Modena, morto a 4 anni Viva con famiglia in roulotte
Morto all’età di quattro anni, dentro una roulotte. In quello che a Modena viene definito «campo rom» solo per questioni di comprensione della questione, quando in realtà si tratta di un assembramento non consentito di mezzi (ci sono anche camper), all’interno dei quali vivono famiglie di origine balcanica.
Una questione annosa nella città emiliana, che si è sviluppata proprio a ridosso del cavalcavia del treno Alta velocità, località San Matteo, dove a sfrecciare sono state però spesso anche le sirene delle forze dell’ordine.
La procura di Modena ha aperto un fascicolo conoscitivo, incaricando la squadra mobile della polizia di Stato, per fare luce sul decesso del bambino, figlio di una famiglia che vive proprio lì, ai margini della strada Canaletto, quella che porta nella Bassa ferita dal sisma 2012.
La tragedia si è consumata domenica mattina quando il minore ha avuto una crisi respiratoria, pare dopo aver preso una pastiglia di antibiotico a fronte dei sintomi di un virus. Al Policlinico di Modena è arrivato praticamente già morto, a quanto sembra, stroncato da una seconda crisi dopo che i sanitari del 118 avevano tentato di rianimarlo.
L’apertura di un fascicolo è prassi in casi del genere, soprattutto per poter permettere tutti gli accertamenti autoptici necessari. I primi risultati hanno però escluso sia l’ipotesi del soffocamento (magari provocato dalla pastiglia), sia quella di uno choc anafilattico. Per tale ragione sono stati attivati i laboratori di microbiologia.
La questione delle condizioni dei nomadi sulla via Canaletto con il decesso del minorenne ha raggiunto probabilmente l’acme, ma ci sono vari episodi, precedenti, che a Modena hanno fatto discutere, chiamando anche il sindaco Gian Carlo Muzzarelli a rispondere in consiglio comunale.
L’assembramento è stato «blindato» inizialmente dal fatto che uno dei presenti doveva scontare arresti domiciliari fissati proprio lì. I numerosi sgomberi dei parenti non hanno evitato però il «puntuale» ritorno degli stessi.
Nel giugno del 2017 le indagini dei carabinieri hanno portato a indicare sempre accanto ai piloni Tav una delle basi (le altre nel Veronese e nel Rodigino) per una rete criminale specializzata in spaccate, bancomat e furti all’interno delle aziende. Il decesso del minorenne riaccende infine i riflettori sulle condizioni igienico sanitarie dei rom di San Matteo, dove solo di recente sarebbe stata inserita una fontana di acqua potabile e dove sono stati avvistati anche ratti. Proprio gli esami più approfonditi sulla salma del bimbo potranno escludere correlazioni tra il decesso e le condizioni ambientali in cui viveva.