Orfane di femminicidio: l'Inps chiede 124mila euro ma c'è lo stop di Mattarella
L’Inps non darà seguito alla richiesta di risarcimento avanzata nei confronti delle figlie minorenni di Cristina Biagi, uccisa a 38 anni, il 28 luglio 2013 a Marina di Massa (Massa Carrara), da Marco Loiola, 40 anni, suo ex marito e padre delle bambine, poi suicidatosi.
Lo ha annunciato il presidente dell’Istituto di previdenza, Pasquale Tridico, dando rassicurazioni alla famiglia delle due ragazzine oggi 12 e 14 anni. La lettera con cui l’Inps chiedeva il pagamento di 124.000 euro, tra indennità malattia e assegno di invalidità per l’uomo che il loro padre ferì prima di portare a compimento la tragedia, era «un atto dovuto», imposto dalla legge, «ma non ci sarà alcun atto esecutivo» ha spiegato.
Un caso che si chiude, almeno per le due figlie di Cristina, dopo l’intervento del Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella. A lui si era appellato lo zio delle piccole, Alessio Biagi, chiedendo aiuto per una «vicenda legale umanamente orribile».
E oggi il Capo dello Stato ha telefonato al ministro del Lavoro Nunzia Catalfo che con la collega Elena Bonetti stava seguendo già da ieri la vicenda: insieme al ministro Roberto Gualtieri previsto anche un incontro con il presidente dell’Inps nei prossimi giorni per trovare una soluzione. «Per noi Mattarella è un faro e ci commuove apprendere che una figura del suo spessore abbia deciso di aiutarci. Grazie», il commento di Biagi che ha aggiunto: «Il fatto che il Presidente della Repubblica si sia interessato alle mie nipoti mi rassicura, finalmente, su una vicenda che non ci ha fatto dormire da molto tempo».
La famiglia Biagi aveva ricevuto dall’Inps una prima lettera nel 2017, la seconda a ottobre scorso: entrambe, ha spiegato l’Istituto, erano finalizzate a interrompere la prescrizione per un recupero somme imposto dalla legge per il denaro erogato all’altra vittima di Marco Loiola, ovvero l’uomo che credeva erroneamente essere il suo rivale in amore e che aveva ferito con sei colpi di pistola prima di andare a uccidere la sua ex moglie e togliersi la vita. Lettere a cui non è seguita alcuna azione azione giudiziale per il recupero coattivo, ha spiegato l’Inps: il caso delle due figlie di Cristina Biagi, chiamate in causa in quanto eredi di Loiola, era conosciuto dagli uffici di Massa che «hanno altresì supportato la famiglia per ogni prestazione dovuta». «Forse, consigliati meglio, avremmo potuto rinunciare all’eredità ma nessuno pensò a questo aspetto. Abbiamo avuto ben altri problemi» la riflessione di Alessio Biagi che in ogni caso ora spera che la loro «storia diventi un precedente per altri casi di orfani di femminicidio a cui lo Stato deve garantire un futuro e di cui ci si deve prendere cura».
Un emendamento che disciplini l’aspetto delle rivendicazioni dell’Inps nei casi come quello della famiglia Biagi, da inserire nella Legge di stabilità o che che agisca sul fondo per gli orfani di femminicidi, è stato intanto annunciato come «già scritto e pronto» dalla deputata del Pd Martina Nardi.
«Permetterà di intervenire su tanti altri casi simili, per dare la possibilità allo Stato di pensare davvero al futuro degli orfani di femminicidio», ha aggiunto la parlamentare che è concittadina delle figlie di Cristina Biagi. Nardi ha poi ringraziato «la ministra Bonetti, lo staff del ministro Gualtieri e la ministra Catalfo» per essersi subito adoperati per trovare una soluzione» e ha spiegato che l’11 dicembre a Roma ci sarà «un tavolo tecnico con l’Inps, per certificare la sospensione del pagamento alla famiglia Biagi».