Zeni: sulla sanità spendiamo di più per essere tra i migliori d'Italia
L'assessore Zeni spiega i dati nazionali
Arriva un classifica nazionale: al primo posto c’è Bolzano e al secondo Trento (vedi i dati). Dov’è la notizia, verrebbe da chiedersi? Va specificato, tuttavia, di quale indagine si tratti. La Ragioneria generale dello Stato ha presentato il «Monitoraggio della spesa sanitaria. Numero 2». Ne emerge che, per quanto riguarda l’incremento della quota di spesa sanitaria destinata a pagare il personale, nel periodo 2002-2014, l’Alto Adige si piazza in vetta, mentre il Trentino insegue. I “cugini” nel 2002 spendevano 340 milioni, dodici anni dopo 578 milioni (+51,7%). Nella Provincia autonoma di Trento l’andamento storico indica che nel 2002 si spendevano 340 milioni, dodici anni dopo 422 milioni. L'incremento è del 35% circa e la quota personale incide per quasi il 37% del bilancio.
Ora torniamo a chiederci: dov’è la notizia? O, meglio: si tratta di una classifica della quale andare fieri o no? Investire così tanto, molto più rispetto al resto d’Italia e con un incremento di spesa costante, va bene o no?
L’assessore Luca Zeni non ha dubbi: “La nostra sanità ha costi maggiori perché è tra le migliori d’Italia. Se fossimo di fronte a costi alti e servizi scadenti la situazione sarebbe grave, ma fortunatamente non è così. Si tratta di una scelta politica chiara negli anni: da noi investiamo molto nella salute, in tante voci differente, perché vogliamo avere risultati d’eccellenza. I risultati di questa indagine non ci sorprendono affatto, non c’è alcuna novità: ogni tre mesi mandiamo un report con tutte le voci di spesa a Roma”.
Una spiegazione puramente matematica ai costi più alti rispetto alla media c’è. “In Trentino abbiamo 54 milioni di spesa per il personale in più perché applichiamo ai professionisti un contratto diverso, con parametri provinciali e non nazionali. Poi abbiamo tra i 50 e i 60 milioni in più per le case di riposo: rispetto ai circa tremila posti letto che dovremmo garantire secondo i parametri noi ne offriamo 4.500. Per fare questo dobbiamo sborsare più soldi, ma siamo sicuri di garantire un servizio in più alle persone. Se avessimo i posti letto standard avremmo più di duemila persone in lista d’attesa, rispetto alle 800 attuali. Il triplo, insomma. Poi: abbiamo una serie di strutture ospedaliere su territorio, che incidono per qualche decina di milioni. Fossimo un’area metropolitana con un solo ospedale risparmieremmo, ma anche in questo caso si è deciso di investire in servizi per i cittadini. Abbiamo undici milioni per prestazioni non dovute rispetto agli standard nazionali che invece noi garantiamo e tante altre voci ancora che, sommate, portano alla cifra totale e a quel secondo posto”.
Una classifica, quindi, che non è figlia di malasanità. “Naturalmente dobbiamo vigilare e individuare gli sprechi, ma quei costi sono per garantire servizi ai cittadini, non per dare inutili benefici a qualcuno”.