Unioni civili, il primo voto slittà al 2 febbraio
Il voto sulle pregiudiziali e sulle sospensive presentate dalle opposizioni al ddl Cirinnà sulle Unioni civili slitta a martedì prossimo, 2 febbraio. Domani ci sarà solo l'incardinamento del testo e la discussione su sospensive e pregiudiziali. Lo ha stabilito la conferenza dei capigruppo di Palazzo Madama. Lo slittamento del voto sulle pregiudiziali, si apprende alla fine della capigruppo, è dovuto alla richiesta della Lega - confermata anche dal capogruppo Gian Marco Centinaio - di poter essere giovedì pomeriggio a Milano per l'incontro dei partiti euroscettici al quale, tra l'altro è prevista la partecipazione anche di Marine Le Pen. Il voto sulle pregiudiziali e sulla richiesta di sospensiva al ddl Cirinnà si terrà martedì, presumibilmente, alle 16.30
"Per tutta la prossima settimana ci sarà la discussione generale del ddl sulle Unioni civili. Ma non è stata indicata nè una data d'inizio delle votazioni degli emendamenti, nè una data finale del voto conclusivo del provvedimento". Lo ha detto il presidente dei senatori della Lega, Gianmarco Centinaio, spiegando ai cronisti quali sono state le decisioni della conferenza dei capigruppo di Palazzo Madama che si è appena conclusa.
La Lega Nord è pronta a ritirare "il 90%" degli oltre 5mila emendamenti presentati al ddl unioni civili. Lo annuncia, al termine della Capigruppo al Senato, Gian Marco Centinaio affermando come ci sia stato, tra i capigruppo, "un patto tra gentiluomini" sul dibattito in Aula al ddl Cirinnà. Patto che vede, contestualmente, il ritiro dell'emendamento 'canguro' a prima firma Marcucci presentato al al testo unioni civili.
Via libera all'impianto del ddl Cirinnà, incluso il 'no' alle pregiudiziali di costituzionalità che saranno votate giovedì: il Pd fa un passo avanti sulle unioni civili e, alla fine un'assemblea dei senatori dove continuano ad emergere le divergenze interne, opta anche per circoscrivere al massimo la libertà di coscienza. Voto di coscienza che, però, resta decisivo sul nodo della stepchild adoption, sul quale il Pd è ancora lontano da un'intesa. Nel frattempo, il suo alleato di governo, Angelino Alfano, torna alla carica e ribadisce la trincea centrista: se passasse la legge Cirinnà "ho messo in conto un referendum abrogativo". Il dibattito vive così una nuova giornata incandescente proprio mentre parte ufficialmente il conto alla rovescia per un Family Day - sabato al Circo Massimo - per il quale i promotori attendono 1 milione di persone. E tra i manifestanti non mancheranno decine di parlamentari, quasi tutti del centrodestra laddove tra i cattolici Pd arrivano i primi distinguo. Nel frattempo, da Strasburgo, arriva un nuovo richiamo del Consiglio d'Europa. L'Italia "riconosca le coppie dello stesso sesso cosi come stabilito dalla sentenza della Corte europea dei diritti umani" del 2015 e "come accade nella maggior parte degli Stati membri", è "l'incoraggiamento" del segretario generale Thorbjorn Jagland. Un richiamo al quale, secondo le previsioni, Palazzo Madama potrebbe rispondere con l'ok al ddl già a metà febbraio. Il dibattito in Aula, infatti, va verso un rasserenamento con Ap, Fi e Lega che si dicono disponibili a ridurre i propri emendamenti a patto, però, che il Pd ritiri il 'canguro' salva Cirinnà. L'orientamento sarebbe quello di occupare tutta la settimana prossima con la discussione generale per poi iniziare con le votazioni nella settimana successiva. Resta invece altissima la possibilità dei voti segreti.
"Non siamo interessati, siamo trasparenti", sottolinea il capogruppo Pd Luigi Zanda incassando a stretto giro il 'niet' dei senatori Gal e Idea che, assicurando di poter contare sul quorum dei 20 senatori, avvertono: "siamo pronti a chiedere il voto segreto". Ed è probabile che, proprio sulla stepchild, lo scrutinio segreto ci sia. E' tutta qui che si gioca la partita nel Pd e non solo. Martedì prossimo la presidenza del gruppo comunicherà quali sono gli emendamenti sui quali è previsto il voto di coscienza, ferma restando un'indicazione di voto di partenza. L'impressione è che siano aumentati, da parte dei 'pontieri', gli sforzi per arrivare a quel biennio di pre-adozione (con poteri ben precisi dati al giudice) proposto da Marcucci e Pagliari come mediazione ma sul quale i laici del Pd sono tutt'altro che convinti.
Mentre i Cattodem rilanciano una nuova richiesta: quella di emendare anche l'art.3 sui diritti/doveri che, a loro parere, già autorizzerebbe la stepchild adoption. Insomma la mediazione - con il ministro delle Riforme Maria Elena Boschi come 'supervisore' - sarà cercata fino all'ultimo e, di fatto, solo oggi è stata avviata. Poi sarà l'Aula a decidere con il M5S che, pur senza 'uscire allo scoperto', assicura un sì a un ddl che "cambi il meno possibile" laddove Ap resta contraria sia all'affido, sia all'adozione e si avvia a votare in gran parte 'no' all'intero ddl. E, data la volontà di non cambiare il testo nel passaggio alla Camera non è detto che, in caso di 'bocciatura' della stepchild, il punto sia ripristinato a Montecitorio. Nel frattempo, la presidente della Camera Laura Boldrini risponde, in serata, a chi criticava il suo 'endorsement' di domenica alla legge e sottolinea: "anch'io ho diritto ad avere opinioni".