Vitalizi: Pensplan non potrà bloccare le quote dei consiglieri, la palla passa alla politica
Il presidente di Pensplan Invest Sgr spa, Alessandro Tonina , appare quasi sollevato. La decisione del giudice Birgit Fischer del tribunale civile di Bolzano, che ha respinto - l'ordinanza è del 19 gennaio - la richiesta della società di procedere con azioni cautelari (sequestro) nei confronti dei consiglieri regionali ed ex consiglieri detentori di quote del Fondo Family in forza di atti dichiarati nulli dalla legge regionale del luglio 2014, ha tolto le castagne dal fuoco a Pensplan Invest, che si trovava da mesi tra due fuochi.
Da una parte c'è l'ufficio di presidenza del consiglio e la giunta regionale, che con continue lettere (l'ultima a ottobre) ha intimato a Pensplan a provvedere a trasferire al Consiglio le quote dei consiglieri che ancora non hanno maturato il diritto all'assegno vitalizio (mancano ancora all'appello 5.975.000 euro) o comunque ad attivare azioni per il recupero delle quote, dall'altra ci sono gli ex consiglieri che non hanno firmato la dichiarazione di consenso al trasferimento delle quote o addirittura hanno fatto ricorso al giudice opponendosi a quanto richiesto dalla Regione.
«Noi ci siamo rivolti al tribunale - spiega Tonina - per una questione di prudenza, per tutelare gli interessi anche dell'ente pubblico visto che noi siamo figli dell'ente pubblico (Pensplan Invest è una società della Regione stessa, Ndr), abbiamo tentato un'azione cautelare per bloccare queste quote. Il giudice conferma quello che sospettavamo, ovvero che noi in questa vicenda non c'entriamo. Noi siamo solo i custodi di queste quote e non i titolari e quindi non siamo titolati a chiederne il sequestro, saranno altri semmai ad avere titolo a fare azioni per chiedere il sequestro».
Quindi Pensplan Invest si chiama fuori e la palla ripassa alla presidente del consiglio regionale, Chiara Avanzo, e al presidente della giunta regionale, Ugo Rossi, che a questo punto dovranno decidere se rivolgersi loro al giudice oppure no per ottenere il sequestro delle quote, come misura cautelare. Pensplan Invest è stata anche condannata alla rifusione delle spese a favore dei resistenti costituiti, in complessivi 12.148,20 euro, per compensi, oltre 15% di spese generali.
Nel comunicato ufficiale diffuso ieri sera dalla società a firma di Nadia Zadra si aggiunge che: «Il tribunale di Bolzano ha respinto le richieste cautelari che Pensplan Invest aveva formulato per "mettere in sicurezza" le quote del Fondo Family. Il giudice ha sottolineato che la parte ricorrente non può chiedere un sequestro, considerato che la Pensplan Invest, come peraltro dalla stessa dichiarato, non vanta alcun diritto sulle quote. Pertanto, secondo il giudice la società in relazione alle quote "non può avere nessun interesse alla - sola ammissibile - custodia imparziale delle stesse». E Zadra conclude: «La società, pur non condividendo il provvedimento di rigetto, prende atto delle chiare indicazioni del tribunale di Bolzano, ma abbia a disposizione altri rimedi, anche in via cautelare, laddove venissero avanzate inammissibili richieste da parte di coloro che attualmente non hanno restituito al consiglio regionale le quote del Fondo Family».
L'azione «pilota» su cui si è pronunciato il giudice di Bolzano riguardava 5 ex consiglieri regionali tutti altoatesini (Hanspeter Munter, Martina Ladurner, Mauro Minniti, Walter Baumgartner, Rosa Zelger Thaler), che avevano fatto ricorso contro, e un consigliere in carica Andreas Pöder. Ieri, né la presidente del consiglio, Chiara Avanzo, né il presidente della Regione, Ugo Rossi, hanno saputo dire cosa faranno adesso di fronte a questa decisione del giudice di Bolzano. «Chiederemo ai nostri legali» si è limitato a dichiarare Ugo Rossi . Mentre Chiara Avanzo preferisce attendere le comunicazioni ufficiali sull'ordinanza. Soddisfatto è invece Claudio Taverna , portavoce degli ex consiglieri regionali. «Era chiaro - commenta - che Pensplan non aveva titolarità ad agire. E la Regione continua a rinviare le azioni coattive che annuncia perché ci sono molte resistenze in Trentino Riscossioni e non sono sicuri».