Pubblica amministrazione, la Consulta boccia la riforma
La Corte costituzionale ha dichiarato l’illegittimità della riforma Madia sulla pubblica amministrazione nella parte in cui prevede che l’attuazione della stessa, attraverso i decreti legislativi, possa avvenire con il semplice parere della Conferenza Stato-Regioni o Unificata.
Secondo la Consulta, che si è pronunciata dopo un ricorso della Regione Veneto, è invece necessaria la previa intesa.
La pronuncia di legittimità riguarda le norme relative alla dirigenza, partecipate, servizi pubblici locali e pubblico impiego.
La Corte ha circoscritto il giudizio alle misure della delega Madia impugnate dalla Regione Veneto, lasciando fuori le norme attuative.
Il presidente del Veneto, Luca Zaia, parla di una «sentenza storica e di sconfitta per il centralismo»
Scrive la Corte: «Le pronunce di illegittimità costituzionale colpiscono le disposizioni impugnate solo nella parte in cui prevedono che i decreti legislativi siano adottati previo parere e non previa intesa», si spiega nella sintesi della sentenza. In particolare, sono stati respinti i dubbi di legittimità costituzionale relativi alla delega per il Codice dell’amministrazione digitale. Le dichiarazioni di illegittimità costituzionale riguardano quindi esclusivamente le deleghe al Governo «in tema di riorganizzazione della dirigenza pubblica», «per il riordino della disciplina vigente in tema di lavoro alle dipendenze delle pubbliche amministrazioni», «di partecipazioni azionarie delle pubbliche amministrazioni e di servizi pubblici locali di interesse economico generale».
La Consulta, guardando al futuro, sottolinea comunque che «le eventuali impugnazioni delle norme attuative dovranno tener conto delle concrete lesioni delle competenze regionali, alla luce delle soluzioni correttive che il Governo, nell’esercizio della sua discrezionalità, riterrà di apprestare in ossequio al principio di leale collaborazione».
La ministra Madia ha convocato i segretari generali di Cgil, Cisl e Uil per mercoledì 30 novembre su questioni connesse al lavoro pubblico, si apprende da fonti sindacali. Sul tavolo c’è lo sblocco dei contratti nel pubblico impiego.
ZAIA: SENTENZA STORICA, SCONFITTO IL CENTRALISMO
«Una sentenza storica, siamo stati l’unica Regione d’Italia a portare avanti le nostre convinzioni.
Il centralismo sanitario governativo ha ricevuto un duro colpo e noi, tanto per fare un esempio concreto, continueremo a nominare i direttori generali della nostra sanità invece che doverli scegliere all’interno di una terna ‘nazionalè dove poteva esserci anche qualche responsabile di certi sfasci in giro per l’Italia».
Così il governatore Luca Zaia commenta la sentenza con cui la Corte Costituzionale ha accolto l’impugnazione della Regione Veneto relativa alla legge delega Madia di riforma delle pubbliche amministrazioni.
«La Regione Veneto - ricorda Zaia - contestava parecchi aspetti della riforma che, anzichè fare evolvere il sistema, ne determinavano una profonda e irragionevole involuzione a danno del principio del buon andamento della pubblica amministrazione.
Una involuzione che avrebbe compromesso irrimediabilmente soprattutto le realtà regionali efficienti, come il Veneto».
«Ad esempio, la riforma Madia, con una insensata logica di centralismo - hanno sostenuto i legali del Veneto di fronte alla Consulta, gli avvocati Luca Antonini e Ezio Zanon - prevedeva che non fosse più la Regione a nominare i direttori generali delle aziende ospedaliere regionali, ma che questi fossero imposti alla Regione da una commissione di nomina governativa. In questo modo alla Regione Veneto avrebbero potuto essere imposti - e la difesa della Regione lo ha evidenziato con vigore - i dirigenti provenienti da regioni altamente inefficienti, minando in radice, davvero senza alcuna adeguata ragione che lo giustificasse, l’eccellenza di un modello che si colloca ai primi posti nella graduatorie internazionali. Con un danno gravissimo alla tutela della salute oggi assicurata ai cittadini dal sistema sanitario veneto». In questa sentenza - come si legge nel comunicato della Corte costituzionale - «in senso evolutivo rispetto alla giurisprudenza precedente» la Consulta, prendendo atto delle violazioni della Costituzione denunciate dal Veneto, ha precisato che una intesa con le Regioni, «è un necessario passaggio procedurale anche quando la normativa statale deve essere attuata con decreti legislativi delegati».
È quindi stato ritenuto costituzionalmente illegittimo il disposto della riforma Madia che, invece, prevedeva un semplice parere delle Regioni, da rendere entro un tempo molto breve, e tranquillamente superabile in via unilaterale dal Governo. «Di fatto la sentenza ha affermato - spiegano gli avvocati del Veneto - che il Governo non può diventare sordo ai suggerimenti delle Regioni e che non può sottrarsi alle procedura concertative, che sono necessarie per garantire non solo il pieno rispetto del riparto costituzionale delle competenze, ma anche il successo delle riforme. La volontà centralizzatrice intorno alla quale, senza nessuna ragione adeguata (perlomeno riguardo alle realtà regionali efficienti), il Governo aveva impostato tutta riforma Madia esce quindi fortemente ridimensionata. Anche i decreti legislativi già emanati dovranno essere corretti dal Governo, perchè la Corte Costituzionale ha imposto di ascoltare seriamente le Regioni».
«Nell’ambito delle nuove procedure concertative la Regione Veneto - assicura Zaia - farà quindi sentire la sua voce: potrà così spiegare al Governo (che ora dovrà ascoltare e tenerne conto) quanto sia insensato centralizzare i concorsi e le nomine in una realtà regionale che ha i propri modelli organizzativi e una propria tradizione di efficienza riconosciuta a livello internazionale. Tradizione ed efficienza che invece non è propria di altre realtà regionali e nemmeno degli apparati centrali, dati i livelli molto bassi della graduatorie internazionali in cui si collocano i settori oggi gestiti direttamente dallo Stato».