Terrorismo, espulso in Tunisia un giovane ritenuto pericoloso
Il caso Amri, la sua radicalizzazione in un carcere italiano, ma forse e soprattutto quella mancata espulsione avviata da Roma e stoppata da Tunisi fa riflettere.
E sull’onda della reazione alla tragedia di Natale a Berlino, sembra accelerare una serie di provvedimenti, forse già previsti, ma che certamente in questi giorni appaiono come un segnale. Oggi un altro tunisino è stato espulso dall’Italia per motivi di sicurezza mentre Tunisi è riuscita a riavere dal Sudan Moez Fezzani, noto anche con il nome di Abu Nassim, braccato da quasi due anni per le stragi del Bardo e di Sousse e considerato un reclutatore dell’Isis in Italia.
Il 37enne messo oggi su un aereo a Fiumicino, diretto a Tunisi, era in carcere per reati minori ma era stato segnalato per aver manifestato fondati segnali di radicalizzazione. Nessun legame o connessione con la vicenda del killer di Berlino, fa sapere il Viminale. Ma la sua partenza - che non è certo la prima bensì la 131esima espulsione di estremisti dal gennaio 2015 (65 solo quest’anno) - in queste ore rimbalza come un esempio. E la sua storia ricorda quella di Amri, almeno per quanto riguarda il periodo passato in carcere. «Aveva assunto gli atteggiamenti del musulmano ortodosso, esercitando la sua influenza ed il suo carisma per cambiare le abitudini religiose all’interno del carcere, inducendo - spiega il Viminale - i suoi compagni di detenzione a praticare la preghiera all’interno della propria cella».
Nelle stesse ore all’aeroporto di Tunisi atterrava, in arrivo dal Sudan via Egitto, anche Fezzani - o Nassim - considerato tra i reclutatori dell’Isis in Italia. È stato estradato dalle autorità del Sudan, dove era stato arrestato a metà novembre scorso grazie anche al lavoro delle agenzie di intelligence italiane in base ad un mandato di cattura internazionale, dopo la condanna definitiva a 5 anni e 8 mesi, emesso dalla Procura Generale della Repubblica di Milano per associazione per delinquere con finalità di terrorismo. Immediatamente trasferito in carcere, Fezzani dovrà rispondere ai magistrati tunisini che lo accusano di essere coinvolto negli attentati del Bardo e di Sousse del 2015.
Nato a Tunisi nel 1969 Fezzani è noto da oltre un ventennio per le sue attività nell’ambito di una delle formazioni satellite di Al Qaida, Ansar Al Sharia Tunisia (Ast).
Catturato in Pakistan nel 2002, è stato detenuto nella base statunitense di Bagram e poi estradato in Italia. Nell’aprile 2012, dopo un periodo di detenzione, viene espulso in Tunisia.
Successivamente localizzato in Libia a gestire campi di addestramento per aspiranti mujaheddin, era poi andato nell’estate 2013 in Siria. Per poi rientrare nuovamente in Libia nel 2014 a reclutare aspiranti combattenti.