Studente ucraino divenuto cieco fa da interprete ai bimbi ricoverati
Oleg aiuta i piccoli pazienti giunti al San Matteo di Pavia
PAVIA. E' arrivato cinque anni fa a Pavia, per curare al Policlinico San Matteo una grave forma di leucemia. Oleg Romaniuc, 24 anni, ucraino, non vedente, oggi nello stesso ospedale svolge un compito prezioso: fa da interprete ai piccoli pazienti giunti nelle scorse settimane. Bambini fuggiti, insieme alle loro mamme, dalla guerra.
"Sono diventato cieco - spiega Oleg - a causa delle cure ricevute dai medici ucraini nel disperato tentativo di salvarmi". Ma per parlare con i suoi piccoli connazionali non ha bisogno degli occhi. "Provo un'infinita tenerezza e sento tutto il dolore che si portano dento - racconta il 24enne ucraino -. Raccontano delle bombe, degli spari, degli scantinati dove trovavano riparo. Io mi sforzo di rassicurarli e di farli pensare ad altro: cerco di procurare loro i cibi preferiti, a qualcuno ho anche portato una chitarra".
Un ruolo che svolge con infinita dolcezza, come confermano medici e infermieri della Pediatria del Policlinico pavese. Oleg fa da mediatore e interprete per i bambini ricoverati in collaborazione con l'associazione Soleterre, che ha portato i piccoli pazienti in Italia attraverso ai corridoi umanitari organizzati già nei primi giorni del conflitto in Ucraina. Grazie alle cure ricevute al San Matteo, oggi il ventiquattrenne originario di Leopoli sta meglio.
E' iscritto al terzo anno di Terapia occupazionale e spera in futuro di poter svolgere la professione di fisioterapista. A Leopoli si trova ancora la sua famiglia; mentre insieme a lui, a Pavia, vive la mamma.