonathan semplicemente perché non aveva e non ha più bisogno del petrolio nigeriano.

Attualmente Buhari (ex dittatore militare «convertito» alla democrazia) è presidente; ma torture, condanne e soprusi ai danni dei civili continuano a indebolire un popolo già alle prese con la minaccia costante di attentati e rapimenti da parte di Boko Haram che si è rifugiato in aree nord.

Il sud (la parte ricca di risorse e dove viene estratto il petrolio) è la sede istituzionale del governo che è però una sorta di palcoscenico dove si avvicendano come politici e magnati economici ex guerriglieri e capibanda appoggiati dai governi europei e dalla Russia. I territori della parte centrale sono pari a terra di nessuno e scenario di guerriglie interne tra bande criminali neonate.

- Costa d'Avorio (ex colonia francese). Dopo la guerra civile che iniziò nel 2002 ora la Costa d'Avorio ha un governo eletto il cui presidente è Ouattara, tuttavia deve far fronte allo sfregio lasciato nella società da anni di guerriglia civile (bambini soldato, ex guerriglieri e capi banda, esercito formato anche da mercenari), inoltre viene tenuta sotto scacco dal governo francese attraverso una sorta di neo-colonialismo perpetrato mediante le banche e ingerenze varie negli accordi commerciali.

Per «gestire» questa instabilità è tornato in auge il tribunale militare, le esecuzioni e la repressione di ogni forma di aggregazione.

Questo è lo scenario da cui fuggono le persone cui si aggiunge una situazione sanitaria drammatica, problematiche economiche radicate e difficili da ribaltare, anche per volere delle politiche neo-coloniali messe in atto dai paesi occidentali.

Probabilmente non sono guerre che fanno clamore come la guerra in Siria ma sono guerre, si combatte in modo anche più inumano perché si fa della brutalità e della corruzione le armi per vincere. Delle guerre di cui non importa a nessuno perché non ledono in nessun modo i nostri interessi, anzi li sostengono.

Una chicca che forse è sfuggita a molti; a inizio 2015 fu scoperto un traffico di rifiuti speciali e tossici che dall'Europa (Italia in testa); i rifiuti erano destinati in particolare alla Nigeria, al Togo, al Burkina Faso, al Ghana e alla Costa d’Avorio. Era forse questo un modo per «aiutarli a casa loro»?

Forse, prima di rigurgitare su di loro le nostre paure travestite da rabbia, dovremmo informarci, studiare e farci una onesta autocritica.

Infine pongo una domanda che vuole essere uno spunto di autoanalisi; perché i neri che emigrano per cercare una situazione di vita migliore sono etichettati come criminali, clandestini e spregiativamente chiamati immigrati economici immeritevoli di accoglienza, mentre gli Italiani che espatriano per cercare una situazione migliore sono dei «cervelli in fuga»?

 



comments powered by Disqus