Patt, Pd e Upt: tre congressi per la corsa verso il 2018

di Paolo Micheletto

Tre congressi che «peseranno» fino alle elezioni nazionali e al voto provinciale del 2018. Upt (sabato all’Interbrennero), Patt (domenica 13 marzo, Palarotari) e Pd (data da definire) rinnoveranno nei prossimi mesi i propri vertici: tre eventi da non sottovalutare e dal forte peso specifico, visto che si tratta dei partiti della maggioranza che governano la Provincia.

Finora Upt, Patt e Partito democratico hanno giocato una strana gara a farsi male: a pochi giorni dal congresso, l’Upt è nel pieno della rottura tra Dellai e Mellarini, mentre il Pd fatica già a stabilire le prime regole del confronto tra i possibili candidati: al momento non c’è alcuna ipotesi sulla data del congresso.

L’Adige ha seguito con attenzione i diversi passaggi che hanno portato alla candidatura contrapposta tra l’ex presidente della Provincia e l’attuale assessore alla Cultura. Nelle prossime ore si annunciano ulteriori sviluppi, perché molti non credono che Dellai andrà a «sbattere» contro quella che appare una sconfitta certa e perché Mellarini - nel caso di vittoria - dovrà decidere se restare segretario o lasciare la Provincia, visto che lo Statuto del suo partito prevede l’incompatibilità tra i due incarichi. Anzi, è quasi sicuro che oggi i due contendenti faranno un passo indietro, lasciando spazio ad un terzo nome: ma le polemiche di questi mesi resteranno.

La settimana scorsa abbiamo inoltre pubblicato le interviste ai quattro candidati alla guida del Patt: in questo caso non ci sono dubbi sulla conferma del segretario - senatore Franco Panizza.
È quindi interessante andare a scoprire - al netto delle trattative di queste ore - quali saranno le conseguenze dei congressi sulla futura scena politica provinciale. Iniziamo con il dire che nessuno dei possibili segretari dei tre partiti sembra voler mettere in discussione l’appartenenza al centrosinistra, e questo è pur sempre un punto di partenza.
Data per scontata la permanenza di Panizza alla segreteria del Patt, gli altri due congressi potrebbero avere la loro importanza nella conferma del presidente della Provincia Ugo Rossi per un secondo mandato, vale a dire dal 2018 al 2023.

L’Upt che fa riferimento a Mellarini, infatti, sarà molto più «collaborativa» con Rossi rispetto all’Upt di Dellai. Di più: si può immaginare che Mellarini potrebbe arrivare a sostenere Rossi alle primarie come candidato anche del proprio partito in vista delle elezioni provinciali del 2018, scelta che invece Dellai - da tempo molto critico nei confronti dell’attuale presidente e del suo governo - non farà mai.
Ancora più importante - ai fini della conferma di Ugo Rossi per un secondo mandato - sarà il congresso del Partito democratico, che dovrà scegliere quale strada seguire rispetto al «solito» bivio: se chiuderà con le «correnti» (i supporter di Olivi, il gruppone di Donata Borgonovo Re, i filo-governativi e i duri e puri, solo per fare alcuni esempi) e punterà in maniera unitaria e convinta su un candidato potrà vincere le primarie, altrimenti anche la prossima volta ce la farà Rossi.

Un ulteriore passaggio sul Pd: l’attuale vicepresidente Olivi avrà la possibilità di salire sulla poltrona più alta di piazza Dante solo se avrà in «mano» il partito, obiettivo che verosimilmente seguirà però anche l’assessore Luca Zeni. Ma oggi nessuno può dirsi certo della compattezza del Pd, vera incognita anche alle prossime elezioni (non in termini di consenso elettorale dei singoli candidati ma in termini di linea unitaria).
Vogliamo quindi chiarire: quale sarà il peso dei congressi sulla giunta di Ugo Rossi? Nessuno, perché - a meno di fattori esterni al momento non prevedibili - l’attuale governatore andrà avanti fino al termine del mandato, nel 2018. E quanto peseranno invece gli stessi congressi sulle prossime elezioni? In questo caso l’importanza aumenta, nel modo che abbiamo descritto: Mellarini potrebbe «favorire» Rossi e il Pd potrebbe diventare un avversario autorevole, all’interno del centrosinistra, se sarà in grado di farlo.

Il sindaco di Trento Alessandro Andreatta, alle prese con una maggioranza piuttosto indifferente alla sua leadership, ha detto di attendere l’esito dei congressi prima di decidere se mettere mano alla sua giunta: ma francamente non si capisce perché la coalizione potrà recuperare compattezza dopo il congresso dell’Upt.
La sfida tra Dellai e Mellarini avrà invece un certo valore per quanto riguarda le elezioni politiche, tenuto conto che la scadenza naturale della legislatura arriverà pochi mesi prima delle provinciali, con la possibilità dell’anticipo di alcuni mesi: si potrebbe votare nel 2017, la data dipende anche e soprattutto dal referendum confermativo sulle riforme, che si terrà in ottobre e sul quale il premier Renzi ha detto di volersi giocare la permanenza in politica (scommessa peraltro facile, visto che basterà il successo dei «sì», senza raggiungimento del quorum).
Alle politiche si andrà al voto col nuovo sistema elettorale «Italicum», che ha previsto speciali disposizioni per il Trentino Alto Adige: la regione avrà undici deputati, quattro dei quali eletti nei collegi uninominali (per il Trentino gli stessi del Mattarellum, vale a dire Trento, Pergine, Rovereto e Lavis) e tre assegnati nel proporzionale (due collegati alla prima lista nazionale, uno alla seconda).

Questo significa che la rottura Dellai - Mellarini e l’avvicinamento dell’ex governatore al Pd vanno letti anche come tentativo di trovare un posto al sole nei collegi: Mellarini punterà al collegio di Rovereto, Dellai a quello di Trento, il più facile e quindi richiesto anche dal Patt e dal Pd. Per entrare nel «listino» del proporzionale ci sarà bisogno di robusti collegamenti nazionali: in questo campo il senatore Tonini e Dellai sono i favoriti. Insomma, da sabato la politica trentina farà il primo salto nel 2018. Quando Rossi vedrà se potrà fare il suo secondo mandato, Dellai cercherà di restare parlamentare e il Pd misurerà la sua forza di guidare la Provincia o restare ancora una volta al traino di altri.

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