Aumento degli infortuni sul lavoro, ma è colpa del covid: in Trentino peggio che nel resto d’Italia
Nel 2019 registrati in provincia oltre 7 mila casi, ma nel calcolo sono comprese le infezioni contratte durante l’impiego, «pesano» i focolai della logistica e della carne
TRENTO. Complessivamente nel 2019 in Trentino sono stati denunciati 7.363 infortuni sul lavoro, nel 2020 sono stati 7.640. In termini assoluti il quadro appare peggiorato, ma va considerato che sono compresi ben 2.452 infortuni Covid19, al netto dei quali gli infortuni sul lavoro sono 5188, un numero molto minore rispetto all'anno 2019 (situazione in parte dipesa dal lockdown primaverile).
Questi i dati contenuti nella relazione che l'assessore Achille Spinelli ha letto in aula in Consiglio provinciale a Trento. Visti i numeri - si legge nel documento - "si ritiene pertanto che in materia di Ssl il tessuto produttivo provinciale sia caratterizzato da una sostanziale cultura del rispetto delle regole di prevenzione in favore della salute e dell'integrità psicofisica dei lavoratori".
L'impatto degli infortuni da Covid19 in Trentino è stato maggiore del 6% rispetto all'impatto sul piano nazionale: il 32% degli infortuni sul lavoro in Trentino (2452 covid 19 su 7641infortuni sul lavoro denunciati), contro il 26% sul livello nazionale (131.000 infortuni sul lavoro Covid 19 su 492.123 infortuni sul lavoro denunciati).
Questa differenza - prosegue la relazione - è stata causata principalmente dal maggiore impatto della pandemia nelle regioni del Nord Est nonché ai focolai registrati nei settori della logistica e della lavorazione della carne.
Nel corso delle attività di vigilanza nel 2020 sono state controllate 1.700 aziende , nonostante gli ispettori siano stati coinvolti in maniera intensa anche nelle attività di gestione della pandemia (contact tracing, gestione focolai, controllo su protocolli, centrale covid). Dai dati risulta che vi siano meno del 10% di situazioni da migliorare (verbali prescrizioni ecc), mentre fino ad alcuni anni fa lo stesso dato era molto diverso, con percentuali ben oltre il 50%.