Green pass obbligatorio per i lavoratori, fermezza del governo: “Nessuna deroga alle 48 ore”
A fine anno l’esecutivo Draghi valuterà se cambiare le regole. Il sottosegretario Andrea Costa: valutazione a dicembre, con lo scadere dello stato di emergenza
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ROMA. Poco meno di 350mila nuovi vaccinati con prima dose nell'ultima settimana e circa 8 milioni di non immunizzati, di cui tanti lavoratori. A pochi giorni dal 15 ottobre, data in cui entrerà in vigore l'obbligatorietà del Green pass per dipendenti pubblici e privati, la 'corsa' degli indecisi al certificato verde al momento non ingrana marce veloci. In vista di quella data però il premier Mario Draghi dovrebbe firmare indicazioni generali, sotto forma di un Dpcm, sulle modalità dei controlli per i possessori del lasciapassare, sia nell'ambito della pubblica amministrazione che per le aziende.
E non è escluso che una app - dello stesso tipo di quella utilizzate per il personale scolastico - possa essere messa a disposizione anche per gli altri settori del lavoro. Le indicazioni - così come succederà per la Pa - potrebbero prevedere controlli giornalieri e preferibilmente all'accesso in azienda, a campione (in misura non inferiore al 20% e con un criterio di rotazione) o a tappeto, con o senza l'ausilio di sistemi automatici.
Dal Governo, però, resta la fermezza su quanto già stabilito: i tempi di validità del passaporto verde a chi esegue i tamponi non cambiano e restano di 48 ore con test rapido e 72 con molecolare. Dunque nessuna deroga o modifica delle regole all'ultimo minuto e quindi ai non vaccinati (esenti con certificato esclusi) toccherà adeguarsi. I nodi, spiegano soprattutto i rappresentanti delle piccole imprese, sono ancora parecchi. Molte difficoltà potrebbero spuntate nei cantieri o ditte in appalto, visto che chi è privo di pass potrebbe bloccare l'andamento di una determinata catena di lavori. Così come resta aperta la questione dei lavoratori stranieri - in particolare dell'Est - vaccinati con Sputnik, un siero non riconosciuto dall'Ema.
Possibili novità, chiarisce il sottosegretario Andrea Costa, potrebbero arrivare soltanto nel 2022. "Sarà possibile rivedere ed eventualmente ridurre l'attuale applicazione del green pass con l'inizio del nuovo anno se i dati dell'epidemia di Covid-19 continueranno a mostrare un trend di miglioramento, ma una valutazione più precisa sarà fatta a dicembre in concomitanza con la scadenza dello stato di emergenza che auspichiamo possa avere termine".
Una revisione del green pass "potrebbe significare mantenere l'attuale carta verde per alcune circostanze e non per altre. Mentre ora siamo di fronte ad una applicazione totale del green pass, si potrebbe passare ad una sua applicazione parziale". Dunque, "se l'andamento dell'epidemia di Covid-19 continuerà ad essere positivo, è ragionevole pensare che con l'anno nuovo ci potrà essere una revisione delle misure e anche del green pass, che potrà dunque essere ridotto nella sua applicazione".
A tal fine, ha concluso, cruciale sarà proprio la valutazione dell'andamento epidemico che "dovrà essere fatta a fine anno. Davanti a noi, pertanto, abbiamo ancora due mesi che si dimostreranno decisivi".
Per il green pass "resta ovviamente la validità di 12 mesi, a partire dalla data di somministrazione della terza dose per chi la farà o della seconda dose per chi non rientra nelle categorie indicate per il richiamo. Rispetto poi alla scadenza del green pass per gran parte della popolazione, abbiamo comunque davanti un ragionevole tempo per valutare quello che sarà il quadro, augurandosi che da qui a pochi mesi il green pass magari non serva più perchè siamo usciti dalla pandemia".