Referendum costituzionale gli schieramenti a Trento
Con la visita della ministra Maria Elena Boschi, ospite dell'ultima giornata del Festival dell'economia, il comitato del «sì» alla riforma istituzionale ha aperto la sua campagna in vista del referendum.
La sala congressi del Gran Hotel era affollata: tanti esponenti del mondo politico, soprattutto del Pd: il senatore Giorgio Tonini, il deputato Michele Nicoletti, Elisa Filippi , il sindaco Alessandro Andreatta , il vicepresidente della Provincia Alessandro Olivi, l'assessora Sara Ferrari e il segretario del Pd, Italo Gilmozzi.
E poi Lorenzo Dellai, l'ex senatore Tarcisio Andreolli e l'ex sottosegretario Mario Raffaelli. Per il «sì» anche il segretario dei socialisti Alessandro Pietracci, l'ex parlamentare Sergio De Carneri , il deputato Mauro Ottobre , uscito dal Patt e il consigliere provinciale della Ual Giuseppe Detomas.
Ma a «benedire» la riforma c'erano anche volti del sindacato, dell'università (come il politologo Sergio Fabbrini ) e imprenditori (Quirino Purin , titolare del Crucolo).
«Questa riforma è frutto di un confronto serrato - evidenzia il senatore dell'Upt Fravezzi, vicecapogruppo del Gruppo autonomie - Siamo riusciti ad elevare a rango costituzionale il principio dell'autonomia dinamica, arricchendo le fonti normative della nostra speciale autonomia. Per questo penso che in questa riforma ci sia una risposta straordinaria per rafforzarla. E, se è vero che si rafforzano i poteri del governo, rimaniamo una repubblica parlamentare e il nuovo senato potrà incidere su alcuni processi e su tutte le ricadute delle politiche nei territori. Se mettiamo tutto sulla bilanci - conclude - ci sono dei buoni motivi per fare prevalere le ragioni del sì».
Per il «sì» anche Roberto Pallanch, direttore dell'Asat: «Ero li a titolo personale - premette - Io sono sicuramente per il sì alla riforma e lo dico coerentemente con quello che faccio e che il mondo imprenditoriale ha sempre espresso: serve la governabilità nel paese e questa riforma, con l'Italicum, va in quella direzione. Ma accanto alla governabilità porta l'assunzione di responsabilità della scelta in modo chiaro».
Assente, ma per il «sì», Giulio Bonazzi, presidente di Confindustria Trento, che pure parla a titolo personale, non avendo ancora avuto modo di confrontarsi con comitato di presidenza, giunta e consiglio generale. «Non è la riforma perfetta, ma abbiamo assolutamente bisogno di fare un passo in avanti. E questa riforma fa un grosso passo avanti, superando il bicameralismo perfetto, riducendo del 30% il numero dei parlamentari e dando premi alle regioni e provincie più virtuose».
Dagli industriali al sindacato. «Personalmente sono più convinto delle ragioni del sì che del no - evidenzia Franco Ianeselli, segretario generale della Cgil - Però, al di la della mia opinione, c'è una valutazione critica complessiva della Cgil e la decisione è quella di non schierarsi dando indicazioni di voto, ma di favorire il dibattito».
Nel sindacato, in effetti, i pareri sono diversi: se Michele Guarda, della Fiom Cgil, è schierato per il «sì», l'avvocato Ottorino Bressanini, che segue le vertenze, voterà «no».
Già, perché accanto a chi pensa che la riforma istituzionale saprà dare maggiore governabilità e la spinta necessaria al paese, c'è chi parla di «progetto mostruoso».
È il caso di Renato Ballardini , avvocato partigiano: «Dicono che hanno abolito il bicameralismo, ma non è vero. Questo Senato non eletto dal popolo avrà poteri legislativi in materia costituzionale, sulle leggi che riguardano i rapporti con l'Europa e sulle leggi che riguardano i rapporti con le autonomie regionali. Sono passati dal bicameralismo perfetto al bicameralismo imperfetto, nel senso che è un vero pasticcio. Sorgeranno molti conflitti e la funzione legislativa sarà intralciata. Se poi si collega con la legge elettorale, che attribuisce al capo del governo poteri strepitosi, finiremo per avere una struttura di potere che, forse, ma lo dubito, in certi momenti sarà più efficiente, ma meno democratica».
Parole condivise dallo storico Vincenzo Calì: «C'è forte preoccupazione, perché questa personalizzazione della campagna rischia di fare perdere di vista il contenuto. Qui vengono fortemente ridimensionale le regioni - dice - non è vero che non vengono toccati i principi fondamentali. È un testo pasticciato e con molte contraddizioni. Il professor Toniatti ( Roberto Toniatti ndr) da giurista, lo ha messo in evidenza: rischiamo di avere un sistema farraginoso e difficile da gestire».
Critico anche Jacopo Zannini dell'Altra Trento a Sinistra: «È una riforma pasticciata, che non supera il bicameralismo perfetto. Se si cambia la Costituzione bisogna farlo bene, altrimenti è meglio non farlo».
Duro il deputato del Movimento 5 Stelle, Riccardo Fraccaro , che parla di «revisione punitiva delle autonomie locali». «Nel nuovo senato di nominati - dice - la Provincia di Trento conterà come il due di picche e quando ci renderemo conto che il peso politico dei deputati e dei senatori eletti nelle nostre valli sarà pari a zero, le nostre province saranno ormai prive di ogni difesa politica, in balia del governo accentratore».