Dopo le stragi, l'idea di Trump: armare insegnanti nelle scuole
Armare gli insegnanti nelle scuole come deterrente contro le stragi. Proposta shock del presidente Donald Trump, che poi precisa: «Solo per quelli addestrati». Ma intanto incalza, dicendosi favorevole a stanziare fondi federali e a specifici incentivi per formare i docenti. E uno scambio a distanza a sottolineare l'asse fra il presidente e la Nra - la potente lobby americana delle armi - mette il sigillo su una giornata che se comincia a fare chiarezza sul «piano Trump» contro le stragi, di passi concreti ancora non ne segna.
Sicurezza nelle scuole e il tema della salute mentale restano così al centro del pensiero del presidente a oltre una settimana dalla strage di Parkland, dove un 19enne ha aperto il fuoco a scuola uccidendo 17 persone. La rabbia e la protesta continuano però a percorrere il Paese, imbracciate da centina di studenti e genitori determinati a far sentire la propria voce. Raccolgono fondi - ad oggi 3,7 milioni di dollari in vista della «marcia per le nostre vite» in programma a Washington e in altre città Usa il 24 marzo - e non si tirano indietro nemmeno quando, in diretta tv sulla Cnn, sfidano il senatore repubblicano della Florida Marco Rubio. Frank Guttenberg, padre di una 14enne che ha perso la vita nella sparatoria, ha preso di petto il senatore affermando che le sue parole sulla sparatoria «e quelle del tuo presidente sono state pateticamente deboli». E lo ha ammonito a «dire la verità», ad ammettere che le armi sono state la causa della tragedia. Un momento drammatico, un applauso scrosciante, che ha portato Rubio ad una minuscola apertura a restrizioni sull'acquisto di determinate armi per i minori di 18 anni. Ma poco più. Punto su cui anche Trump è possibilista, ma non la Nra, che si oppone.
È comunque l'approccio su cui il presidente insiste. «Se non abbiamo misure d'attacco in queste scuole, signori, ci stiamo solo prendendo in giro», ha detto incontrando alla Casa Bianca autorità locali e responsabili scolastici. Martedì aveva invece ricevuto studenti sopravvissuti e genitori delle vittime per «ascoltare». Lo aveva anche appuntato su un foglietto stretto fra le mani, appunti con cinque punti di discussione, con pennarello nero su carta intestata: «Vi ascolto».
Martedì però Trump ha parlato e a tutto campo. Via Twitter e di persona: «C'è una forte sensazione che vogliamo fare qualcosa, anche alla Nra», ha insistito, mentre in un altro tweet aveva poco prima rinsaldato l'asse con la lobby: «Ciò che molte persone non capiscono, è che la gente che lavora sodo alla Nra sono ottime persone e grandi patrioti americani. Amano il nostro Paese e faranno la cosa giusta».
La linea della Nra l'ha scandita chiaramente il Ceo in persona, Wayne LaPierre, in un raro intervento presso la conferenza dei conservatori (Cpac): basta con le scuole «aperte ad ogni matto». «C'è bisogno di una sicurezza efficace, addestrata ed armata», ha detto.