Comuni «poveri», ecco 16 milioni per le opere Via il patto di stabilità, sbloccati altri 196 milioni
Arriva il fondo salva-opere per i Comuni che hanno bisogno di liquidità ma che, per motivi di bilancio, non hanno la possibilità di finanziarla nell'ambito dell'anno. In tutto si tratta di poco più di 16 milioni di euro che la Provincia, con una revisione delle modalità di finanziamento dei Comuni definita nell'ultima seduta di giunta, ha messo sul tavolo.
Si tratta di risorse che costituiscono una forma di solidarietà tra le amministrazioni municipali, spiega l'assessore agli enti locali Carlo Daldoss, «che va a merito del Consiglio delle autonomie che ha capito che si deve passare sempre più dall'io al noi e che occorre fare sistema per riuscire a mettere nelle condizioni anche i Comuni con meno risorse a realizzare gli obiettivi».
L'altro aspetto da considerare come positivo è che si sono sbloccati di fatto, grazie all'abolizione del patto di stabilità per i Comuni che ne erano soggetti, 196 milioni di euro già assegnati ma non versati per la parte corrente (spese per personale, strutture e così via). «Non si tratta di risorse aggiuntive, ma di spazi finanziari - afferma Daldoss - dei quali si potrà discutere nel prossimo protocollo di finanza locale».
La novità è contenuta nella delibera che lo stesso Daldoss ha portato in giunta venerdì e che rimette mano alle modalità di erogazione delle risorse che dalla Provincia vengono assegnate ai Comuni attraverso Cassa del Trentino.
In particolare nella delibera si spiega come in totale ai Comuni Cassa del Trentino dovrebbe assicurare attorno a 185 milioni di euro per la parte corrente anche per quest'anno, benché ci siano 196 milioni di euro non erogati a fine 2015 da Cassa del Trentino ai Comuni in precedenza soggetti al vincolo del patto di stabilità che va sommato alle nuove somme concesse e da concedere (oltre 164 milioni di euro).
Per questo la giunta ha introdotto una disciplina transitoria, quantomeno per il 2016, che «consenta adeguata flessibilità e un ammontare complessivo di pagamenti coerente con la programmazione finanziaria della Provincia nei confronti di Cassa del Trentino (circa 185 milioni di euro)» e «con la media dei pagamenti eseguiti» dalla stessa spa «nel triennio 2013-2015 ai comuni per la parte corrente».
Accanto a tale meccanismo la Provincia ha messo sul tavolo con la stessa delibera un nuovo fondo di riserva dal quale attingere per «sopperire alle comprovate esigenze di liquidità che i Comuni/Unioni di Comuni dovessero evidenziare nel corso del 2016». In questo caso la procedura prevede che l'ente invia specifica richiesta, di norma entro il 15 del mese, al Servizio autonomie locali che, fatte le verifiche del caso, provvederà, eventualmente, ad autorizzare Cassa del Trentino a eseguire l'ulteriore pagamento. «Con questa operazione di solidarietà tra i Comuni - spiega Daldoss - si consente a quelle amministrazioni che hanno minori entrate proprie di poter realizzare opere o progetti che altrimenti non sarebbero mai portati a termine». In seguito si studierà un meccanismo di rientro dall'aiuto derivante dal fondo di liquidità.
Per quanto riguarda i 196 milioni di spazi finanziari non si tratta in toto di nuove risorse di cassa, ma di spazi finanziari prima bloccati dal patto di stabilità dei Comuni scaduto a inizio anno, mentre quello della Provincia scadrà a fine 2017. Il problema della spendibilità, spiegano i tecnici provinciali, deriva dall'origine delle risorse. Se si tratta di parti coperte da nuove entrate del Comune, quest'ultimo se li troverà già sul proprio conto. Se derivano da trasferimenti della Provincia, si apre una partita legata anche al patto di stabilità provinciale.