Europa / La crisi

Si spara al confine fra Russia e Ucraina, aumentano i venti di guerra ma anche gli sforzi diplomatici per evitare il peggio

Continue violazioni del cessate il fuoco, evacuati i primi civili dalle aree delle due repubbliche separatiste filo-russe. Mosca effettua una grande esercitazione strategica con lancio di missili. Stati Uniti e Nato confermano la previsione che un'invasione al confine sia imminente

ROMA

ROMA. Sale la tensione nella fascia di confine fra Ucraina e Russia. E si spara.

E intanto Mosca lancia una esercitazione militare imponente: dal Mare di Barents alle coste del Caspio, dal Mar Nero alla penisola della Kamchatka, nell'Estremo Oriente: al culmine delle tensioni con l'Occidente, da ogni angolo dell'immenso territorio russo una selva di missili, compresi gli ipersonici Tsirkon, si è levata per un test strategico supervisionato direttamente da Vladimir Putin, con al fianco il fedelissimo presidente bielorusso Aleksandr Lukashenko.

Il tutto mentre nel Donbass ucraino i separatisti filo-russi chiamano alle armi.

Le truppe ucraine hanno continuano a bombardare per tutta la notte il territorio della Repubblica popolare di Donetsk (Dpr) inclusa la città principale dell'autoproclamata repubblica separatista filo-russa: lo afferma, riferisce la Tass, la missione della Dpr presso il Centro congiunto per il controllo e il coordinamento (Jccc).

Gli attacchi sono iniziati alle 2.16 ora di Mosca (0,16 in Italia) e hanno preso di mira l'insediamento di Staromikhailovka, alla periferia occidentale di Donetsk, ed è stato il sesto bombardamento nell'area dalla mezzanotte russa.

Colpiti anche gli insediamenti di Zaytsevo Yuzhnoye e Spartak, bersagli di colpi di mortaio.

Dopo le 3 ora di Mosca, secondo la missione, ci sarebbero stati altri sei bombardamenti, e altri due attacchi avrebbero colpito Dokuchayevsk e Yelenkovka alle 4.25 e alle 4.37 ora locale.

Ieri l'altra repubblica separatista, quella di Lugansk, avrebbe subito una cinquantina di attacchi da parte delle truppe di Kiev in violazione del cessate il fuoco, secondo la missione locale presso il Centro congiunto per il controllo e il coordinamento (Jccc). Gli attacchi hanno preso di mira - riferisce la Tass - 27 aree residenziali.

Sarebbe stata avviata l'evacuazione delle popolazioni civili nelle aree delle due repubbliche separatiste.

Osservatori dell'Osce hanno segnalato oltre 1.500 violazioni del cessate il fuoco nell'Ucraina Orientale in un solo giorno.

La cifra più alta quest'anno.

In un rapporto relativo agli attacchi di ieri, dal monitoraggio dell'Osce emergono 591 violazioni a Donetsk e 975 nella vicina Lugansk, due aree in parte a guida dei separatisti filo-russi.

Il barometro della crisi punta decisamente verso la guerra, almeno quella prevista, dagli Stati Uniti in particolare (e dalla Nato), che danno praticamente per scontata un'invasione dell'Ucraina entro i prossimi giorni.

Le truppe russe al confine "sono pronte a colpire", avverte il segretario alla Difesa americano Lloyd Austin, ribadendo l'allarme lanciato dal presidente Joe Biden nella conferenza telefonica con gli altri leader occidentali nella serata di venerdì.

La Germania, che detiene la presidenza del G7, invoca invece cautela, con la ministra degli Esteri che invita a "non cercare di indovinare" le decisioni della Russia e a "guardare più da vicino" alla situazione sul terreno. Ma ciò non impedisce a Berlino, così come Parigi, di invitare i propri cittadini a lasciare con urgenza l'Ucraina, mentre la Lufthansa e la controllata Swissair annunciano la sospensione dei collegamenti aerei con Kiev a partire da lunedì.

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Le previsioni più pessimistiche sembrano trovare conforto nel rapido deterioramento della situazione nel Donbass, dove i capi delle autoproclamate repubbliche separatiste di Donetsk e Lugansk hanno dichiarato la mobilitazione generale e continuano ad evacuare migliaia di residenti verso la confinante regione russa di Rostov.

Praticamente uno stato di guerra, con i membri della riserva invitati a presentarsi per prendere servizio effettivo nelle milizie filo-russe, impegnate in questi giorni in scambi di artiglieria e mortai con le forze regolari ucraine.

Nel pieno del braccio di ferro tra la Russia da un lato e Nato e Usa dall'altro, si teme che anche il minimo incidente possa trasformarsi nella scintilla capace di innescare un conflitto su larga scala.

Le forze ucraine e quelle separatiste continuano ad accusarsi per le violazioni al cessate il fuoco. Kiev afferma che due suoi soldati sono stati uccisi e quattro sono rimasti feriti per i bombardamenti della parte avversa.

Il ministro degli esteri russo Serghei Lavrov, in una telefonata con quello francese Jean-Yves Le Drian, accusa invece Kiev di di mettere in atto "provocazioni armate".

Intanto colpi di mortaio sono esplosi nei pressi dell'area dove si trovava il ministro dell'Interno ucraino Denis Monastyrsky, in visita al fronte. L'attacco, che non ha provocato feriti, è avvenuto vicino al villaggio di Novo Lugansk.

Le bombe non fermano la diplomazia.

Putin ha in programma oggi, domenica, una nuova conversazione telefonica con il presidente francese Emmanuel Macron, mentre quello ucraino Volodymyr Zelensky, a Monaco per la Conferenza sulla sicurezza, torna a chiedere un incontro con il capo del Cremlino.

L'ambasciatore ucraino a Roma, Yaroslav Melnyk, ha anche manifestato gratitudine per gli sforzi profusi dal presidente del consiglio Mario Draghi per cercare di organizzare il vertice.

In una riunione svoltasi a margine della Conferenza di Monaco, il ministro degli rsteri Luigi Di Maio - che avuto un nuovo incontro con il collega Usa Blinken - ha informato i suoi colleghi del G7 sui colloqui avuti con Lavrov e con il ministro degli Esteri ucraino Kuleba, sottolineando che "entrambi hanno confermato di voler trovare una soluzione diplomatica".

"Questa è la strada maestra da seguire, non ci sono alternative", è tornato a ripetere il capo della Farnesina assicurando che l'Italia "darà il massimo per favorire il dialogo tra le parti".

Una linea ribadita nel comunicato finale della riunione, in cui si invita la Russia a "ritirare in modo sostanziale le forze militari dai confini dell'Ucraina".

Sempre a Monaco Zelensky ha affermato che l'Ucraina è "lo scudo dell'Europa" contro le minacce russe, e ha chiesto "un calendario chiaro e realizzabile" per l'adesione del suo Paese alla Nato. Ma tra i membri del Patto atlantico - come lo stesso presidente ucraino ha amaramente riconosciuto nei giorni scorsi - non tutti sono d'accordo.

L'ingresso dell'Ucraina nella Nato "non è in agenda e non lo sarà", ha ribadito il cancelliere tedesco Olaf Scholz.

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