Family Day, da Roma il no al ddl sulle unioni civili
Seguita dal consueto balletto di cifre si è svolta nel pomeriggio a Roma la manifestazione «Family Day», al Circo Massimo, per protestare contro il ddl sulle unioni civili che tornerà in Parlamento fra qualche giorno.
Gli organizzatori, che parlano prima di uno e poi di due milioni di manifestanti (i loro detrattori stimano invece 300 mila persone presenti), annunciano che ora il disegno di legge andrà respinto, con l’aiuto anche dell’area di centrodestra che sostiene il governo Renzi.
La kermesse cattolica si è conclusa sulle note del tenore Francesco Grollo, dopo l’intervento di Massimo Gandolfini, il leader del Family Day.
«Il ddl Cirinnà - ha detto - sia totalmente restituito: non bastano operazioni di maquillage. Non è possibile che ci sia una classe politica ideologica. Le femministe dovrebbero vomitare all’idea che si possa comprare l’utero», ha proseguito Gandolfini allundendo a una pratica peraltro non prevista dal testo di legge il cui nodo, per quanto riguarda le adozioni, si riferisce alla cosiddetta «stepchild», cioè alla possibilità di verdersi riconosicuti i diritti di paternità o maternità nei riguardi del figlio del partner.
«L’uomo e la donna formano il matrimonio, le altre sono alchimie. Non vogliamo fare guerre a nessuno, nè ghettizzare nessuno ma alle elezioni, anche a quelle amministrative ricordiamoci chi si è messo con la famiglia e i bambini e chi si è dimenticato di questo diritto rendendo possibile l’abominevole pratica dell’utero in affitto», ha ribadito Gandolfini.
«Messaggio forte e chiaro ai tanti ghibellini dalla più grande manifestazione del dopoguerra. E noi di Area popolare, neoguelfi per legittima difesa rispetto a chi vuole sovvertire l’antropologia naturale, saremo al Senato compatti nel voler stravolgere il ddl Cirinnà al punto che non sia più riconoscibile da chi lo ha partorito», affermano in una nota i senatori di Area popolare-Ncd, Maurizio Sacconi e Nico D’Ascola.
«Via ogni riferimento alle regole del matrimonio - proseguono -, via ogni ipotesi di adozione o simil-adozione, dentro ogni traffico dell’umano come reato universale.
Chiaro anche il discorso dell’ex presidente trentino Lorenzo Dellai, oggi deputato: «Democrazia solidale - ha commentato riferendosi al partito di cui è capogruppo - si riconosce pienamente nella manifestazione di oggi per la famiglia ed è presente con diversi parlamentari e dirigenti del movimento. Lo è in forma discreta perché oggi la parola è ai cittadini e ai movimenti della società civile.
E nessuno può mettere il cappello su questa iniziativa. Men che meno gli esponenti di quella destra che propugna una idea di società individualista ed egoista, nemica - non meno del relativismo di certa sinistra radicaleggiante - di quei valori comunitari e solidali senza i quali la famiglia diventa un fiore nel deserto.
«Speriamo - prosegue Dellai - che anche dopo la manifestazione di oggi l’Italia recuperi in extremis l’occasione di essere unita contro ogni forma di omofobia e di pregiudizio e possa contare su una legge equilibrata e ragionevole, che affermi doverosamente i diritti sociali e civili per ogni forma di convivenza, ma non li confonda con l’istituto del matrimonio e non coinvolga impropriamente in tali diritti l’aspirazione ad avere comunque dei figli: essa infatti non può essere trasformata in un diritto.
Anche la questione dei figli avuti precedentemente da uno dei due contraenti l’unione civile tra persone dello stesso sesso può benissimo trovare una soluzione, nel pieno rispetto dei diritti del minore, senza che ciò comporti - come nel testo ora all’esame del Senato - un primo vulnus giuridico che conduce al matrimonio paritario, non previsto nella nostra Costituzione.
La scommessa per evitare l’insano conflitto tra i diritti individuali e i diritti sociali e comunitari passa attraverso il recupero di buon senso, di equilibrio e di rispetto reciproco tra le diverse sensibilità: tocca alla politica battere un colpo in questo senso, senza che il tema unioni civili venga archiviato, ma anche senza considerare l’impianto confuso e pasticciato del testo Cirinnà come intoccabile», conclude Dellai.
Pieno sostegno al Family Day dal senatore trentino della Lega Nord Sergio Divina: «I figli sono una grazia divina, un dono di Dio. Perché egoisticamente dobbiamo mettere davanti a tutto la volontà di una coppia, qualsiasi fosse il sesso, di pretendere di avere un figlio e non pensiamo invece ai diritti dei figli ad avere delle famiglie normali, dove crescere normalmente, non solo biologicamente ma anche psicologicamente ed avere il migliore contesto in cui poter vivere e crescere? In questo momento, visto che di ciò non si parla mai, noi vorremmo ricordare che ci sono anche i figli da tutelare, e non soltanto i diritti egoistici delle persone ad averli.
Per questi motivi non possiamo approvare il testo sulle unioni civili che ci è stato presentato».
Da sinistra critiche al ruolo degli esponenti di governo Renzi che afferiscono al centrodestra cattolico: «Il ministro Alfano riceve al Viminale l’organizzatore del Family Day, Gandolfini.
Interessante, visto che il governo non riceve i lavoratori che scendono in piazza, anzi è pure capitato che abbiano beccato manganellate, non riceve chi scende in piazza per chiedere diritti. Capisco che Alfano sia in crisi di visibilità, ma la smetta di strumentalizzare la famiglia», afferma Sinistra italiana in una nota di Nicola Fratoianni, coordinatore di Sel.
«Delle famiglie - prosegue il coordinatore di Sel - si occupano solo quando devono usarle come clava ideologica sulle teste delle persone e dei loro diritti. Nel frattempo, caro Alfano, le famiglie (di tutti i tipi) soffrono la crisi. Su questo mai una parola, mai un Family Day. Ipocrisia pura».
Molto severo il giudizio del presidente Pd della commissione diritti umani del Senato, Luigi Manconi: «A Roma va in scena il Family Day. Un importante evento politico allestito davanti a una grandissima platea e sapientemente teatralizzato, così che il messaggio trasmesso abbia una plastica efficacia e determini una potente suggestione.
Di conseguenza, al là di come andrà a finire la vicenda parlamentare delle unioni civili, la manifestazione un risultato l’ha già ottenuto. La discussione pubblica ha finito col riproporre, ancora una volta, una falsa rappresentazione delle posizioni in conflitto e delle diverse motivazioni culturali e politiche che le ispirano.
Quella falsa rappresentazione - ha sottolineato Manconi - ha accreditato un’acuta frattura tra mondo dei principi e mondo degli interessi. Ovvero, tra mondo dei valori, per loro stessa natura razionali e misurati, e mondo dei desideri, per definizione irrazionali e eccessivi.
La conseguenza è grottesca. Come già in molte altre circostanze, la controversia sembra opporre uno schieramento ad alta intensità valoriale e uno schieramento tutto concentrato sull’acquisizione di diritti. È davvero una vecchia e brutta storia che si ripropone e che limita e compromette, in misura rilevantissima, l’azione pubblica per l’affermazione dei diritti, riducendola a una sorta di battaglia corporativa».
«Uno slogan buono per la sinistra - ha concluso Manconi - se c’è e se qualcuno si ostina cocciutamente a credervi, potrebbe essere: riprendiamoci la morale».
Ma la piazza del family day, attacca Franco Grillini, ex deputato e oggi presidente di Gaynet, «non era piena, i tg hanno mostrato impietosamente i pezzi di prato verde non occupato dalle persone e poi basta consultare qualsiasi motore di ricerca per avere una idea della quantità delle persone che quella piazza può contenere: la dimensione del Circo Massimo è di 73 mila mq, 621 metri di lunghezza per 118 di larghezza. Poniamo che in un mq ci stiano a forza 4 persone, si arriva ad un massimo di 300 mila persone. Quindi era già impossibile parlare di un milione, figurarsi di due milioni come ha sparato con grande sprezzo del ridicolo l’organizzatore Gandolfini che essendo un neurochirurgo dovrebbe avere contezza di cosa significa la parola bugia».
Secondo Grillini, che nel 2002 fu il primo firmatario del ddl sulle unioni civili denominato Pacs e poi affossato, «le bugie del Family Day sul numero dei partecipanti per mascherare una manifestazione triste e sottotono».
Infine, la critica su Twitter di Nichi Vendola, presidente di Sinistra ecologia libertà: «Oggi a Roma si è chiuso il Giubileo della Misericordia e si è aperto il giubileo dell’intolleranza».