I morti di Amatrice «tornano» in paese per l'ultimo saluto di parenti e amici
Da Trento è partito il materiale per prepare il campo che ospiterà la scuola provvisoria di Amatrice. Accanto all'area in cui sorgerà la scuola, verrà realizzato anche l'area nella quale troveranno sistemazione tutti gli operatori trentini impegnati nella realizzazione della struttura. In tutto una cinquantina di persone che lavorerà per giorni.
@giornaleladige @dpcpat1 la partenza della colonna dei Nuvola #TerremotoItalia pic.twitter.com/PqzgjJrPt9
— Leonardo Pontalti (@leopontalti) 30 agosto 2016
La partenza dei moduli, dopo la proposta avanzata ieri a Rieti dal responsabile della Protezione civile trentina Stefano De Vigili al responsabile della Protezione civile nazionale Fabrizio Curcio, è stata disposta questa mattina dal governatore Ugo Rossi, in accordo con l'assessore provinciale alla Protezione civile Tiziano Mellarini.
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Ad informare il sindaco di Amatrice, Sergio Pirozzi, è stato lo stesso governatore Ugo Rossi che ha sottolineato la vicinanza del popolo trentino alle comunità colpite dal sisma.
I funerali ad Amatrice.
Niente aeroporto militare, niente comode passerelle per i politici, niente ragion di Stato: i morti di Amatrice (vedi lo speciale terremoto) «tornano» in paese per l'ultimo saluto di parenti e amici. E per la prima volta dalla scossa maledetta delle 3.36, vivi e morti si ritroveranno di nuovo insieme, uno accanto all'altro come erano la notte del 24 agosto, tra le macerie e la polvere.
La telenovela dei funerali è cominciata con la decisione del prefetto di far celebrare la cerimonia religiosa a Rieti e si è conclusa con Matteo Renzi che ha bocciato quella scelta, dopo le proteste e la rabbia della gente. «I funerali delle vittime del terremoto si terranno ad Amatrice - twitta infatti il premier - come chiedono il sindaco e la comunità locale. E come è giusto e sacrosanto».
Già dalla mattina era chiaro a tutti che la questione non sarebbe finita bene: la riunione per decidere proprio la modalità delle esequie si è conclusa con le urla del sindaco Sergio Pirozzi al telefono con la prefettura. «Non posso dire alla mia gente che la cerimonia si deve tenere a Rieti per problemi di sicurezza, o perché è previsto maltempo e non possono atterrare gli elicotteri con i politici. Io sono un uomo delle istituzioni, ma in questo caso le istituzioni stanno sbagliando».
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Parole che non sono servite al prefetto Valter Crudo per tornare sulla sua decisione. Unica concessione strappata dal sindaco, delle navette per andare a Rieti e dei maxischermi da allestire nella tendopoli. Appena l'ha saputo, la gente è esplosa. Nella tendopoli sono volate urla pesanti, prima contro i funzionari della Protezione Civile a cui è toccato l'ingrato compito di comunicare la scelta e poi verso il prefetto e i politici. «Noi a Rieti non ci andiamo, ridateci i nostri morti e finiamola qua», urla Marco, un signore anziano trattenuto a stento dagli altri sfollati.
Luca invece scuote la testa: «Io ho perso due familiari e questi vogliono che guardi il loro funerale sul maxischermo, come se fosse una partita di pallone. Sono pazzi». Anche don Fabio, il parroco del paese con tanto di paramenti, non pesa le parole. «Io a Rieti non vado. Non dobbiamo andare. Resto qui con la mia gente e celebro messa».
Così la protesta si trasforma in una sorta di strampalato corteo di rabbia e dolore che arriva fino al centro di coordinamento dei soccorsi. «Rieti è soltanto una passerella per i politici, siamo assolutamente contrari a questa sceneggiata», dice un uomo circondato da sguardi di approvazione. Prima che la situazione degeneri, un giro di telefonate tra Amatrice, Rieti e Roma sblocca la situazione. «Ho parlato con Renzi - dice il sindaco Pirozzi ai cittadini e ai cronisti -. I funerali si terranno ad Amatrice nei prossimi giorni». Subito dopo arriva il tweet del premier. Tutto risolto? Non ancora. Pochi minuti dopo il primo cittadino torna di nuovo dai suoi concittadini per dire che la cerimonia sarà oggi, martedì, come previsto fin dall'inizio.
«Voi dovete immaginate il dolore delle persone che hanno perso i propri cari - dice ai cronisti - E il dolore viene prima delle leggi, delle norme e di ogni altra cosa. Questo paese ha dimostrato una grandissima dignità e ora non si può dire che bisogna spostare i funerali per motivi di sicurezza. Non era una cosa giusta, alla gente bisogna stare vicino senza creare stress. Questo è un popolo orgoglioso della propria terra e qualcuno lo ha costretto ad andare via. Perché? Il premier è al mio fianco e i funerali si faranno qui, come è giusto che sia».
Oggi dunque ci sarà l'ultimo saluto, ma per quanti ancora non si sa: la prefettura non è ancora riuscita a comunicare ufficialmente il numero definitivo, che potrebbe essere tra le 60 e le 100 vittime. La cerimonia si terrà nell'area che si sta allestendo alle spalle del campo sportivo che ospita la tendopoli: da quella spianata si vede il campanile della chiesa danneggiato dal terremoto e, in fondo, la torre dell'orologio fermo alle ore 3,36.