Brexit, parte la lettera ma la Scozia dice no
La premier britannica Theresa May ieri ha firmato la lettera per la notifica dell'articolo 50 del Trattato di Lisbona che, nel momento della consegna al presidente del Consiglio Europeo, Donald Tusk, segnerà l'avvio formale dell'iter della Brexit, il divorzio di Londra dall'Ue sancito dal referendum del 23 giugno scorso.
Ora si tratterà di vedere se e come Ue e Londra potranno accordarsi, stante che gli inglesi pretendono di restare nel mercato unico senza penalizzazioni ma di escludere i cittadini europei dall'accesso al loro mercato del lavoro, per esempio.
Ma la Scozia non ci sta e avvia l'iter, inviso a Londra, per un nuovo referendum sull'indipendenza dal Regno Unito, perché con la Brexit le condizioni sono cambiate e probabilmente la maggioranza dei cittadini scozzesi preferirebbe la permanenza nella Ue all'abbraccio britannico (come dimostrano il voto pro europeo nella consultazione del 23 giugno 2016). Anche in Inghilterra, peraltro, il fronte filoeuropeo non demorde e c'è chi immagina scenari futuri non scevri di sorprese.
Lo schiaffo di Edimburgo è arrivato alle 17 di ieri. La Gran Bretagna oggi s'incammina verso la Brexit, ma la Scozia - gioiello del nord caro alla corona e alla regina Elisabetta - non ci sta e il suo Parlamento lancia il guanto della sfida, invocando un nuovo referendum sulla secessione da Londra «entro due anni»: vale a dire prima che si concludano i negoziati per l'uscita del Regno dall'Ue.
Nicola Sturgeon, first minister scozzese e leader indipendentista dell'Snp, ruba così di nuovo la scena a Theresa May alla vigilia del giorno che la premier britannica saluta nelle stesse ore da Birmingham come «un momento storico». E sebbene lady Theresa si affretti a rispondere picche («nessun negoziato» e nessun referendum bis, almeno per ora e per una mezza dozzina di anni, ribadisce a stretto giro) il dado, oltre il Vallo di Adriano, è comunque tratto.
La Scozia, per quanto divisa nei sondaggi, torna a sventolare le sue bandiere. E come minimo a porre un problema politico a un regno che si appresta a dire addio a Bruxelles, ma rischia d'abbandonare i 27 lasciandosi dietro un nuovo contenzioso interno.
«Il nostro voto - ha tuonato Sturgeon fra gli applausi dei suoi - deve essere rispettato, il mandato per il referendum è fuori questione». Per la «first minister», il no di Londra alla «volontà democratica» dai rappresentanti scozzesi è «insostenibile» e non potrà reggere.
La lettera di May farà scattare i due anni di negoziati previsti per il divorzio.
"È uno dei momenti più importanti nelle recente storia del Regno Unito". Così la premier britannica Theresa May ha definito l'annuncio formale che farà sull'avvio della Brexit e delle trattative con Bruxelles. Il fine, ha aggiunto il primo ministro, è quello di creare una "relazione profonda e speciale" con l'Europa. "Dobbiamo cogliere questa storica opportunità per emergere nel mondo e plasmare un sempre maggiore ruolo per una Gran Bretagna globale", ha aggiunto la premier parlando a Birmingham durante un forum sugli investimenti del Qatar.
"Questo si traduce non solo nel costruire nuove alleanze ma ampliare i rapporti coi vecchi amici che sono al nostro fianco da secoli", ha detto ancora May.
"Per la Gran Bretagna sarà molto costoso lasciare l'Unione europea", ha detto il capogruppo del Ppe al Parlamento europeo Manfred Weber. Durante il periodo dei negoziati e quello transitorio, Londra "dovrà rispettare tutti gli obblighi in corso e la legislazione in corso - sostiene il tedesco - se no sarebbe un comportamento irrispettoso che creerebbe problemi ai negoziati". "Avremo in mente solo l'interesse dei 440 milioni di cittadini europei e non più quello dei cittadini britannici".
"Uscire dall'Ue significa costruire di nuovo muri e barriere - afferma - e molti cittadini britannici avranno problemi con limitazioni della loro libertà nella vita quotidiana. Non mi piace ma è il risultato del referendum e tutti devono affrontare la realtà".
Dopo il referendum è arrivato, infatti, il giorno 'x' della Brexit. Il Regno Unito, a 44 anni dal suo ingresso nell'allora Comunità economica europea, oggi procede all'attivazione dell'articolo 50 del Trattato di Lisbona e da lì si aprono i negoziati per lo storico 'divorzio' da Bruxelles.
Si è aperta sul fronte interno, per Theresa May, fra le folate di vento della riottosa Scozia, la settimana della Brexit, quella in cui la Gran Bretagna si appresta a dare un giro alla roulette della storia: attivando l'articolo 50 del Trattato di Lisbona, passo senza ritorno (forse) sulla strada del divorzio dall'Unione europea.
May tenta di serrare le file in seno al regno di Sua Maesta', alla vigilia di quel momento fatale e in vista di un biennio di negoziati con l'Ue che s'annunciano problematici, carichi d'insidie e incognite. Per farlo ha iniziato dalla sfida piu' difficile, quella del territorio del nord, dove la maggioranza è' anti-Brexit e dove la first minister, Nicola Sturgeon, è tornata a soffiare sulla secessione scozzese.