Convenzione con Radio Radicale Nuovo scontro fra Lega e M5S
Radio Radicale riporta in superficie lo scontro politico tra M5s e Lega portando in Parlamento tutta la tensione tra i due alleati di governo.
Gli attriti fra la Lega e il Movimento Cinque Stelle sono esplosi nelle Commissioni Bilancio e Finanza, dove il partito di Matteo Salvini ha votato un emendamento del Pd a favore dell’emittente, malgrado il parere contrario della pentastellata viceministra dell’Economia Laura Castelli. Ma è stato solo il primo round di un match che poi si è spostato in Commissione vigilanza Rai, dove gli alleati di governo non sono riusciti a trovare un accordo sul doppio incarico di Marcello Foa, presidente Rai e di RaiCom. Per uscire dalle secche e non portare allo scoperto una nuova divisione, i due gruppi di maggioranza hanno fatto mancare il numero legale, rinviando alla prossima settimana il momento della verità.
Dopo mesi di attacchi, accuse, ripicche e riappacificazioni, più o meno sincere, il vicepremier Luigi Di Maio ha ammesso che le tensioni fra Lega e Cinque Stelle hanno varcato la soglia del gioco delle parti: «Oggi la maggioranza di governo si è spaccata, per la prima volta», ha commentato dopo il voto su Radio Radicale. Intanto, Salvini continua a seguire la strategia del tira e molla. In pubblico lancia messaggi di pace agli alleati, garantendo il suo impegno a portare avanti l’esperienza di governo, ma alla prova dei fatti non perde occasione per ricordare che le Europee hanno ribaltato gli equilibri fra Lega e Cinque Stelle e che ora si fa come dice lui. Di Maio risponde piccato, ma poi non forza. Anzi, ribadisce che il governo va avanti.
La rottura in Commissione Bilancio e Finanze ha l’aria di essere stata un sorta di prova di forza della Lega. La vicenda di Radio Radicale è uno dei tanti motivi di scontro fra i due alleati di governo, con il partito di Salvini da sempre propenso a trovare una soluzione per il salvataggio dell’emittente e quello di Di Maio, invece, intransigente. In questi ultimi tempi, il tema sembrava uscito dall’agenda politica. È tornato alla ribalta all’improvviso, facendo deflagrare lo scontro nelle commissioni Bilancio e Finanze della Camera. La Lega ha tirato dritto, votando un emendamento del Pd e facendo approvare un finanziamento da 3 milioni per il 2019 in favore di Radio Radicale. «Secondo noi è una cosa gravissima, di cui anche la Lega dovrà rispondere davanti ai cittadini - ha commentato Di Maio - Sono franco: dovrà spiegare perchè ha appoggiato questa indecente proposta del Pd». Un attacco d’ufficio, seguito da un messaggio rassicurante: «Dopo di che si va avanti - ha detto - perchè siamo persone serie». Quando i Cinque Stelle hanno fatto buon viso al cattivo gioco della Lega, Salvini è tornato a mostrare il lato accomodante: «Io ho sempre detto che non si chiude una radio con un emendamento o un tratto di penna - ha detto - Bisogna lasciare tempo e rispettare il lavoro fatto».
Ma, ha aggiunto, con Di Maio «chiariremo tutto, anche in questo caso». Anche perchè, nel governo «si lavora bene», ha detto più tardi, specificando: «Per il momento».
Via di seguito c’è stato l’incidente in Commissione di Vigilanza Rai, dove i gruppi di Lega e Cinque Stelle non hanno trovato l’accordo su un emendamento presentato dal partito di via Bellerio per consentire al presidente Rai Marcello Foa di mantenere, senza compenso, anche la presidenza di RaiCom.
«L’impossibilità di svolgere la seduta - ha sottolineato il presidente della Commissione, Alberto Barachini - certifica lo scontro all’interno della maggioranza».
Il clima è stato apparentemente più conciliante in tema di assetto di governo. Dopo l’intervista di Di Maio al Corriere, in cui il leader Cinque stelle ha negato rimpasti, il capo della Lega ha smorzato: «Perfetto, io non chiedo niente». In questo difficile equilibrio fra alleati, si è affacciata la voce secondo cui Salvini avrebbe detto a Giovanni Toti di tenersi pronto per le elezioni a settembre. «Si tranquillizzino i parlamentari - ha chiarito il presidente della Liguria - Non me lo ha detto, nel modo più assoluto».