Green pass, la preoccupazione degli esercenti: troppi tavoli interni vuoti e comunque non siamo poliziotti
La Fiepet Confesercenti tuona: "Il sistema si sta rivelando un disastro, la app per il qr code funziona male, molti clienti che fanno resistenza". Confcommercio: "Il compito dei controlli non può essere addossato alle imprese"
ROMA. Code più lunghe del solito davanti a musei come quello Egizio a Torino o quello archeologico di Pompei, famiglie in fila davanti ai parchi divertimento, turisti stranieri che a Venezia lasciano il Palazzo Ducale senza poter entrare mentre tanti altri, pronti a sedersi all'interno di ristoranti, alla fine preferiscono accomodarsi fuori ai tavolini. In una sala scommesse ad Asti, invece, scattano le prime multe.
Sono gli effetti del primo giorno del green pass in Italia dove, ieri, da Milano a Palermo, c'era chi lo mostrava orgogliosamente sul cellulare, o stampato, ma anche chi ai controlli sbuffava sotto la mascherina.
Complessivamente, a parte le file e i dubbi, non si segnalano problemi particolari nel giorno di partenza del certificato verde, da esibire in bar e ristoranti al chiuso e con consumo al tavolo, per spettacoli, concerti ed eventi sportivi, musei, piscine al coperto, sale giochi, palestre, mense aziendali, centri benessere e parchi divertimento.
Però c'è chi delinea uno scenario a tinte fosche: "il green pass si sta rivelando un disastro, tra malfunzionamenti dell'app deputata a scansionare il certificato, clienti che fanno resistenza e tavoli che in questa incertezza rimangono vuoti", tuona la Fiepet, l'associazione di ristoratori di Confesercenti.
E chiede una sospensione delle sanzioni "in questa fase di avvio", come successo in Francia, segnalando "reazioni scomposte, che hanno messo in difficoltà i gestori, cui è stato affibbiato contro ogni logica il ruolo di agente di pubblica sicurezza".
A chiedere che "il compito dei controlli non vada addossato alle imprese" è anche Confcommercio, auspicando che il pass possa essere esteso ai lavoratori, ma con "una attenta programmazione senza impattare sulla stagione estiva, scongiurando rischi di carenza di forza lavoro".
La app 'Verifica C-19' intanto è partita per clienti e visitatori, utilizzata da gestori, camerieri e steward che controllano il codice - della validità di nove mesi - su fogli e telefonini, rilasciato a persone vaccinate con almeno la prima dose oppure guarite dal Covid o ancora con risultato negativo del test molecolare o rapido nelle ultime 48 ore.
E gli esercenti sono tenuti a controllare anche il documento di identità, chiarisce il sottosegretario alla salute, Pierpaolo Sileri.
Circostanza che preoccupa diversi gestori: "non possiamo farlo", dicono.
In generale i controlli - da effettuare per evitare di incorrere in multe fino a mille euro agli utenti e commercianti o in chiusure fino a dieci giorni per i gestori - ''rallentano l'accesso e lo smaltimento dei clienti", lamenta il personale di trattorie e caffetterie.
La regola però finora è valsa quasi ovunque: "Chi ce l'ha entra in sala, chi non ce l'ha può mangiare all'esterno".
La situazione, naturalmente, si farà più complicata nei giorni di brutto tempo: ieri era una bella giornata. E poi arriveranno l'autunnoe l'inverno, con i clienti tutti o quasi nelle sale interne.
In tanti hanno ricevuto il semaforo verde e chi non ha passato l'esame della app è stato fatto accomodare fuori oppure ha acquistato giocoforza pasti da asporto.
E c'è già qualche trasgressore: ad Asti un 50enne è stato sorpreso dai carabinieri del Nas all'interno di una sala scommesse senza il passaporto verde e dovrà ora pagare una multa di 400 euro. Controlli sono in corso nei confronti del centro scommesse.
Qualche difficoltà sulle verifiche c'è stata con alcuni turisti extraeuropei, come quelli britannici giunti allo storico caffè partenopeo del Gambrinus, per i quali il software aveva problemi di lettura del Qr code.
Ci sono anche eccezioni: a Palermo un cartello all'entrata del bar recita, in polemica con la nuova norma: "I nostri affezionati clienti sono tutti uguali, vaccinati e no".
E diversi esercenti milanesi criticano il ruolo assegnatogli sui controlli: "non siamo poliziotti".
I pizzaioli del centro storico di Napoli che, viste le dimensioni dei vicoli in pochi casi hanno spazi all'esterno, sono invece preoccupati e si sentono discriminati.
Gettonatissimi i tavolini all'aperto in piazza San Marco a Venezia mentre nel Ravennate, davanti al parco divertimenti di Mirabilandia, molti giovani visitatori non muniti di certificato si sono messi in coda prima dell'ingresso per essere testati con i tamponi rapidi messi a disposizione gratuitamente.
Il pass non blocca l'afflusso al museo Egizio di Torino, che in un giorno registra 900 prenotazioni.
All'Arena di Verona in occasione della rappresentazione di Nabucco, ancora con il limite massimo di 6mila spettatori, ci si è attrezzati assumendo altri venti collaboratori che si occupano della verifica del lasciapassare con i lettori ottici. Il codice Qr - richiesto per usufruire di alcuni servizi come la biblioteca e al servizio ristorazione - ha esordito in sordina alla Camera dei deputati, svuotata dopo la seduta fiume delle ultime ore.
Il via libera al pass negli ospedali, per andare dai parenti ricoverati, è partito anche nelle aziende sanitarie, pure in Trentino.
Ma a Palermo nell'ospedale Cervello la visita alla struttura di un'eurodeputata della Lega, sprovvista del certificato, ha suscitato polemiche: "Ho risposto di non averlo, sono guarita dal virus sei mesi fa - racconta Francesca Donato - ho indossato tutto l'occorrente per gli ingressi in sicurezza".