Siria, ucciso il fotografo-eroe dei Caschi Bianchi
Ha sfidato la morte per raccontare l’orrore in Siria, che alla fine ha travolto anche lui, seppellendolo sotto un cumulo di macerie. Anas al-Dyab, 23 anni, l’eroe dei Caschi Bianchi (White Helmets), i volontari della protezione civile antigovernativa siriana, è stato ucciso domenica da un bombardamento a Khan Shaykhun, nella provincia di Idlib, teatro della massiccia offensiva delle forze filo-Assad aiutate dalla Russia.
I Caschi Bianchi piangono la morte «dell’eroe Anas Al-dyab, colpito nel corso di tre bombardamenti russi mentre documentava la distruzione a Khan Shaykhun», recita un comunicato ufficiale.
Il giovane era rimasto ferito in diverse occasioni ed era uno dei tre testimoni che avevano documentato l’attacco chimico nella stessa cittadina, nel 2017, che causò oltre 90 morti. Ma aveva deciso di andare avanti, perché «credeva nel suo lavoro», disse in un’intervista alla Cnn, che pochi mesi fa ha scelto proprio una sua foto per documentare la guerra in Siria, quella di una bambina di 6 anni coperta di sangue. Anche quella foto era stata scattata a Khan Shaykhun.
«Era un ragazzo amato da tutti, che non aveva nemici, il suo unico scopo era quello di mostrare al mondo ciò che sta davvero accadendo in Siria», ha affermato un suo amico e collega, Hamid Kutini.
Anas e i volontari dei Caschi Bianchi sono accusati da Bashar al Assad di collusione con i terroristi, in particolare quelli di al Qaida, mentre secondo Mosca sono finanziati da Gran Bretagna e Usa a scopi propagandistici e hanno fabbricato le prove degli attacchi chimici e dei bombardamenti indiscriminati sulle aree civili.
Quella siriana è una guerra in parte dimenticata in Occidente, ma continua a mietere centinaia di vittime tra morti e feriti ogni giorno. Sulla provincia di Idlib si concentra la massiccia offensiva dei governativi siriani e delle forze alleate contro l’ultima zona significativa in mano ai ribelli.