Dal «caso Itas» alla politica: Gnesetti con Forza Italia
Il suo nome è comparso sui giornali e le televisioni trentine in seguito alle vicende che hanno travolto un paio d'anni fa i vertici dell'Itas. Alessandra Gnesetti è la grande accusatrice che, dall'interno dell'azienda dove aveva lavorato per oltre trent'anni, denunciò fatti e situazioni che portarono poi al licenziamento del direttore generale, a una vasta inchiesta della magistratura che ha finito per coinvolgerla e a un ricambio ai vertici della compagnia. Quattro anni fa, dopo aver vinto una battaglia interna ed essere stata reintegrata da un giudice nel suo posto di lavoro, fu licenziata in tronco. Da allora ha dovuto ripartire da zero. Ha dovuto affrontare il clamore delle indagini e difendersi da accuse che la riguardano personalmente. «Ma le carte parlano chiaro ed ho fiducia piena nella giustizia» dice. Alle elezioni corre come candidata indipendente nella lista di Forza Italia. «Un partito - spiega - che mi ha garantito di poter parlare liberamente, mentre altri mi dicevano di non parlare del caso Itas.»
Questa sua candidatura è un tentativo di riscatto o è frutto di una passione politica?
Non è un tentativo di riscatto, anche perché penso che ciò che è successo dopo la mia denuncia, anche se ho dovuto attendere due anni in silenzio, sia già un riscatto. La mia candidatura nasce dalle richieste di tre partiti. La politica mi interessa relativamente ma lì ho iniziato a riflettere e, visto che sono tra i pochi candidati ad aver attuato con le mie azioni un cambiamento forte e concreto, penso di poter essere in grado di attuarne un altro. Io ho dimostrato che anche l'ultimo dei dipendenti, come ero io, può combattere contro i potenti, i poteri forti. Con la verità e mettendosi a nudo.
Lei con la sua denuncia ha aperto uno squarcio di luce su metodi e abitudini censurabili al vertice di un'azienda che era un vanto per l'economia trentina. Secondo lei è un caso isolato o diffuso?
Posso dirle che questa storia mi ha fatto avvicinare a persone che hanno subito o stanno subendo gravi ingiustizie e che stanno in silenzio per paura di perdere il posto.
Rifarebbe tutto quello che ha fatto?
Assolutamente sì. Non avevo più vita.
Ed è stato difficile dopo cambiare vita? Cosa ha fatto dopo aver lasciato l'Itas? E adesso come va?
È stato difficilissimo, anche perché nei due anni dopo la mia denuncia ai carabinieri, anni in cui sembrava che io fossi la cattiva e dovevo starmene zitta, attorno a me è stato fatto il vuoto. C'era una sorta di divieto a parlarmi e darmi un lavoro. Ho fatto volontariato al ricovero coi vecchini. Mi sono riscostruita mentalmente e ho trovato lavoro a Bolzano, perché il Trentino ad oggi non mi offre ancora nulla. È stata durissima, anche perché avevo un ruolo importante e stavo bene economicamente. Oggi non è più così.
Che contributo pensa di poter dare con questa candidatura?
Innanzitutto l'ascolto delle persone. L'ascolto è fondamentale e credo che la Provincia possa permettersi di tutelare i propri cittadini e dipendenti privilegiando la voglia di onestà e pulizia nelle aziende. Perché, mi creda, denunciare quello che non va nella consapevolezza di perdere tutto e dover affrontare anche le spese legali non è facile. Io ero l'unica donna funzionario di terzo livello che faceva parte di un comitato di dirigenti, però non avevo lo stesso stipendio, prendevo un terzo in meno. E i famosi bonus sui quali sono stata massacrata servivano proprio per coprire questa differenza.
È ancora vero che le donne hanno più difficoltà a fare carriera?
Certo. Le faccio un esempio anche in politica: alla presentazione della coalizione c'erano sul palco nove uomini in rappresentanza delle liste e neanche una donna.
E la legge sulla parità di genere al voto, che verrà usata per la prima volta il 21 ottobre, la condivide?
Sulla carta potrebbe sembrare buona ma finché non si vedono i risultati concreti non si può dire. Le leggi sono buone nel momento in cui hanno concreto successo.
Di cosa le piacerebbe occuparsi in politica?
Una delle mie battaglie è per il welfare, che era anche la mia materia perché mi occupavo di previdenza complementare, che reputo un elemento fondamentale, soprattutto pe i nostri figli. Welfare è copertura sanitaria, aiutare le famiglie in difficoltà nella crescita dei figli. Anche lì le aziende, aiutate da una Provincia che può sostenerle, possono fare molto per i dipendenti.
Diceva che ha avuto tre offerte di candidatura. Tutte dal centrodestra?
Sì.
Ed è sempre stata la sua «zona» politica di riferimento?
Sì, sempre. Anche perché io guardo sempre i risultati e quelli portati in Trentino dalla politica negli ultimi anni sono deludenti.
E perché ha scelto Forza Italia?
Perché conosco bene Maurizio Perego ed è un amico leale. Una persona che ha fatto anche lui un percorso di sofferenza nella sua vita e sta crescendo da solo una figlia adolescente. Il dolore accomuna e dà forza. Eppoi la reputo una bella persona, una bella testa.