Chi è Mohamed Lahouaiej Bouhlel, il killer 'depresso' della strage di Nizza sconosciuto agli 007
Un uomo solitario, burbero, diventato "instabile e depresso" dopo la rottura con la moglie, con alle spalle qualche condanna per reati minori. Un musulmano non troppo praticante, che non andava in moschea e quest'anno non aveva nemmeno rispettato fino alla fine il Ramadan. È questo il profilo di Mohamed Lahouaiej Bouhlel, 31 anni, l'attentatore di Nizza, secondo le prime notizie diffuse da inquirenti e media. Originario della città tunisina di Msaken, nel nordest della Tunisia, Bouhlel abitava da tempo a Nizza e aveva un permesso di residenza della durata di dieci anni. Di lavoro faceva il corriere, e da poco aveva ottenuto la patente per i mezzi pesanti. Era sposato e padre di tre figli, ma aveva rapporti deteriorati con la famiglia. Il suo matrimonio si stava concludendo con un amaro divorzio dopo un periodo teso, in cui Bouhlel era anche stato anche indagato per violenze coniugali.
Quanto ai parenti tunisini, secondo un vicino intervistato dalla radio France Info era "in rotta" anche con loro, e non rientrava in patria "da anni". Versione confermata dalle autorità di sicurezza tunisine, che hanno riferito ai media francesi che l'ultimo ingresso dell'uomo nel Paese risale a quattro anni fa. Poco cordiali anche le relazioni con gli altri abitanti della palazzina in cui si era trasferito dopo la separazione. La vicina di pianerottolo racconta di avergli parlato solo una volta, per un problema di contatori dell'elettricità, mentre diversi membri della famiglia che occupa l'appartamento sopra il suo dicono che non ricambiava mai i saluti, e negli ultimi tempi era apparso sempre più nervoso e instabile.
Il nome di Bouhlel era noto alla polizia e alla giustizia ordinaria per alcune indagini a suo carico, partite da accuse per reati minori, e per una condanna per minacce e violenze, nel marzo scorso. Dopo un banale incidente stradale aveva colpito più volte con un pezzo di legno l'altra persona coinvolta, era stato fermato, posto in libertà vigilata e infine condannato a una breve pena di prigione con la condizionale. Era però "ignoto ai servizi segreti, sia a livello nazionale sia locale", ha precisato il procuratore di Parigi Francois Molins, confermando che l'uomo non era uno dei famigerati 'schedati S', le persone individuate e registrate come vicine ad ambienti estremisti.
L'attentatore era musulmano, ma sempre secondo le testimonianze dei vicini non sembrava molto praticante. "Era un uomo poco religioso, che non pregava, non andava in moschea, amava la salsa e le belle ragazze", racconta uno di loro alla stampa locale, spiegando che il mese scorso aveva cominciato il digiuno per il Ramadan, ma l'aveva mantenuto solo per qualche giorno. "Non era mai stato oggetto della minima segnalazione di radicalizzazione", ha detto ancora il procuratore Molins. Il padre però, riferiscono i media tunisini, è ritenuto vicino agli ambienti dell'estremismo islamico ed è iscritto al partito religioso Ennadha. Alcuni suoi parenti sarebbero stati condannati durante il regime di Ben Alì, e avrebbero poi approfittato dell'amnistia per uscire di prigione.
La Farnesina, intanto, ha fatto sapere che ci sono ancora 31 italiani da rintracciare.