Morti di Covid in Trentino: da marzo a oggi 157 vittime, 128 non erano vaccinate (ma 5 avevano avuto la doppia dose)
La statistica è uguale fra i ricoverati, e l’Azienda Sanitaria spiega: «Una fotografia evidente di come la copertura serva ad evitare danni maggiori»
COVID L'ultimo bollettino trentino
TRENTO. Tra le 157 vittime che il Covid ha mietuto dal marzo scorso a oggi, 128 non avevano alcuna copertura vaccinale. In 24 potevano contare sul ciclo incompleto. Mentre 5 morti avevano ultimato il ciclo vaccinale. Tutti ultraottantenni con altre patologie oltre al virus.
Dopo l'appello istituzionale del Presidente della Repubblica Sergio Mattarella, mercoledì («la vaccinazione è un dovere morale e civico»), arrivano anche i dati dell'Azienda sanitaria a fornire elementi convincenti anche ai più scettici.Il direttore generale Antonio Ferro lo specifica apertamente: «Spero che questi numeri possano rappresentare uno stimolo per le persone che ancora non si sono vaccinate».
I numeri confermano quello che - al di là di polemiche pretestuose e scontri su fantomatiche dittature sanitarie - dovrebbe essere una semplice realtà comprensibile a tutti: il vaccino non garantisce l'invulnerabilità, soprattutto per le persone già in condizioni di salute non facili, ma abbatte drasticamente i rischi per tutti, andando a limitare non solo il numero dei contagi in termini assoluti, ma la gravità delle conseguenze per chi comunque venga colpito dal contagio,
A confermarlo, altri dati: quelli sui ricoveri nel mese di luglio, come spiega ancora Antonio Ferro: «Dall'inizio del mese sono state 17 le persone che hanno dovuto ricorrere alle cure ospedaliere a causa del Covid. Di queste 12 non avevano ricevuto alcuna dose di vaccino, 2 erano coperte da ciclo incompleto e 3 da ciclo completo. Si tratta di cifre, di dati, di una fotografia che rende evidente quanto rilevante sia il ruolo della copertura vaccinale non per eliminare del tutto, subito, il virus: non è questo che possiamo chiedere ai vaccini, se fosse questo che lascia perplessi i più dubbiosi. Il ruolo dei vaccini è quello, fondamentale ed evidente già ora, di limitare la portata del virus».
Dunque, se nel caso dei decessi, la mortalità da marzo in avanti riguarda all'81,5% i non vaccinati, parlando di ricoveri, in ospedale si trovano non vaccinati per il 70,5%. Il direttore generale dell'Azienda sanitaria spiega poi - per rendere ancora più chiaro quanto sia importante tutelarsi e tutelare gli altri attraverso la vaccinazione - come nel caso dei pazienti vaccinati gli effetti siano stati non certo paragonabili a quelli di persone che venivano ricoverate solo qualche mese fa: «Il fatto che la maggior parte dei pazienti venga dimesso dopo qualche giorno dopo aver dovuto affrontare una situazione non severa, è un'altra conferma della natura estremamente protettiva del vaccino. Al momento sono 6 le persone che si trovano in ospedale in Trentino».
Ferro spiega come questi dati siano importanti «per far capire a chi ancora non lo avesse fatto, che procedere con la vaccinazione è fondamentale in vista dei prossimi mesi. Un invito che rivolgo soprattutto a quegli ultracinquantenni che ancora non hanno risposto all'invito alla vaccinazione. Per poter finalmente continuare ad avanzare spediti lungo il percorso virtuoso che ci porterà a lasciarci la pandemia alle spalle è essenziale che tutti si tutelino, in modo da prevenire l'insorgenza di forme gravi di contagio e, di conseguenza, limitare la mortalità.
L'impellenza di accelerare con decisione con la campagna vaccinale è stata sancita ieri anche delle ultime rilevazioni della fondazione Bimbe che ha confermato l'andamento già rilevato nei giorni scorsi e che vede il Trentino all'ultimo posto in Italia per percentuale di popolazione vaccinata con ciclo completo: al momento, con i dati di ieri, in provincia risulta coperto dal vaccino il 46,5% della popolazione, a fronte della media nazionale del 53%.Le cose vanno meglio contando anche i coperti da ciclo vaccinale parziale (il 12,9% della popolazione) e soprattutto guardando alla fascia di età più esposta al rischio, quella degli ultraottantenni dove i coperti da vaccino rappresentano il 94,4% (più virtuosi solo Veneto, Umbria, Toscana, Emilia e Lombardia).