Ironizza sulla circoncisione di Fiano Antisemitismo, bufera su Corsaro

Un pesante insulto antisemita colpisce Emanuele Fiano, autore del disegno di legge contro l’apologia di fascismo. L’autore dell’attacco è Massimo Corsaro, cinquantaquattrenne commercialista milanese con trascorsi nel movimento sociale e in An, ora deputato del gruppo fittiano.

La frase antisemita è apparsa martedì sera sul suo profilo Facebook, messa come didascalia di una foto di Fiano: «Che poi porta le sopracciglia così per coprire i segni della circoncisione...».  Questa mattina il suo profilo è stato inondato da centinaia di commenti indignati. Io antisemita? si è stupito il deputato ex An. Che si è giustificato dicendo di aver voluto scrivere una spiritosaggine, un modo colorito e politicamente scorretto di dare del «testa di c...» all’autore della legge contro la propaganda fascista.  Ma nessuno gli ha creduto.

Il primo a reagire in Parlamento è stato proprio il destinatario dell’insulto: «Si - la replica di Fiano - io sono circonciso ed ebreo.
Orgogliosamente. Massimo Corsaro invece esprime oggi il peggio dell’antisemitismo di stampo fascista. Ma non mi farete tacere».  

Matteo Renzi, che ha evitato persino di chiamare Corsaro per nome, suggerisce all’autore dell’insulto la strada delle dimissioni: «Il deputato della destra di cui mi vergogno a fare il nome  dovrebbe ricordare che il padre di Lele Fiano è uno dei pochi sopravvissuti ad Auschwitz dove ha perso la mamma, il papà, il fratello la cognata e il nipotino. Di fronte a questo non ci sono scherzi che tengono, se Corsaro avesse un minimo di dignità si dimetterebbe anche stasera».

Gli ha dato  manforte il suo vice Maurizio Martina: «Vergogna su chi sparge ancora oggi antisemitismo».

Anche i cinque stelle hanno preso le distanze, nonostante che sul ddl di Fiano la pensino in modo non difforme da Corsaro. La presidente della Camera Laura Boldrini ha censurato  con forza la sparata antisemita «tanto più grave perchè proveniente da un deputato».
«Solidarietà a Emanuele Fiano. Inaccettabile e vergognoso l’attacco nei suoi confronti», su Twitter la sindaca di Roma Virginia Raggi.

Proprio la Boldrini si è ritrovata al centro di una polemica con Renzi  per aver detto nei giorni scorsi che alcuni monumenti fascisti (si parlava dell’obelisco con la scritta Dux al Foro Italico) sono fonte di disagio per chi ha combattuto il regime mussoliniano.

Alcuni hanno interpretato le sue parole come un invito ad abbattere tutte le opere architettoniche realizzate durante il ventennio. Anche Matteo Renzi l’ha vista così, e ha detto che demolire i palazzi fascisti «è folle».

La Boldrini si è risentita, e il suo portavoce ha precisato che la presidente non ha mai proposto di abbattere i palazzi fatti costruire da Mussolini e ha definito «grossolane» le critiche che le sono state fatte.
Evidentemente il riferimento della presidente era semplicemente alle scritte o ai simboli presenti tuttora in molti edifici.

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