Casapound sta con Salvini L'imbarazzo del centrodestra
Il «tifo» di Casapound per la Lega non fa fare i salti di gioia a Silvio Berlusconi che ha sempre visto nei moderati il perno della coalizione e che proprio con Bruxelles si è fatto garante del fatto che un governo di centrodestra anche con il Carroccio non ha nulla a che vedere con posizione estremiste e populiste.
Un governo «sovranista che porti l’Italia fuori dall’Euro e blocchi l’immigrazione». È l’esecutivo che ha in mente Simone Di Stefano, leader di Casapound che rompe gli indugi ed annuncia il suo sostegno (nel caso il partito superi il 3%) ad un esecutivo che vede a palazzo Chigi il leader della Lega Matteo Salvini e al ministero del Tesoro l’economista anti euro Alberto Bagnai. Un’endorsement che, se accettato, sposterebbe ancora più a destra il baricentro della coalizione, cosa che non dispiacerebbe al segretario del Carroccio. Nessun intesa ufficiale, ma il leader della Lega fa sapere che, dando per scontata la sua vittoria, «dopo il 5 marzo è disposto ad incontrare tutti».
Il «tifo» di Casapound per la Lega non fa fare i salti di gioia a Silvio Berlusconi che ha sempre visto nei moderati il perno della coalizione e che proprio con Bruxelles si è fatto garante del fatto che un governo di centrodestra anche con il Carroccio non ha nulla a che vedere con posizione estremiste e populiste.
E non è un caso che nessuno commenti la presa di posizione del numero uno di Casapound se non il capo politico di Noi con L’Italia Raffaele Fitto e non per dare un giudizio positivo: «Il centrodestra moderato non può dialogare nè ora nè in futuro con forze politiche distanti totalmente da noi come Casapound».
Da Arcore invece l’ex premier preferisce tenersi lontano da polemiche concentrando gli ultimi giorni di campagna elettorale in un tour de force mediatico.
Il Cavaliere continua a nutrire forti dubbi all’idea di una manifestazione (anche se unitaria del centrodestra) sicuro che per «convincere i delusi, anche quelli del Pd», sia più utile andare in televisione. La data per la kermesse resta quella del primo marzo, ma tra gli alleati permangono i distinguo sull’organizzazione dell’evento. Per la leader di Fdi, promotrice dell’iniziativa, l’appuntamento deve essere messo a punto da tutte le forze insieme.
Matteo Salvini annuncia invece che Berlusconi (non cita la Meloni) sarà alla manifestazione organizzata dal suo partito all’Eur. Da Arcore però frenano facendo sapere che l’ex premier non ha ancora dato nessuna conferma.
Nella mente del leader di Fi c’è come obiettivo principale quello di accreditare la coalizione come «l’unica in grado di raggiungere la maggioranza e dare un governo stabile di cui l’Italia ha bisogno».
Nessuna ipotesi di accordo con Renzi: «Sono uno dei tanti italiani che ha creduto in lui- confida - credevo fosse una ventata di novità», ma dopo quanto accaduto con il patto del Nazareno per l’ex capo del governo «è difficile ricucire un rapporto con il segretario del pd». Resta invece ancora top secret il nome del candidato premier, il Cavaliere fa sapere di aver in mente un profilo ma «per un patto siglato con l’interessato ancora non posso dire il suo nome». Una suspance che inizia ad infastidire gli alleati. E la prima a mandare un avviso chiaro al Cavaliere è la Meloni «Se Berlusconi non chiarisce prima quale sia il nome, io dopo non garantisco i miei voti per qualunque tipo di governo».