New economy e cottimo: i corrieri delle pizze protestano con Foodora
Prima pagati 5 euro all’ora, poi soltanto su chiamata: 2,70 euro se si muovono per una consegna.
È la vicenda dei corrieri in bicicletta del gigante Foodora, azienda tedesca che fornisce - via contatto Web - servizi di consegna di cibo a domicilio (in Italia per ora solo a Milano e a Torino): «I ristoranti che ami direttamente a casa tua», è lo slogan che campeggia nel sito italiano della società, nata in Baviera nel 2014, cresciuta rapidamente e acquisita lo scorso anno dal gruppo Delivey Hero, multinazionale con sede a Berlino.
Si tratta di una vicenda che denuncia le criticità di un certo tipo di rapporti di lavoro modello sharing economy nel quale alla fine i lavoratori risultanto molto penalizzati.
In questo caso a criticare le condizioni di lavoro a cottimo sono le ultime pedine operative di un sistema di business: i giovani rider (a Torino sono circa 200) che in sella alle biciclette vanno a ritirare la pizza o altre pietanze nei ristoranti e le portano nelle case degli utenti Foodora. «Alle nuove condizioni in sostanza non guadagno quasi nulla, fra l’altro devo lavorare usando la mia bicicletta, il mio smartphone...», racconta un corriere.
I rider torinesi di Foodora protestano da sabato e chiedono migliori condizioni di lavoro.
«C’è tutto un sottobosco al Jobs Act dove si moltiplicano lavori fragili, deboli, discontinui e l’incontro fra domanda e offerta è diventata una giungla dove il più debole soccombe», commenta il segretario confederale della Uil Guglielmo Loy a margine dell’audizione informale all’undicesima commissione del Senato sui canali d’ingresso dei giovani nel mondo del lavoro.
Loy ha citato appunto il caso dei pony express (ora si chiamano rider) che lavorano per Foodora portando cibo a domicilio a Milano e Torino pagati circa 2,70 euro all’ora senza nessuna garanzia e dovendo pagarsi e mantenere il mezzo di trasporto e lo smartphone per ricevere le chiamate.
«Tirocini, voucher, collaborazioni, finte partite Iva, sono tutte forme di lavoro sui quali occorre una stretta.
Bisogna alzare i controlli perché stiamo registrando un’impennata di forme di lavoro dove l’abuso è facile, mentre l’apprendistato sta subendo un crollo», ha detto Loy sottolineando che nel 2011 il numero medio dei rapporti di lavoro in apprendistato era 492.492 e nel 2015 si è crollati a 184.196.
E dopo la prima mobilitazione, i riders torinesi di Foodora sono pronti a continuare la loro protesta fino allo stop totale del servizio e a coinvolgere anche i lavoratori di Milano se oggi, giovedì, l’azienda non darà una risposta alle loro richieste contrattuali.
Lo hanno spiegato al termine del confronto in conference call, durato più di un’ora, con gli amministratori delegati di Foodora Italia, Gianluca Cocco e Matteo Lentini.
«Abbiamo chiesto - spiegano Maurizio Modena e Andrea Ruta - che vengano completamente eliminati il co.co.co e il cottimo e che si passi a un contratto part time verticale con una paga oraria fissa di 7,50 euro netti, un bonus di un euro a consegna fisso, un contributo per le riparazioni alla bici commisurato alle ore di lavoro, un contributo per le spese internet del cellulare.
Ci hanno chiesto una settimana di tempo, ma noi abbiamo preteso che rispondano entro giovedì. Ci faranno conoscere il nuovo contratto attraverso la newsletter che l’azienda usa per le comunicazioni di servizio».
Foodora utilizza una piattaforma web per distribuire gli ordini di consegna ai fattorini in bicicletta.
Durante la protesta dei riders, davanti alla sede torinese di Foodora, i ragazzi che consegnano il cibo a domicilio hannoo distribuito un volantino: «Lavoriamo con contratti al limite del legale. Adesso basta», si legge nel testo in cui si chiede un aumento della retribuzione, che oggi è «pari a poco più di 2 euro per consegna, ben al di sotto dei standard di retribuzione nazionali e soprattutto internazionali».
Interviene anche il ministro del lavoro, Giuliano Poletti: «Se la soluzione prevista dall’azienda si basa sul “ti piace andare in bicicletta”, vuol dire che abbiamo un bel problema da affrontare».
Poletti aggiunge di aver «letto con sorpresa la situazione che si è verificata in questi giorni a fronte di una manifestazione dei giovani che lavorano in bicicletta e questo è solo un caso, ma sappiamo che ci sono anche situazioni più complesse».
Fino a poco tempo fa, «non avremmo mai immaginato di lavorare per una piattaforma, l’idea di datore di lavoro era molto diversa», ha aggiunto Poletti sottolineando che oggi i problemi del lavoro legati all’innovazione «non si possono risolvere determinando due campi, con chi è pro e chi è contro, ma governando i processi e gestendo i cambiamenti».
Giorgio Airaudo, parlamentare di Sinistra italiana, replica: «È curioso che il ministro Poletti scopra dai giornali che esiste un lavoro non tutelato e non normato. Il ministro non è un commentatore, ha un ruolo. Quindi convochi i manager di Foodora, non lasci soli i ragazzi e impegni il governo a coprire il vuoto normativo.
Il lavoro volontario non esiste, servono diritti associativi e garanzie legate alla prestazione di lavoro».
Airaudo ha annunciato la presentazione nei prossimi giorni di un’interpellanza e di una proposta per garantire i nuovi diritti.