Epidemia e responsabilità: la Provincia chiede uno scudo "penale" sui danni Critici i sindacati e l'opposizione
Polemica, non solo tra le forze politiche, sull'intenzione della Provincia di adoperarsi per promuovere una sorta di scudo penale, con particolare riguardo ai risarcimenti danni, per quanto fatto o non fatto nel corso dell'emergenza pandemica in Trentino.
Si tratta di una mozione, presentata oltretutto da un esponente della minoranza, Lorenzo Ossanna del Patt, che su questo terreno non è stato seguito dal resto del suo gruppo né dalle altre forze di opposizione. Ma ha ricevuto i ringraziamenti dell’assessora alla salute, Stefania Segnana, la quale ha sottolineato l'utilità di inviare un ulteriore segnale su questo argomento (anche se «il quadro normativo presidia adeguatamente la responsabilità medica) e ha assicurato che la giunta «porterà il tema a livello nazionale».
La mozione, approvata con i voti di Ossanna e della maggioranza di centrodestra, impegna la giunta Fugatti «ad attivarsi nelle sedi governative nazionali perché vengano poste in essere delle misure eccezionali e straordinarie di scudo penale commisurate alla situazione pandemica, nella valutazione dell’operato delle strutture sanitarie, sociosanitarie, residenziali, e degli esercenti le professioni sanitarie, professionali, tecniche e amministrative del servizio sanitario».
Si sono espressi contro Paolo Ghezzi e Lucia Coppola di Futura, Alex Marini dell'M5S e Filippo Degasperi (Onda Civica), che ha duramente criticato l'iniziativa: «Gli stessi operatori sanitari si sono espressi in dissenso rispetto a questo tipo di iniziativa, nessuno ha reclamato questo tipo di copertura, poi ricordiamoci che mettere lo scudo ad una parte significa toglierlo all’altra, ovvero togliere il diritto ad ipotetici danneggiati di adire le vie legali: le responsabilità penali che dovessero emergere vanno indagate e riconosciute».
Pd, Patt (meno Ossanna) e Upt si sono astenuti.
Il documento approvato, fatte salve le condotte intenzionali o in presenza di colpa grave, mira in sostanza a mettere al riparo tutti i soggetti che hanno assunto responsabilità ai vari livelli.
Lo stesso testo, peraltro, se da un lato chiede l'impunità, dall'altro riconosce come «altamente probabile» che si siano verificati «errori di gestione sia nell’organizzazione del sistema sanitario sia delle singole strutture».
Il tutto sullo sfondo di ciò che si muove, in Trentino e nel resto del Paese, a livello di iniziative legali, indagini giudiziarie e altre forme di verifica di quanto accaduto nei mesi scorsi.
Critiche alla scelta dell'assemblea provinciale arrivano dai sindacati Cgil Cisl Uil del Trentino, Manuela Faggioni, Milena Sega e Alan Tancredi: «L’Inail aveva già chiarito una ventina di giorni fa, per quanto riguarda la presunzione di infortunio in caso di contagio da sars-cov2 che nessun imprenditore è penalmente responsabile fino a quando non siano verificate eventuali colpe o negligenze. Dunque chi opera nel rispetto delle linee guida, adottando tutti i dispositivi di sicurezza individuale e non espone consapevolmente al rischio contagio un proprio dipendente non è penalmente responsabile.
La mozione sullo scudo penale, peraltro riguardante solo le aziende che operano in contesto sanitario e parasanitario, o è una duplicazione di quanto è già previsto, o punta ad arrivare ad uno scudo penale generalizzato, sollevando da ogni responsabilità l’imprenditore. È chiaro che questa seconda ipotesi è per noi inaccettabile.
Sia a livello locale sia a livello nazionale sono state fissate linee guida precise da rispettare in ogni settore di lavoro, allo scopo di tutelare la sicurezza e la salute. Quelle regole devono valere sempre e non vorremmo che uno scudo generalizzato ne inficiasse l’efficacia. Siamo dunque contrari a misure generiche o peggio ritagliate su misura di comparti che oggettivamente hanno un rischio di contagio più elevato e dove non sempre tutto potrebbe aver funzionato perfettamente. Sappiamo che in Trentino come nel resto d’Italia ci sono delle indagini in corso per accertare eventuali responsabilità su quanto accaduto nelle strutture sanitarie e nelle residenze per anziani.
È giusto e opportuno che le Procure accertino i fatti e le eventuali responsabilità, senza sanatorie preventive. Siamo, altresì, consapevoli che nella fase iniziale dell’emergenza sanitaria il reperimento dei Dpi è stato molto complesso. Anche in questo caso però saranno gli organismi competenti nelle diverse sedi ad individuare eventuali responsabilità penalmente rilevanti».