Dieci miliardi dallo Stato per salvare le banche venete
Via libera del consiglio dei ministri, secondo quanto si apprende, al decreto che crea la cornice normativa per la 'liquidazione ordinatà (liquidazione coatta amministrativa) di Veneto Banca e Popolare Vicenza, con il conseguente passaggio della parte sana delle due venete a IntesaSanpaolo.
Un salvataggio da 10 milioni
Conto alla rovescia per salvare le banche venete e garantire che domani mattina gli sportelli riaprano regolarmente, dopo che la Bce le ha dichiarate fallite. Il ministro dell'Economia Pier Carlo Padoan è stato per tutto il pomeriggio di ieri con il suo staff a Palazzo Chigi, ma lavoro febbrile delle ultime ore non è bastato a definire tutti i dettagli «in punta di diritto», in modo da «blindare» l'operazione.
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Così è slittato di un giorno, il Consiglio dei ministri che deve varare il decreto con la «cornice» di regole attraverso la quale portare a termine l'operazione studiata con Intesa Sanpaolo. Così il gruppo guidato da Carlo Messina potrà acquistare al prezzo simbolico di un euro le attività di Veneto Banca e Popolare Vicenza dopo la separazione delle «attività malate» dei due istituti, garantendo allo stesso tempo gli obbligazionisti senior e i depositanti.
La preoccupazione a Vicenza e a Montebelluna, ma non solo, resta forte ma non ci sono, fanno sapere dal governo, difficoltà o problemi particolari: si sta limando un provvedimento in contatto con tutte le istituzioni coinvolte. La riunione dei ministri, attesa in un primo momento per ieri mattina, è slittata di ora in ora fino alla decisione di convocarla per oggi, in modo da dare il tempo ai tecnici di approfondire tutte le clausole e approfondire tutti gli aspetti giuridici legati all'intervento, inedito sul fronte dei salvataggi bancari. Tutti i passaggi, compresa la nomina dei commissari da parte della Banca d'Italia (tra i quali quasi sicuramente comparirà l'attuale a.d. di Vicenza, Fabrizio Viola) e la firma del contratto da parte di Intesa, andranno completata entro la mezzanotte di oggi. In questo modo si potrà garantire, come assicurato dal Tesoro, la piena operatività degli sportelli delle due venete che apriranno così regolarmente ma sotto la nuova azienda.
Il decreto dovrà in primo luogo consentire al governo di utilizzare per scopi diversi dalle ricapitalizzazioni precauzionali i 20 miliardi stanziati con il decreto salva-risparmio di Natale. Il tentativo portato avanti in questi giorni è stato quello di ridurre l'impatto per le casse dello Stato dell'intervento, che si aggirerebbe attorno ai 10 miliardi. Il nodo dei prepensionamenti è stato tra quelli più a lungo sul tavolo della trattativa tra Cà de Sass e il Tesoro, che punta all'uscita complessiva di 4mila dipendenti allargando il meccanismo incentivato anche ai propri. Altro capitolo da affrontare con il provvedimento d'urgenza quello del ristoro per gli obbligazionisti: non rientrando nell'ambito dell'intervento pubblico diretto, infatti, per i risparmiatori delle due venete si poteva prospettare un rimborso all'80% (come nel caso delle 4 banche), mentre l'esecutivo è intenzionato a proporre un rimborso integrale come per gli investitori retail di Mps.