Celebrazioni per i caduti austro-ungarici trentini? Da Bolzano Urzì attacca il Patt: revanscismo
«La rinnovata richiesta di momenti esclusivi di memoria ma soprattutto celebrazione per i caduti trentini (italiani) con la divisa dell’Austria Ungheria nel corso della prima guerra mondiale (ora rilanciata da una forza di governo come il Patt) non può essere derubricata come un banale atto di pietà.
È al contrario l’espressione plastica di una crescente onda di revanscismo ideologico».
Lo scrive il consigliere provinciale bolzanino Alessandro Urzì, esponente di Alto Adige nel cuore, replicando in particolare all’ex capogruppo del Patt a Trento, Lorenzo Baratter.
Baratter, sull’Adige oggi in edicola, spiega che l’altroieri ha scritto una lettera aperta al presidente del consiglio provinciale, Bruno Dorigatti per chiedere «che si organizzi un momento di ricordo ufficiale per la cittadinanza di tutto il Trentino per commemorare ufficialmente e adeguatamente, a un secolo dal loro sacrificio, gli oltre 12.500 cittadini trentini che morirono nelle fila dell’esercito austroungarico sul fronte Orientale, in Galizia e sui Carpazi, sulle montagne del fronte meridionale, oppure in prigionia, tra il 1914 e il 1918».
Urzì, dunque, bolla come «revanscismo che colloca quanti aderirono per paura, convenienza o convinzione, è poco importante, alle operazioni militari di fratelli italiani comandati da generali tedeschi contro fratelli italiani nel momento decisivo in cui si stava compiendo l’opera risorgimentale sullo stesso piano di quanti sfidarono la sorte, sacrificando sin la loro stessa vita, con consapevole sprezzo del pericolo, per liberare dalla tirannia il Trentino Alto Adige, la propria casa».
Urzì prosegue: «Pietà, certo e sempre. Per tutti i caduti. A tutte le cerimonie in questo senso si partecipa come atto di civiltà. Ma la promozione in Trentino di una corrente di pensiero che mira a ipotizzare momenti esclusivi di celebrazione solo per quanti non parteciparono alla campagna nazionale di liberazione dall’oppressione austrungarica del Trentino Alto Adige (si rileggano a questo riguardo le cronache del giovane Alcide De Gasperi sul giornale Alto Adige allora edito a Trento) costituisce un atto di offesa verso la memoria ed il valore del Risorgimento italiano che vide scorrere tanto, troppo sangue anche trentino. Potremmo citare solo ad esempio Cesare Battisti, Damiano Chiesa, ma potremmo citare anche l’esempio di Camillo Zancani da Egna, garibaldino della prima ora, o Fabio Filzi dalla irredenta Pisino in Istria.
Pietà condivisa, certamente, e bene hanno fatto le istituzioni del consiglio provinciale trentino a celebrare anche ma non solo questi momenti unitari, ma bene si fa anche a ricordare soprattutto alle più giovane generazioni di fronte ad un crescente relativismo di valori il sacrificio e l’impresa morale estrema, spesso sino alla morte, di quanti non accettarono il trasferimento nei lager prenazisti austriaci o l’arruolamento con una divisa non propria mettendo in gioco la propria stessa vita. Eroi veri, autentici, che alla vigilia dei cento anni dalla selvaggia impiccagione di Cesare Battisti da parte dell’aguzzino austrungarico, hanno il dovere di essere non solo ricordati ma celebrati come riferimenti ideali, precursori di valori di libertà e sottrazione dei popoli dalla tirannia.
Le provocazioni revisioniste di un Patt che sembra piegarsi a cento anni dalla liberazione ancora una volta al servaggio culturale vanno respinte con un moto di civiltà che conosce la pietà per vincitori ma di certo anche per i vinti, per ogni caduto, ma attribuisce chiari valori anche ad ogni vicenda storica. La pietà per i soldati caduti del III Reich, per fare un parallelo, non sarà mai negata ma sarebbe molto forzata l’interpretazione per cui essi debbano essere uniti nella memoria e nei momenti di celebrazione con il medesimo spirito alle vittime dei campi di sterminio o collocati con autonome celebrazioni sul medesimo piano di valori».
Baratter ha peraltro spiegato di aver ricevuto a stretto giro una risposta da Dorigatti ma si è detto deluso: «Il presidente di fatto eludeva la mia richiesta. Per questo ho ribadito di nuovo a Dorigatti la necessità che venga organizzata una commemorazione ufficiale a ricordo dei nostri caduti», spiega il consigliere provinciale del Partito autonomista trentino tirolese.