Dalle mascherine alle primule: l'emergenza gestita da Arcuri, ora "silurato" dopo tante polemiche
Per 348 giorni è stato commissario straordinario per l'emergenza coronavirus. Un anno tra ordinanze e conferenze stampa, sempre in prima linea per coordinare la gestione della pandemia. Da oggi Domenico Arcuri, il supermanager Invitalia in prestito al governo, lascia la guida della struttura commissariale, rimpiazzato dal generale dell'esercito Francesco Paolo Figliuolo.
Un addio da tempo ormai nell'aria, sollecitato a più riprese dai nuovi membri della maggioranza, da Renzi a Salvini, che oggi non nascondono la loro esultanza, e sul quale incombe l'ombra dell'inchiesta della Procura di Roma sugli affidamenti, per un valore complessivo di 1,25 miliardi di euro, effettuati a favore di tre consorzi cinesi per l'acquisito di oltre 800 milioni di mascherine.
Il manager è iscritto nel registro degli indagati come atto dovuto ma i magistrati di piazzale Clodio ne hanno già sollecitato l'archiviazione al gip. Nelle carte dell'indagine gli inquirenti citano 1.280 contatti tra Arcuri e Mario Benotti, giornalista e figura cardine dell'inchiesta. La nomina di quello che ormai è l'ex commissario risale al 18 marzo dello scorso anno, quando il virus aveva colto di sorpresa l'Italia intera.
Il suo nome, e il suo volto, sono stati tra i più presenti in televisione assieme a quelli dell'ex premier Giuseppe Conte.
Le conferenze stampa dalla sede della Protezione Civile, al fianco dell'allora padrone di casa Angelo Borrelli (anche lui sostituito nei giorni scorsi da Fabrizio Curcio), sono stati per mesi gli appuntamenti più attesi dagli italiani in lockdown.
I tristi bilanci di contagi e morti, ma anche gli annunci di ordinanze e provvedimenti hanno scandito il passare delle settimane, tra timori e incertezze. Oggi Arcuri lascia il suo posto - cosa che lui stesso ha annunciato che avrebbe fatto a scadenza del mandato, cioè il 30 aprile - e torna alla sua Invitalia. Solo nel 2020 ha firmato 34 ordinanze, dalla gestione dei dispositivi di protezione individuale all'acquisto di materiale ospedaliero, fino alle nomine dei delegati per l'attuazione dei piani regionali.
Il nome di Arcuri resterà poi legato anche a due importanti progetti che hanno avuto qualche problematicità, come l'app Immuni e l'avvio delle Primule per le vaccinazioni.
Nel primo caso il software è stato scaricato - ad oggi - da 10 milioni di italiani, permettendo di rintracciare appena 12.645 casi di positività. Nel secondo caso, quello delle strutture che dovrebbero accogliere la fase di vaccinazione di massa invece, il bando di gara è scaduto il 3 febbraio scorso ma non è stato ancora assegnato.
Senza dimenticare l'acquisto dei contestati banchi con le rotelle che, in mesi un cui la Dad era un miraggio, erano stati individuati dal Ministero dell'Istruzione come un modo per rimodulare gli spazi didattici e garantire la distanza tra gli studenti.
"Sono onorato di aver potuto servire il mio Paese in una stagione così drammatica. E' stato un anno straordinario e sono riconoscente a chi mi ha dato la possibilità di occuparmi della più grande emergenza che la storia recente ricordi": questo il secco commiato di Arcuri arrivato dopo giorni di silenzio forse dettato dalla consapevolezza che il suo ruolo si era esaurito.