Zeni: in autunno la riforma delle case di riposo
L'intervista all'assessore provinciale alla Sanità
È già passato un anno dalla sua nomina ad assessore provinciale alla salute - era il 25 luglio - dopo la burrascosa revoca delle deleghe a Donata Borgonovo Re da parte del presidente Ugo Rossi. Un cambio tra due nomi del Pd di cui il partito è stato inerte spettatore, ma che Luca Zeni ha colto al balzo, determinato a mettersi in luce.
E in questo anno è accaduto anche quello per cui Borgonovo Re era stata messa in croce: si sono chiusi due punti nascita su quattro (Tione ed Arco); si è cambiato il direttore generale dell'Azienda sanitaria, anche se quest'ultima opzione non era nei piani del nuovo assessore e del presidente Rossi, e si sono coinvolti almeno 40 Comuni nell'accoglienza dei profughi, benché il numero sia ancora insufficiente.
I primi mesi per me sono stati molto difficili, perché ho iniziato con una situazione di grandissima tensione su vari fronti: l'emergenza dei profughi, l'impatto della norma sui turni di riposo dei medici, le dimissioni inattese di Flor. Ma ora devo dire che ho instaurato con il tempo rapporti di fiducia e correttezza sia all'interno dell'Azienda che nei territori, soprattutto spiegando e motivando le ragioni delle scelte. Come la chiusura dei punti nascita di Tione e Arco a fronte delle quali abbiamo garantito il potenziamento di altri servizi in quegli ospedali. Ed è stato capito.
Cavalese ha ottenuto la degora grazie alla pressione politica di Gilmozzi e De Godenz dell'Upt?
Questa sono sciocchezze. La deroga per Cavalese e Cles è stata decisa a Roma da un organo tecnico in base a valutazioni tecniche. Se l'avessero concessa ad Arco, avrebbero detto che è perché lì c'è il sindaco del Pd o c'è l'onorevole del Patt? Noi già prima che il comitato si esprimesse avevamo spiegato che Tione non aveva speranze e Cavalese e Arco erano i più incerti. Hanno inciso molto la collocazione geografica e i fattori sugli esiti dei parti.
Se non troverete i medici necessari per Cavalese e Cles cosa farete?
Ci auguriamo di trovarli, sono state presentate più domande. Comunque le deroghe per Cavalese e Cles sono sempre sottoposte a verifica.
Qual è l'azione a cui tiene di più in questo momento?
Il nostro modello di gestione dell'emergenza profughi, con una distribuzione in piccoli numeri. Siamo passati da 300 a 1.300 presenze coinvolgendo 40 Comuni, serve uno sforzo maggiore ma questo modello è stato recepito. Lo ritengo prioritario perché su questo fenomeno si concentrano molte paure e tensioni sociali.
Sul fronte della sanità, lei non ha cambiato nulla dei piani previsti da chi l'ha preceduta, o prepara novità?
Le direttrici sulla sanità sono state prese negli anni, sono sistemi complessi che non si possono stravolgere. Sul fronte della rete ospedaliera abbiamo firmato i protocolli per la gestione degli ospedali di Mezzolombardo e Ala, abbiamo chiarito il ruolo di Borgo. Mentre per quanto riguarda la medicina di territorio ho incontrato i sindacati e mi auguro che a settembre si possa chiudere l'accordo sulla rete dei medici di base da attivare in tutto il Trentino.
A settembre procederà anche con il piano di riorganizzazione delle case di riposo?
Il trend inesorabile che porterà rapidamente al raddoppio della popolazione anziana in Trentino ci impone di riorganizzare l'assistenza. L'obiettivo è raggruppare in un unico sistema tutti i servizi di assistenza per gli anziani (punto unico di assistenza), ci dovrà essere un punto di riferimento per ogni Comunità di valle. Dopo il confronto che ho avuto nei territori, mi pare che questo obiettivo sia stato condiviso. Oggi infatti ci sono la Comunità di valle, che si occupa dei servizi domiciliari, poi le case di riposo e l'Azienda sanitaria che si occupano delle diverse esigenze degli anziani. Ora se vogliamo dare alle famiglie un unico riferimento dobbiamo capire dove collocare questa struttura e decidere chi fa cosa.
Quando pensa di realizzare la riforma?
A settembre ci troveremo per discutere di questo aspetto più cruciale e la mia intenzione è di decidere entro l'autunno.
Servirà una nuova legge?
Non è detto. Potrebbe non essere necessaria.
Si preannuncia un bilancio ancora più magro per il 2017. Ci saranno riduzioni di fondi per la sanità e il welfare, con tagli di servizi o aumenti di ticket e tariffe?
Negli ultimi anni la scelta politica è stata quella di stabilizzare le risorse, migliorando l'efficienza non tagliando i servizi. Continueremo in questo modo quindi non prevediamo tagli ai servizi o aumenti ai ticket.
Avete però già deciso di tagliare di 7 milioni di euro i trasferimenti alle Comunità di valle per i servizi sociali nei prossimi 6 anni.
Come ho spiegato al Consiglio delle autonomie l'altro giorno quel taglio di 6 milioni è stato ridotto di 2,5 milioni di maggiori proventi Icef che abbiamo deciso di lasciare per i servizi sociali.