Leonardi (Forza Italia) rivuole il servizio militare obbligatorio
Altri quattro consiglieri di maggioranza appoggiano la sua iniziativa
«La Provincia autonoma di Trento solleciti il Governo affinché sottoponga al Parlamento una normativa che preveda l’istituzione di un servizio civile o militare obbligatorio “per rinsaldare lo spirito di appartenenza alla comunità nazionale e la solidarietà civile tra i cittadini e per offrire ai giovani un percorso educativo e formativo di servizio alla società».
A lanciare l’idea è Giorgio Leonardi, di Forza Italia, con la prima “Proposta di progetto di legge” presentata in questa sedicesima legislatura al Consiglio provinciale, che ne ha affidato l’esame alla Quarta Commissione permanente. Il testo, formato da 5 articoli, è sottoscritto anche da altri 4 esponenti della maggioranza: Alessia Ambrosi, Alessandro Savoi (Lega Salvini Trentino), Claudio Cia (Agire per il Trentino), Luca Guglielmi (Fassa). Nella relazione illustrativa Leonardi ricorda che la competenza in materia di servizio nazionale appartiene ovviamente allo Stato, ma anche che la Provincia può “emettere voti e formulare progetti” su materie di interesse generale come questa, affinché la proposta, una volta approvata dal parlamento trentino, possa essere inviata dal Presidente Fugatti al Governo perché la presenti alle Camere. Il rappresentante di FI aggiunge che questa sua iniziativa “accompagna le decisioni di eguale tenore già assunte dai consigli regionali del Veneto e del Friuli Venezia Giulia, così che possa emergere un'esigenza di rilievo nazionale e non del solo territorio trentino”.
Sarà poi la Conferenza Stato-Regioni e Province autonome a definire, per i conseguenti decreti attuativi, le condizioni organizzative e finanziarie del nuovo servizio nazionale universale. Secondo il consigliere, il servizio nazionale universale – che potrebbe essere prestato, a scelta, nei settori della protezione civile, in associazioni o organizzazioni del terzo settore, nella difesa o in altre pubbliche amministrazioni – sarebbe potenzialmente in grado di coinvolgere circa 600.000 persone interessando sia uomini che donne di età compresa tra 18 e 28 anni per un periodo di 6 mesi, “senza pregiudizio per il proprio percorso di studi e di formazione postuniversitaria”. Il testo precisa anche che “lo Stato e le regioni, per gli ambiti di rispettiva competenza, assicurano adeguata formazione alle cittadine e ai cittadini durante lo svolgimento del servizio nazionale universale, per assicurarne la valenza educativa”. E aggiunge che il servizio sarebbe prestato in via prioritaria nelle regioni di residenza e che “può dare luogo a retribuzione, con esclusione di ogni imposizione tributaria” ed essere considerato ai fini pensionistici”.