Ilaria Salis è uscita dal carcere, adesso si trova agli arresti domiciliari
L'attivista antifascista milanese esce dopo oltre 15 mesi di carcerazione preventiva a Budapest, in attesa del processo in cui è accusata di lesione nei riguardi di due neonazisti che ebbero prognosi di 5 e di 8 giorni. Gli avvocati: adesso il governo Meloni si impegni per riportarla in Italia
VIDEO laria Salis portata ancora in catene in tribunale a Budapest
CASI "Nessuno tocchi Caino": bene il rientro di Forti, si pensi anche agli altri
FORTI Un pomeriggio a Trento in casa della madre
LO ZIO «La mamma gli aveva preparato i canederli...»
SINDACATO "Forti subito in permesso, due pesi e due misure"
BUDAPEST. Ilaria Salis è uscita in mattinata dalla prigione di massima sicurezza di Gyorskocsi utca di Budapest dove era rinchiusa da oltre 15 mesi ed è stata trasferita al domicilio dove sconterà la misura cautelare degli arresti domiciliari in attesa della fine del suo processo.
"Finalmente abbiamo la possibilità di riabbracciare Ilaria, speriamo che questa sia una tappa temporanea prima di vederla finalmente in Italia": è il commento di Roberto Salis, il padre dell'attivista milanese uscita oggi dal carcere di Budapest per andare ai domiciliari.
"Siamo molto soddisfatti ma consideriamo i domiciliari in Ungheria solo un primo passaggio verso la libertà di Ilaria perché chiediamo che le venga revocata qualsiasi misura cautelare", hanno detto Eugenio Losco e Mauro Straini, i legali italiani di Ilaria Salis appena arrivati a Budapest.
I due avvocati incontreranno questa mattina la 39enne attivista italiana Salis nel domicilio dove sconterà la misura cautelare dei domiciliari "ma a breve presenteremo la richiesta quantomeno per trasferirla in Italia e speriamo che il governo italiano si impegni perché questo avvenga, come ha sempre promesso di fare una volta ottenuti i domiciliari in Ungheria".
Ma l'obiettivo dei legali è la revoca dei domiciliari: "Non c'è alcun motivo per cui, dopo quasi 16 mesi, sia ancora sottoposta a una misura cautelare in attesa del processo, visto che non c'è alcun pericolo di fuga. E poi - concludono - i domiciliari hanno un'efficacia limitata, visto che un giorno di carcere equivale a 5 trascorsi ai domiciliari".
Preoccupano, a proposito di distorsioni giudiziarie, anche i tempi del carcere preventivo, nel caso di Ilaria Salis ormai 15 mesi, per un'ipotesi di reato di lesioni che però le autorità ungheresi vorrebbero di fatto equiparare a un tentato omicidio. Ilaria Salis deve infatti affrontare l'accusa di aver aggredito tre neonazisti, che avevano riportato lesioni guaribili in 5 e in 8 giorni, secondo i referti medici ufficiali.
Per solelvare la questione, anche politica, Alleanza verdi e sinistra ha proposto a Ilaria Salis la candidatura alle elezioni europee e l'insegnante ha accettato.
Da più parti, a cominciare dall'opposizione politica, si critica il governo per non essersi mosso energicamente in questi lunghi mesi nei riguardi dell'esecutivo ungherese di estrema destra guidato dal sovranista Viktor Orban.
Diversi esponenti del governo di Budapest, peraltro, si sono espressi nelle settimane scorse in modo molto sprezzante nei riguardi di Ilaria Salis e hanno pronunciato parlo che suonavano come una sentenza di condanna quando in realtà il processo è in corso.
Il clima politico e giudiziario attorno alla militante antifascista italiana, in un Paese noto per la tolleranza istituzionale verso i movimenti neonazisti, è dunque pesante e se a questo si aggiunge l'atteggiamento sostanzialmente pilatesco del governo di Roma, erano aumentate le preoccupazioni sul rispetto del diritto della cittadina italiana a una corretta detenzione e a un giusto processo.
Si fa notare anche che tredici mesi di detenzione preventiva per un fatto, in realtà, rubricabile come lesioni non gravi, è un periodo abnorme, che da solo testimonia dello stato del sistema giudiziario in quel Paese.