Voto 2018: crisi centrosinistra Perde i «big» e va in ansia
Lunedì il governatore Ugo Rossi, parlando delle elezioni provinciali dell'anno prossimo e dell'ipotesi di una lista Daldoss, ha sottolineato l'esigenza della maggioranza di «allargare il raggio d'azione» e di un «rinnovo della classe dirigente». Non lo ha detto perché cercare di allargare il consenso e trovare facce nuove sono requisiti piuttosto scontati quando ci si avvicina a un appuntamento elettorale, ma proprio perché il centrosinistra autonomista nell'autunno del 2018 rischia di trovarsi priva di nomi capaci di fare il pieno di preferenze, esponendo la coalizione, già molto indebolita, litigiosa e sfrangiata, a risultati da panico, compreso lo scenario peggiore, che è proprio quello di una sconfitta storica.
Tutti e tre i partiti maggiori della coalizione stanno infatti per perdere - o hanno già perso - i propri nomi di punta, quelli più in vista, su cui gli elettori identificano il progetto e che soprattutto sono garanzia di consenso. Questo aumenta l'incertezza del risultato, ben sapendo che per un'alleanza di governo difficilmente un nome nuovo, per quanto si trovi anche quello conosciuto e popolare, alla sua prima esperienza elettorale può riuscire a compensare i «pacchetti di voti» dei veterani.
PD, OLIVI A ROMA E BORGONOVO AZZOPPATA
Il Pd, che è il principale partito della coalizione, nel 2013 aveva ottenuto il 22% dei voti, conquistando nove seggi in consiglio provinciale. Il record di preferenze andò ad Alessandro OIivi , con oltre 13.600 voti personali, seguito dalla rivelazione delle scorse elezioni, ovvero Donata Borgonovo Re arrivata a oltre 10.400 alla prima esperienza. Tutti gli altri hanno seguito a distanza dai 5.000 in giù. Ora, se già allora il Pd aveva dovuto attutire il colpo dell'uscita di scena di Alberto Pacher e prima di Gianni Kessler, ora rischia di perdere anche Olivi, se è vero che alle elezioni politiche - che saranno prima delle provinciali - cercherà la candidatura per andare a Roma, piuttosto che stare ancora a litigare nel suo partito per rivendicare la presidenza della Provincia. Mentre Borgonovo Re è stata «sacrificata» dal Pd stesso, che non l'ha difesa quando era assessore preferendole Luca Zeni e dunque si ripresenterà alle elezioni con questo trascorso. La tenuta del Pd sarà dunque sulle spalle dello stesso Zeni, che si vedrà se riuscirà a conquistare la leadership della coalizione (ma aleggia sempre il nome di Gianni Kessler , così come il Pd potrebbe puntare sul senatore Giorgio Tonini ), e dell'altra assessora Sara Ferrari e dei consiglieri uscenti. Ma anche riguardo a questi nomi c'è grande incertezza, per eventuali candidature alle politiche (specie per le quote femminili). Mentre tra le new entry di peso i nomi che circolano sono quelli di Adalberto Mosaner e del segretario del partito Italo Gilmozzi , sempre che non si candidi il sindaco Alessandro Andreatta .
IL PATT ORMAI DECIMATO
Il Patt è appeso al futuro di Ugo Rossi , che non sembra così determinato a rivendicare un secondo mandato da governatore, ma anzi appare più orientato a puntare a un più tranquillo seggio in Parlamento (anche per la Camera ci sono i collegi uninominali se la legge non verrà cambiata). Se non dovesse esserci più Rossi, gli autonomisti rischiano però un bagno di sangue. L'altra volta il più votato fu l'assessore uscente Michele Dallapiccola , (5.225 voti), seguito da Diego Moltrer (4.806) e Walter Kaswalder (4.290). Dallapiccola naturalmente sarà della partita, mentre purtroppo Moltrer è scomparso e Kaswalder è stato cacciato dal partito. Al quarto posto per preferenze c'era Lorenzo Baratter , ora travolto dallo scandalo del patto con gli Schützen. Gli altri consiglieri non sono campioni di preferenze, dunque lo scenario non è dei migliori, per questo al segretario Panizza, che punta a una riconferma a Roma, visto che il Senato esiste ancora, cerca di corteggiare l'assessore tecnico Carlo Daldoss , il quale per ora non ne vuole sapere.
UPT, MELLARINI E GILMOZZI A TERMINE
I due politici di punta dell'Upt, gli assessori Tiziano Mellarini (6.679 preferenze) e Mauro Gilmozzi (4.878) stanno concludendo il loro terzo mandato in Provincia quindi a norma di statuto del partito - salvo deroghe - non potrebbero essere ricandidati. È vero che Mellarini ha già annunciato che per il 2018 ci sarà un «nuovo soggetto politico» e non più l'Upt con le sue regole, però è anche vero che all'assessore piacerebbe candidarsi alle politiche. Ci saranno senz'altro gli altri tre consiglieri - tutti al primo mandato - e forse il senatore Vittorio Fravezzi se fosse costretto al rientro da Roma per lasciare il seggio ad altri, posto che Lorenzo Dellai non è in discussione.
Anche l'Upt, che già nel 2013 aveva pagato la «scissione» grisentiana, rischia di ritrovarsi senza «nomi forti». Anche a questa lista farebbe comodo la presenza di Carlo Daldoss, che pure proviene dalla Margherita, ma fino ad ora non c'è stato feeling. Anzi l'assessore può rappresentare una minaccia ulteriore se dovesse dare vita a una lista che andrebbe a pescare nella stessa base elettorale dell'Unione. Ma in realtà forse preferirebbe puntare a sostituire Rossi come candidato presidente.