Fine legislatura: domani Mattarella scioglierà le Camere

Domani terminerà la XVII legislatura della Repubblica. Ambienti parlamentari danno infatti ormai per scontato che il presidente Sergio Mattarella scioglierà le Camere allo scadere di questa data, giorno in cui il premier Paolo Gentiloni congederà di fatto il suo mandato nel corso della conferenza stampa di fine anno. Il timing sembra definito anche perché, agli occhi del Quirinale, con il mancato numero legale verificatosi in Senato sullo ius soli, dal Parlamento è giunto un chiaro segnale che la legislatura può chiudere i battenti.

Eppure quello dello ius soli è un capitolo che, nonostante la pausa natalizia, non smette di alimentare forti polemiche. I ragazzi del «Movimento italiani senza cittadinanza» (ovvero quelli nati in Italia o all'estero da genitori stranieri ma comunque cresciuti nel nostro Paese) con una accorata lettera chiedono al Capo dello Stato di «non lasciarli soli» nella loro battaglia per far approvare ora la legge sulla cittadinanza. E da sinistra si moltiplicano gli appelli per l'approvazione.
«Auspichiamo che Mattarella valuti di non sciogliere le Camere fino a quando questa legge di civiltà non sarà approvata», sottolinea Angello Bonelli dei Verdi, mentre Barbara Pollastrini del Pd aggiunge: «Abbiamo il dovere di provarci».
Liberi e Uguali, con il senatore Federico Fornaro, ricorda che «se Pd ed M5s avessero avuto più coraggio» lo ius soli sarebbe legge, laddove il capogruppo Mdp alla Camera Francesco Laforgia rilancia: «Se ci fosse un sussulto di dignità da parte del Parlamento e del Governo noi non faremmo mancare il nostro sostegno incondizionato». Sul fronte opposto, Lega e Fi ribadiscono il loro «no» al provvedimento: «È una legge che non serve, la cittadinanza deve essere una conquista e non un regalo», sottolinea Roberto Calderoli. Ma lo ius soli, salvo colpi di scena clamorosi, finirà, in questo giro, nelle calderone delle cose non portate a termine. Al Senato mancano i voti centristi della maggioranza di governo e manca anche quell'asse tra Pd e M5s che aveva garantito l'ok al biotestamento. Del resto, il mancato numero legale in Aula ha stoppato, lo scorso 23 dicembre, una legge su cui in pochi, sin dalla sua calendarizzazione, ormai scommettevano. E Mattarella, sciogliendo le Camere prima della ripresa dei lavori, prevista sulla carta il 9 gennaio, non potrà che prendere atto del segnale arrivato da Palazzo Madama.

Domani, perciò, si chiuderà la legislatura iniziata il 15 marzo 2013. Il presidente della Repubblica riceverà al Colle il premier e dopo aver ascoltato i presidenti di Camera e Senato metterà in moto la procedura per lo scioglimento, che avviene con un decreto del presidente della Repubblica controfirmato - cosa che potrebbe avvenire sempre domani - dal Consiglio dei ministri. A partire da domani la data delle elezioni potrà cadere in un periodo dai 45 ai 70 giorni e ciò porta a individuare la data del 4 marzo come la più probabile.

Il 31 dicembre, nel suo discorso agli italiani, Mattarella darà di fatto il «liberi tutti» e quindi il via alla campagna elettorale. Anche se il premier Gentiloni resterà in carica per il disbrigo degli affari correnti. Non c'è stato e non ci sarà alcun voto di sfiducia del Parlamento nei confronti del premier. E ciò, nelle intenzioni del Colle, potrebbe servire anche nel periodo che va dal 4 marzo alla formazione del nuovo Esecutivo. Un periodo che, complice la possibile assenza di una maggioranza netta dopo il voto, come temono in molti, potrebbe essere lungo e complesso. E durante quelle settimane all'Italia, anche agli occhi della comunità internazionale, gioverà avere un premier e un governo sì uscenti ma nella pienezza dei loro poteri.

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