Il socialista Sanders continua a ostacolare la corsa di Hillary
Non c'è proprio nulla di scontato nella corsa di Hillary Clinton alla nomination democratica per la sfida rpesidenzaiae dell'autunno prossimo. Buona parte dell'elettorato liberl non sembra fidarsi troppo della ex first lady ritenuta da molti troppo vicina ai poteri forti e poco critica verso il sistema economico che genera ingiustizia sociale.
Così il soialdemocratico Bernie Sanders continua a dare filo da torcere a Hillary Clinton, che perde in Oregon (53% a 47%, con il 65% delle schede scrutinate) e si ferma a un pareggio in Kentucky dove al momento non si proclama il vincitore dopo un lungo testa a testa (46,8% a 46,3% con lo spoglio fermo al 99%).
Il risultato, che si traduce in una divisione proporzionale dei delegati, non le impedisce di avvicinarsi ulteriormente alla nomination, con ormai il 95% dei delegati necessari, ma conferma i molti punti deboli della sua candidatura, che non fa breccia in alcune fasce sociali, come i giovani, gli uomini bianchi, la working class. Il duello corrobora invece la forza della proposta di Sanders, che spera cosi' di potersi ritagliare un ruolo come leader di sinistra nel partito, condizionandone la piattaforma alla convention.
Per questo Sanders sta già scaldando i motori per il colpo grosso in California, dove ieri sera c'era il pienone per un suo comizio a Carson. ''Combatteremo sino all'ultimo voto fino al 14 giugno e poi faremo la nostra battaglia alla convention'', ha detto ad una folla esultante di migliaia di persone, promettendo di vincere anche in California.
Il senatore del Vermont deve però stare attento a non spaventare l'opinione pubblica associando la sua rivoluzione politica socialista ai disordini causati dai suoi fan alla riunione del partito in Nevada dopo che gli sono stati negati 60 potenziali delegati.
Sanders ha condannato ogni forma di violenza ma ha difeso i suoi supporter sostenendo che non sono inclini all'intimidazione e non sono stati trattati con ''correttezza e rispetto''.
Per i repubblicani le primarie si sono svolte solo in Oregon, dove Donald Trump ha corso contro se stesso segnando un 66% (col 65% delle schede scrutinate) in una gara solitaria senza la suspense del risultato finale. Ma il tycoon, cui ora mancano meno di 100 delegati per la nomination, continua a regalare sorprese ogni giorno. Ha firmato la pace con la popolare conduttrice di Fox News Megyn Kelly concedendole una intervista dove ha fatto l'agnellino. E, in attesa di incontrare oggi l'ex segretario di Stato americano Henry Kissinger, ha rilasciato una intervista alla Reuters sulla sua politica estera, dicendosi pronto a parlare con il leader nordcoreano Kim Jong-un per fermare il programma nucleare di Pyongyang.
Ma anche a rinegoziare l'accordo di Parigi sul clima e a smantellare la riforma di Wall Street targata Obama. Hillary lo ha subito criticato duramente, in una prova generale del duello finale, ma Trump ha stupito ancora svelando pubblicamente redditi e guadagni notificati alla commissione elettorale federale, anche se non ha ancora messo a disposizione la sua dichiarazione dei redditi: rispettivamente 557 e 190 milioni di dollari, con una fortuna complessiva di oltre 10 miliardi di dollari, anche se secondo Forbes ne avrebbe meno della meta'. A questo punto anche l'ex first lady non ha potuto tirarsi indietro: oltre 5 milioni di dollari in royalty librarie e 1,5 milioni di dollari come ricompensa per i suoi discorsi.
Oltre ai 5 milioni raccolti dal marito Bill da banche e aziende. Gran parte della ricchezza personale della 'Clinton machine' e' detenuta nel fondo Vanguard 500 e in un deposito alla JP Morgan, valutati rispettivamente 5 e 25 milioni di dollari.