«Schiaffo» per il sindaco Andreatta: tradito nel voto sulla riorganizzazione del personale
Il sindaco di Trento Alessandro Andreatta cade nuovamente vittima della propria maggioranza. Per un solo voto ieri sera in Consiglio comunale ancora una volta non è passata la delibera riguardante la riorganizzazione del personale che era già stata affossata dai franchi tiratori alla fine dello scorso anno.
Dopo una discussione in consiglio durata oltre un'ora e la bocciatura di tutti gli emendamenti, ad esclusione di uno, proposti dalle minoranze, sono state quest'ultime a chiedere il voto segreto sulla delibera.
Alla conta dei voti il risultato è stato: 20 voti favorevoli, 13 contrari, 1 scheda nulla e 4 bianche.
Per l'approvazione della delibera servivano 21 voti che anche questa volta, come allo fine dello scorso anno, la maggioranza non è riuscita a garantire. In pochi se lo aspettavano visto che durante la discussione in aula da parte della maggioranza c'era stato solo un intervento e non erano emerse particolari criticità e nemmeno proposte di modifica.
«Ancora una volta - ha affermato il sindaco dopo la comunicazione della bocciatura - nel voto segreto 4 persone, perché eravamo 24 in maggioranza, hanno ritenuto di esprimersi probabilmente più con l'astensione che con il voto contrario. Bastava uscire dall'aula se c'erano delle perplessità. E' evidente che ci sono dei consiglieri comunali della maggioranza che nel segreto dell'urna senza mai segnalare, senza mai discutere e senza mai eventualmente proporre modifiche, decidono di remare contro. Non solo contro il sindaco, ma anche contro la giunta e contro tutta la maggioranza che invece sosteneva la delibera».
La delibera oggetto della votazione, ha sottolineato il primo cittadino, andava nella direzione di una semplificazione e di un risparmio oltre che nel migliorare l'erogazione di servizi.
Andreatta assicura di essersi impegnato a portare avanti in questi mesi un percorso di condivisione con le altre forze di maggioranza. «Avevamo preparato questa delibera bene - ha affermato - ed ho fatto tre incontri di maggioranza e sono passato per tempo nelle commissioni consiliari. Non ci sono mai state delle osservazioni e non è vero che la ripresentazione della delibera è stata una forzatura.
Politicamente ho fatto tutto quello che serviva e dispiace vedere che evidentemente per motivi altri che io non conosco, qualcuno decida, usando l'arma del voto segreto, di votare in direzione diversa».
Per il sindaco quello che è successo non è accettabile: «Grave e provocatorio che ci sia qualcuno che mina la maggioranza dall'interno». Sui prossimi passi il sindaco ha affermato: «Valuterò assieme alla giunta e a tutta la maggioranza». Nella maggioranza a chiamarsi immediatamente fuori dai possibili colpevoli è il Patt.
«Questa era una delibera molto importante - ha spiegato il capogruppo Alberto Pattini - e io posso assicurare che il nostro gruppo a votato compatto per la sua approvazione».
Ben diverso il tenore da parte delle minoranze che immediatamente dopo la bocciatura hanno chiesto le dimissioni del sindaco.
«Visto le bocciature che c'erano state dei nostri emendamenti - ha affermato il consiglieri Gianni Festini Brosa della Lega Nord - l'unica cosa che c'era da fare era quella di chiedere il voto segreto. Questo ha dimostrano quanto labile sia questa maggioranza».
A parlare di «arroganza» del sindaco Andreatta è stato invece il consigliere di Forza Italia Cristian Zanetti. «Ormai Andreatta - ha aggiunto - è sindaco solo di se stesso. Il sindaco deve prendere atto e dimettersi perché non ha più i numeri e non ha più la maggioranza per la governare la città di Trento».
Duro anche il commento del consigliere Devid Moranduzzo: «il sindaco faccia un piacere alla città di Trento e se ne vada».
A chiedere le dimissioni è stato anche Andrea Merler di Civica Trentina. «E' ovvio - ha affermato - che il sindaco ha voluto fare una forzatura e che il voto segreto ha dimostrato ancora una volta che non è sostenuto da una maggioranza. Il sindaco dovrebbe fare una riflessione seria e prendendo atto della situazione dovrebbe con signoria dimettersi. Non può pensare di affrontare altre future questioni importanti con una situazione del genere».