«C'è un complotto, vogliono farmi cadere». Lo sfogo del presidente della Provincia
Quando il presidente Ugo Rossi mette piede fuori dal palazzo della Provincia sono le 18.40. Ha lasciato da poco i suoi assessori, convocati d'urgenza per comunicare loro direttamente dell'inchiesta giudiziaria, che ha portato a un'acquisizione di documenti nella giornata di ieri in Azienda sanitaria (i fatti), in Provincia e presso il cognato Maurizio Bezzi, relativi a una gara d'appalto di servizi sanitari. Circa due ore prima lo stesso Rossi aveva preso l'iniziativa di rendere pubbliche queste indagini in corso, facendo arrabbiare non poco il procuratore della Repubblica, Giuseppe Amato, per la «fuga» di notizie.
«Avendo appreso in data odierna - scrive Rossi nel suo comunicato - che nella mattinata di oggi (ieri per chi legge, Ndr.) personale della Guardia di finanza ha acquisito presso l'Azienda sanitaria atti relativi a una procedura di gara nella quale vi è stata la partecipazione di una società che vede come partecipante, in quota indiretta, un mio parente, ritengo opportuno darne subito comunicazione pubblica». Il parente di cui parla Rossi - ma non cita per nome - è Maurizio, uno dei due fratelli della moglie Daniela Bezzi, residente a Lavis, dove vive anche il presidente della Provincia. La famiglia dei Bezzi, infatti, originaria di Ossana in val di Sole, si era trasferita nella cittadina a nord di Trento per l'attività del padre Attilio, che per anni è stato direttore della Cassa rurale di Lavis. E i tre figli, Daniela, Maurizio e Claudio, che da adulti, hanno continuato a vivere in paese.
Il governatore Rossi, mentre esce dal palazzo della Provincia, dopo una giornata molto difficile, è visibilmente nervoso e provato, ma si ferma un attimo e spiega: «Ho deciso di rendere pubblica questa acquisizione di documenti perché non volevo che si pensasse, se fosse uscita la notizia, che le mie parole dell'altro giorno alla maggioranza sulla legislatura a rischio fossero legate a queste indagini».
«Io - precisa Rossi - non ne sapevo niente e l'ho saputo solo questa mattina (ieri per chi legge, Ndr.) e per correttezza l'ho voluto dire pubblicamente e alla giunta». Ma il presidente non vuole aggiungere nulla, né sui suoi rapporti con il cognato, né sulla gara finita nel mirino della magistratura. Sale sulla sua auto privata e se ne va a casa. In serata, ha in programma di incontrare Maurizio e farsi spiegare di persona la questione che lo sta mettendo in imbarazzo.
L'incontro con gli assessori provinciali, convocati d'urgenza, è durato circa un quarto d'ora. Dopo aver accennato in termini generali alla vicenda, il presidente ha specificato che si riferisce a una gara effettuata dall'Azienda sanitaria del periodo in cui lui era assessore alla salute e ha aggiunto che i riflettori si sarebbero puntati su questa gara a seguito di un esposto, che non sarebbe recentissimo, legato all'indagine della Procura su Trento Rise. Nulla di più.
Poi però Rossi si è sfogato sul fatto che questa mossa della Guardia di finanza arriva proprio in un periodo nero per lui e il suo Partito autonomista, dopo lo scandalo delle foto con il saluto fascista del neonominato presidente del Patt, Carlo Pedergnana, e il patto segreto pre-elettorale firmato con gli Schützen da Lorenzo Baratter con la promessa di 500 euro al mese se eletto, che ha portato proprio l'altro ieri alla sostituzione di Baratter con Lorenzo Ossanna nel ruolo di capogruppo.
«C'è un disegno, un complotto contro di me, ormai è evidente - si è sfogato ieri Rossi con i suoi assessori - c'è qualcuno che vuole farmi cadere».