Storica nomination per Hillary Clinton
Hillary Clinton verso la storia, prima candidata donna alla presidenza degli Stati Uniti. Le parole di Bernie Sanders a Filadelfia hanno spianato la strada per la sua nomination, dando il via alla sfida vera e propria con Donald Trump.
Dopo la batosta del 2008, per l'ex fisrt lady è il coronamento del sogno di una vita, il sogno di molte donne.
E si appresta a fare la storia anche Bill Clinton, pronto a tornare alla Casa Bianca come primo «first husband», o «fisrt gentelman». E proprio Bill nella seconda giornata della convention presenta la «sua» Hillary, ripercorrendone la carriera e la vita privata, cercando di regalarle quel tocco di umanità che in molti lamentano Hillary non abbia.
«Abbiamo costruito la nostra vita insieme sulla base delle cose a cui teniamo e che amiamo», ha detto Bill in una recente intervista. Ma sul loro matrimonio sono state gettate molte ombre. Poi si parla molto della questione dell'Agenzia delle Entrate americana usata per fermare chi ostacolava l'amministrazione, dell'uso improprio dell'Fbi, dello scandalo dei viaggi anche per gli amici, dell'emailgate di Hillary.
Ma loro sono ancora lì. La convention che la incorona si era aperta tutta in salita, fra i fischi al solo nome dell'ex segretario di stato. Ci sono voluti sul palco la first lady Michelle Obama e l'ex rivale Bernie Sanders a fare da ponte, ad avviare il dialogo e unire un partito uscito spaccato dalle primarie e sul quale si è abbattuto lo scandalo delle email poche ore prima dell'apertura della kermesse di Filadelfia. Uno scandalo che «potrebbe non essere finito, con altre email in arrivo», secondo alcuni esperti.
Il forte endorsement concesso da Michelle ha galvanizzato Hillary e la platea dei democratici, che ammirano la first lady e il suo candore. «Sto con lei», afferma Michelle fra il visibilio del pubblico. «Credo in lei, è la più qualificata», aggiunge. La platea esplode e le tensioni delle ore precedenti vengono dimenticate. E i fischi dei fan di Sanders si trasformano in lacrime e applausi. Quando sul palco sale lui il clima si surriscalda: Bernie, sommerso da una lunghissima standing ovation, non riesce a iniziare il suo intervento nonostante i diversi tentativi. Per lui è un tripudio. E tutta la platea è con lui, e l'onore delle armi non poteva essere più toccante.
Poi rivolto al suo popolo ribadisce: «Hillary Clinton deve essere il prossimo presidente». Molti fra i suoi piangono al sentire queste parole, pronunciate con fermezza. «Non c'è scelta», spiega Sanders per spazzare via il campo da ogni dubbio. «Lo so, siete delusi» dal processo di nomination, «ma questa è la democrazia», afferma il senatore anche lui emozionato per tanto affetto, per un'accoglienza quasi da vincitore.
Sanders aveva incontrato non poche difficoltà a calmare i suoi fra domenica e lunedì: arrivato da tutti gli Stati Uniti, il suo popolo ha invaso le strade di Filadelfia per dire «no» a Hillary, pieno di speranza. Le tensioni fuori dal Wells Fargo Center si sono riflesse anche all'interno dell'arena, con sonori fischi e contestazioni a Hillary all'inizio della prima giornata di lavori. Gli appelli alla calma non sono inizialmente valsi a nulla. Con il passare delle ore, però, con l'intervento di tante personalità che dal palco hanno lanciato l'appello per l'unità, il clima si è sciolto, la temperatura è scesa. E la conta dei delegati è un buon test per capire se la tregua proseguirà.