Ucraina, la Russia annuncia l'inizio del ritiro delle truppe dal confine
Il portavoce del ministero della Difesa: "Le unità hanno completato i loro compiti e si stanno spostando nelle loro postazioni permanenti"
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L'aggiornamento: Ucraina, la Russia annuncia l'inizio del ritiro delle truppe dal confine
MOSCA. Qualche crepa si apre nel muro contro muro della crisi ucraina, ma Kiev resta drammaticamente in bilico tra guerra e pace. Mentre la diplomazia tenta freneticamente di aprirsi una strada alternativa al conflitto con la missione del cancelliere tedesco Olaf Scholz a Kiev e poi a Mosca, dalla Russia arrivano timidi segnali di apertura.
Ci sono "chance" di trovare un accordo con l'Occidente, ha detto in mattinata il ministro degli Esteri Serghei Lavrov incontrando Vladimir Putin e spiegando che i suoi diplomatici stanno preparando una risposta di 10 pagine alle proposte Usa sulla sicurezza.
Ma da Oltreoceano continuano ad arrivare segnali d'allarme, con Washington che ha annunciato lo spostamento dei restanti funzionari della sua ambasciata da Kiev a Leopoli - una mossa definita da Zelensky un "grosso errore" - mentre il segretario di Stato Antony Blinken ha parlato di "un'accelerazione drammatica" nel dispiegamento di forze russe al confine con l'Ucraina, che per fonti dell'amministrazione hanno iniziato a muoversi in "posizioni da attacco", con "ben oltre centomila" uomini schierati. Secondo nuove informazioni di intelligence americana riportate dalla Cnn, “i piani militari russi includerebbero l’accerchiamento di Kiev entro 24-48 ore, oltre a campagne aeree e missilistiche”.
Uno schieramento cui gli americani rispondono continuando a rafforzare gli alleati dell'area, con altri otto caccia F-15 atterrati alla base polacca di Lask. E si rafforza anche l'allerta sul d-day dell'attacco: il presidente ucraino Volodymyr Zelensky ha fatto sapere di essere stato informato sui dettagli del possibile piano di invasione, che dovrebbe avvenire mercoledì, come indica da giorni l'intelligence americana: una data-spauracchio che il leader di Kiev ha provato ad esorcizzare decretando una "giornata dell'unità", in cui la popolazione sarà invitata a "sventolare le bandiere ucraine e a indossare i colori nazionali".
In questo scenario di caos, da Mosca sembrano giungere messaggi di apertura. Il ministro della Difesa Serghei Shoigu ha fatto sapere che "una parte delle esercitazioni" delle forze armate alle porte dell'Europa "si sta concludendo, un'altra sarà completata nel prossimo futuro". Di "esigui canali per il dialogo" ha parlato anche il portavoce del Cremlino, Dmitri Peskov.
Alla carota dei luogotenenti si accompagna però il bastone del capo: l'espansione a est della Nato, ha accusato ancora una volta Vladimir Putin, "è infinita e molto pericolosa" e avviene "a spese delle ex Repubbliche sovietiche, inclusa l'Ucraina". Una posizione che il leader del Cremlino ribadirà nell'incontro di martedì con Scholz, che da Kiev ha provato intanto a raffreddare gli animi.
La questione dell'ingresso dell'Ucraina nell'Alleanza atlantica attualmente "non è in agenda", e proprio per questo, ha detto, è strano che Mosca agisca come se lo fosse. Un ennesimo tentativo di sgombrare il tavolo da quello che l'Occidente considera il grande pretesto della crisi, ma su cui Kiev continua a non mollare.
Tanto che a un paio di metri di distanza, nella sala in cui si svolgeva la conferenza stampa congiunta, Zelensky ha insistito sul fatto che l'ingresso nella Nato "garantirebbe la sicurezza" del suo Paese, rilanciando anche l'accusa contro il gasdotto Nord Stream 2 considerato "un'arma geopolitica" nelle mani di Mosca. Anche l'erede di Angela Merkel, del resto, resta affacciato al bivio.
"In caso di aggressione militare, saremmo pronti a sanzioni su vasta scala. Se la Russia violerà nuovamente la sovranità ucraina, sapremo cosa fare", ha avvertito, tornando a minacciare "gravi conseguenze", ma invitando allo stesso tempo Mosca a "cogliere le offerte di dialogo", dopo aver già sollecitato "segnali immediati di de-escalation".