Referendum costituzionale, l'ora della verità I seggi aperti domenica dalle 7 alle 23
Dopo una campagna referendaria lunghissima e dura, il grande giorno è arrivato: domani, domenica 4 dicembre, gli italiani decideranno con il loro voto se approvare o bocciare la riforma istituzionale.
Si vota dalle 7 alle 23. Sono 406.412 (198.009 uomini e 208.403 donne) gli elettori del Trentino. Le sezioni elettorali sono 528.
Ma, oltre che di merito, il referendum avrà conseguenze politiche sia che vinca il sì sia che prevalga il no.
Una sfida decisiva, alimentata con polemiche da entrambi i fronti anche nel giorno del silenzio elettorale, nella quale l’Osservatore Romano vede «un convitato di pietra»: l’Italicum, dal quale, secondo il quotidiano della Santa Sede, dipendono «i reali effetti della riforma istituzionale».
Quasi tutti i leader politici, tranne Beppe Grillo, aspetteranno a Roma l’esito del referendum.
Il premier Matteo Renzi, che oggi ha trascorso la giornata a casa sua a Pontassieve, dovrebbe arrivare in tarda serata nella sede del Pd, dove si riuniranno esponenti del governo e i vertici dem.
Silvio Berlusconi, che oggi in un video su fb è tornato ad auspicare che il premier lasci la politica in caso di sconfitta, voterà nella capitale. Anche il presidente della Repubblica Sergio Mattarella tornerà in serata a Roma dopo aver votato a Palermo.
Oltre al risultato, sono due le variabili su cui si concentra l’attenzione di politici ed osservatori: l’affluenza alle urne per un referendum che, seppur su un tema complesso, sembra aver richiamato l’attenzione dell’opinione pubblica. Ed il risultato del voto all’estero, che potrebbe essere, secondo molti, determinante se lo spoglio risultasse sul filo.
«Renzi potrebbe avere una cocente delusione sul voto all’estero», sostiene il vicepresidente del Comitato del No Alfiero Grandi, parlando di percentuali di voto in linea con il passato.
L’uscita pubblica del Comitato del no, nel giorno del silenzio elettorale, provoca la denuncia del comitato "Basta un sì" che a sua volta denuncia "l’ennesima bufala" del M5S di Livorno che avrebbe messo sul sito la foto del comizio finale di Renzi a piazza della Signoria spacciandola per la chiusura della campagna grillina a Livorno.
Strascichi di uno scontro pesante che ha diviso la politica ma anche il paese, per ricucire il quale, da lunedì, tutti gli attori istituzionali, a partire da Mattarella, dovranno lavorare. Sugli scenari politici tutto dipenderà dal risultato dopo che, come spiega oggi l’Osservatore Romano, «Renzi ha puntato molto sulla riforma, lasciando intendere che una vittoria del no avrebbe come naturale conseguenza la remissione del suo mandato nelle mani del capo dello Stato».
Al contrario, è chiaro che una vittoria dei Sì rafforzerebbe il governo e sarebbe una batosta sia per l’opposizione, M5S e FI in testa, sia per la minoranza del Pd che si è schierata contro la riforma del governo.
Non sembrano avere particolari timori, almeno per ora, i mercati: nell’ultima settimana l’indice Ftse Mib della Borsa di Milano è cresciuto del 3,5% contro un calo medio dell’1% dei listini europei, nelle ultime 2 settimane la crescita è stata del 5%.
E anche sul fronte dei Comuni, chiamati ad allestire i seggi referendari, rientra in giornata l’allarme lanciato dall’Anci Puglia che cita una circolare prefettizia secondo la quale «il ministero dell’interno riduce del 60% le risorse destinate a sostenere le spese organizzative della consultazione».
Prima, il presidente dell’Anci Antonio Decaro e poi il Viminale assicurano che «le risorse relative al conguaglio di quanto anticipato dai Comuni saranno rese pienamente disponibili a beneficio dei Comuni stessi».
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I PUNTI
Dallo stop al bicameralismo perfetto per molte materie, al federalismo rivisto e corretto (più poteri allo Stato) fino alla scomparsa del termine Province già trasformate dalla legge Delrio in "enti di area vasta", abolizione del Cnel: ecco, in sintesi, le principali novità del testo:
- CAMERA - Sarà l'unica a votare la fiducia e a deliberare, a maggioranza assoluta, lo stato di guerra. E sarà anche l'unica a decidere su amnistia e indulto. I deputati restano 630 e verranno eletti a suffragio universale come oggi.
- SENATO - Continuerà a chiamarsi Senato della Repubblica, ma verrà ridimensionato nel numero e nelle competenze. Sarà composto da 95 membri eletti dai Consigli Regionali e dalle province autonome, più 5 nominati dal capo dello Stato che resteranno in carica per 7 anni. Su circa 20 materie, tra cui le leggi di revisione costituzionale e quelle di attuazione delle direttive comunitarie, deciderà in regime di bicameralismo perfetto insieme alla Camera. Proprio come ora. Per altre leggi ordinarie, invece, potrà o dovrà chiedere alla Camera di intervenire. In alcuni casi si tratterà di "monocameralismo con ruolo rinforzato del Senato", in altri di "monocameralismo partecipato". Iter ad hoc per le leggi di bilancio. Il Senato non sarà sottoposto a scioglimento, ma a rinnovo parziale perché la durata del mandato dei senatori-consiglieri coinciderà con quella di regioni o province autonome da cui sono stati eletti.
- SENATORI-CONSIGLIERI - I 95 senatori rappresentativi delle istituzioni territoriali saranno eletti dai consigli regionali o dalle province autonome in conformità alle scelte degli elettori. Rinviando a legge ordinaria la decisione se prevedere o meno un "listino" quando si voterà per le amministrative. I Consigli Regionali e delle province autonome eleggeranno con metodo proporzionale i senatori tra i propri componenti. Di questi 95 consiglieri, 21 saranno sindaci.
- IMMUNITA' - Anche i nuovi senatori godranno dell'immunità parlamentare ex articolo 68 della Costituzione.
- FEDERALISMO - Sono riportate in capo allo Stato alcune competenze come energia, infrastrutture strategiche e sistema nazionale di protezione civile. Inoltre, su proposta del governo, la Camera potrà approvare leggi anche nei campi di competenza delle Regioni, 'quando lo richieda la tutela dell'unità giuridica o economica della Repubblica, ovvero la tutela dell'interesse nazionale'. Cioè si potrà esercitare la "clausola di supremazia" anche quando è prevista la competenza esclusiva delle regioni.
- DDL GOVERNO: VOTO IN DATA CERTA - Il governo, al quale resterà in capo il potere di decretazione d'urgenza, potrà anche chiedere alla Camera di deliberare su disegni di legge ritenuti "essenziali per l'attuazione del programma di governo" entro 70 giorni, prorogabili di altri 15.
- PRESIDENTE DELLA REPUBBLICA - Lo eleggeranno i 630 deputati e i 100 senatori. Per i primi 3 scrutini occorrono i 2/3 dei componenti; dal quarto si scende ai 3/5; dal settimo scrutinio sarà sufficiente la maggioranza dei 3/5 dei votanti.
- CORTE COSTITUZIONALE - Dei 5 giudici di elezione parlamentare, 3 saranno eletti dalla Camera e 2 dal Senato.
- REFERENDUM - Si introduce un nuovo quorum per la validità del referendum (oltre a quello già esistente) cioè la maggioranza dei votanti alle ultime elezioni della Camera nel caso in cui la richiesta sia stata avanzata da 800mila elettori.
- REFERENDUM PROPOSITIVI - Vengono introdotti con la riforma; una legge ordinaria ne stabilirà le modalità di attuazione.
- DDL DI INIZIATIVA POPOLARE - Salgono da 50.000 a 150.000 le firme necessarie per presentare un ddl di iniziativa popolare. Però i regolamenti della Camera, che per far questo dovrebbero venire riformati, dovranno indicare tempi precisi di esame.
- LEGGE ELETTORALE - Viene introdotto il ricorso preventivo sulle leggi elettorali (cioè prima della loro promulgazione) alla Corte Costituzionale su richiesta di 1/3 dei componenti del Senato o 1/4 dei componenti della Camera entro 10 giorni dall' approvazione della legge. E la Corte dovrà pronunciarsi entro 30 giorni. Se illegittima, la legge non può essere promulgata.
- PROVINCE - Si cancella il loro nome dopo la trasformazione, da parte della legge Delrio, in "enti di area vasta".
- CNEL - Viene soppresso il Consiglio Nazionale Economia e Lavoro. Il personale passa alla Corte dei Conti.