Ex margheritini infastiditi da Rossi. Via del Patt, il consigliere sta per accasarsi con Azione
Fanno discutere le mosse del consigliere provinciale autonomista
TRENTO - L'ex presidente della Provincia, Ugo Rossi, per motivare la sua uscita dal Patt ha detto di voler costruire un progetto nuovo e capace di unire forze popolari, autonomiste, civiche, rimaste inespresse e che abbia un raccordo nazionale.Il raccordo lo avrebbe individuato nel partito di Carlo Calenda «Azione», che in Trentino è rappresentato da Mario Raffaelli e Laura Scalfi, e che ha debuttato alle elezioni comunali di Trento, in tandem con l'Upt di Lorenzo Dellai a sostegno del candidato sindaco Franco Ianeselli, determinando però l'elezione di due candidati dell'Unione (Chiara Maule e Renato Tomasi) e restando fuori dal consiglio comunale.
Azione si sarebbe dato dunque ora l'obiettivo di presentarsi con il proprio simbolo anche alle prossime elezioni provinciali del 2023. E per cercare di crescere ha avviato una campagna acquisti sul territorio, ma anche in consiglio provinciale, dove - rivela qualcuno che ha detto no - ci ha provato con vari consiglieri.Ma per ora Ugo Rossi sarebbe l'unico ad aver risposto di sì. E i maligni sottolineano che, con i suoi tre mandati alle spalle, per lo statuto del Patt non avrebbe potuto essere ricandidato (salvo deroghe). Dunque forse anche questo potrebbe aver pesato sulla sua decisione. Nella stessa situazione dei tre mandati si trova però anche Michele Dallapiccola, che invece ha detto di voler restare nel Patt finché non sarà eventualmente il partito a dirgli che non c'è più bisogno di lui e allora tornerà a fare il veterinario e non andrà in un altro partito.
In attesa di capire qualcosa di più su quale grande progetto politico Rossi abbia intenzione di mettere insieme, unendo varie forze, un semplice accasamento in Azione, che è un partito nazionale e personale, non sembra essere una mossa di grande respiro, capace di fare paura al governatore leghista Maurizio Fugatti, anche se certo potrebbe essere comunque lo strumento utile per riconquistare un seggio in consiglio provinciale.Di certo l'ingresso di Rossi nel variegato territorio centrista - che non era il suo - presidiato dagli ex margheritini e più in generale dagli ex democristiani e i riformisti ora distribuiti su molteplici simboli nazionali e locali, da Italia Viva di Renzi, a Base di Marco Bentivogli, ad Azione appunto, e poi +Europa e altre esperienze centriste o civiche «alternative alla Lega», ha suscitato una certa insofferenza, quasi come una invasione di campo da parte di chi c'entra poco, ma ha capito che in questo territorio, che con tutte queste sigle fatica a rappresentare un elettorato che si presume sia molto ampio e in cerca di un approdo, vuole provare a mietere la sua parte di consenso. Le difficoltà del Pd e la spaccatura del M5s fanno il resto.Anche l'ex vicepresidente Alessandro Olivi (Pd) si dice stia pensando seriamente di cambiare partito, benché lui continui a ripetere che: «Serve un nuovo centrosinistra e non nuovi partiti».Sta di fatto, che il nuovo centrosinistra non c'è e di un'alternativa che possa impensierire il governatore Maurizio Fugatti per ora non si vede neanche l'ombra.