Murgia: il fallimento in Sardegna come candidata governatrice
Nel 2014 puntava al 25 per cento, ottenne solo il 10
(ANSA) - CAGLIARI, 11 AGO - L'impegno pubblico di Michela Murgia parte dall'Azione Cattolica e prosegue prima con il sostegno ai movimenti indipendentisti sardi che la candidano a presidente della Sardegna, ottenendo poco più del 10% dei consensi alle elezioni regionali del 2014, poi con la Sinistra e la lista formata da Si, Rifondazione comunista e l'Altra Europa che alle Europee non raggiunge il 2%. Fino alle recenti polemiche con la premier Giorgia Meloni, contro il suo volersi definire come 'il' e non 'la' presidente e sul fatto che non basta essere donna per fare automaticamente politiche in favore delle donne. L'avventura in politica nell'Isola non la premia: sostenuta dalla coalizione "Sardegna possibile", una lista civica, una di amministratori e dal partito indipendentista ProgReS-Progettu Republìca, si era presentata come outsider con l'obiettivo di diventare la prima donna al governo dell'Isola. Ma non ci fu nessun exploit. "Non è vero che tutti i politici sono uguali e che tutti sono ladri, noi siamo diversi e vogliamo dare ai sardi le risposte che chiedono e restituirgli la fiducia che hanno perso in questi anni": così la scrittrice in uno dei suoi incontri con la stampa durante la campagna elettorale del 2014. Alla fine vincerà il centrosinistra con Francesco Pigliaru. Una sconfitta bruciante per Michela Murgia. Proprio lei, che ambiva a convincere gli indecisi puntando a superare il 25% delle preferenze, venne punita severamente, quasi oltremisura, dall'astensionismo. La scrittrice vedeva nei dubbiosi un serbatoio da cui attingere a piene mani, ma aveva evidentemente fatto malissimo i conti. Il suo risultato personale fu ampiamente sotto le attese. In occasione di un forum con l'ANSA prima del voto, chiari: "Ho passato molto più tempo a fare politica nel senso civico del termine che a scrivere. In realtà credo che scrivere romanzi sia stato un incidente. Smettere di scrivere per candidarmi era naturale, la mia scrittura è stata più politica", ribadì ricordando che dei sette libri scritti uno solo è un romanzo. (ANSA).