Il presidente Mattarella in Carnia per l'anniversario della repubblica partigiana
Ad Ampezzo (Udine) folla con istituzioni e tanti bambini che sventolano il tricolore, un'occasione per ricordare l'esperienza avvenuta nel 1944 in varie zone d'Italia del nord, quando numerosi territori liberati dai partigiani finirono temporaneamente sotto il controllo del Comitato di liberazione nazionale che, applicando principi poi ripresi nella Costituzione, gettò le basi del futuro Paese democratico del dopoguerra
UDINE. Il presidente della Repubblica Sergio Mattarella è giunto ad Ampezzo per partecipare alla commemorazione degli 80 anni della Zona libera della Carnia e dell'Alto Friuli.
Mattarella è stato accolto dal governatore del Fvg, Massimiliano Fedriga, dal sindaco di Ampezzo, Michele Benedetti, e dal picchetto d'onore della Brigata alpina Julia, ottavo reggimento alpini, che ha svolto la cerimonia pochi minuti prima dell'alzabandiera.
A salutare il presidente c'è una folla di persone che ha applaudito, tra le quali tanti bambini che sventolano il tricolore e donne vestite negli abiti tradizionali di Ampezzo. Bandiere tricolori sventolano anche ai balconi. Inoltre, sono presenti labari e gonfaloni, tra i quali quelli della città di Udine e dell'associazione partigiani, esponenti politici e rappresentanti delle istituzioni locali. È presente anche la medaglia d'oro Paola Del Din.
Il presidente, nel pomeriggio, si recherà in visita privata alla mostra 'Il coraggio' presso il borgo alpino di Illegio, sopra Tolmezzo. La giornata sarà, per il presidente, l'occasione per celebrare tutte le repubbliche partigiane.
"Nella primavera-estate del 1944 - spiega l'Anpi - la guerra partigiana vive un momento particolarmente positivo: le bande aumentano i propri effettivi riuscendo a dare vita a formazioni più consistenti e meglio strutturate; i nazifascisti, in forte difficoltà sul fronte meridionale – la linea Gustav cede a maggio, nello stesso mese gli angloamericani sfondano sul fronte tirrenico e il 4 giugno entrano a Roma – sono costretti a rinforzare la linea Gotica. Tutto ciò si traduce in una «evidente delegittimazione della Repubblica sociale, che conserva l'esercizio formale delle proprie funzioni solo là dove la presenza militare tedesca ne garantisce l'autorità» (G. Oliva, Zone libere, in E. Collotti, R. Sandri, F. Sessi, Dizionario della Resistenza, Torino, Einaudi, 2006, p. 497).
Dove non ci sono i tedeschi, quindi, i fascisti perdono il controllo del territorio a favore delle forze partigiane. Così, in ampie aree dell'Italia centro-settentrionale, le cosiddette “zone libere”, «si realizzano forme originali di autogoverno», gestite dai combattenti in rappresentanza del Cln. Tre sono, secondo Oliva, i modelli prevalenti di queste esperienze di autogoverno: «La diretta assunzione dei compiti politici e amministrativi da parte dei comandi partigiani; la scelta dei membri del Cln e delle giunte a opera dei commissari politici; la preparazione e la convocazione di assemblee elettorali come uniche sedi di legittimazione dei nuovi poteri» (ibidem).
Le zone libere e le repubbliche si insediano in Piemonte (Langhe e Alto Monferrato, Ossola, Lanzo, Mombercelli), Liguria (Torriglia), Lombardia (Saviore, Varzi), Emilia Romagna (Bardi, Bobbio, Montefiorino), Friuli Venezia Giulia (Carnia e Friuli orientale, Nimis) e Umbria (Cascia).
La concretizzazione più interessante di queste esperienze è quella delle repubbliche partigiane delle Langhe e dell'Alto Monferrato, della Carnia e dell'Ossola, dove si attua «la trasformazione del controllo militare in controllo politico» (ibidem), ma anche quella della repubblica di Montefiorino. Le repubbliche saranno sconfitte dai nazifascisti, ma l'eredità della loro esperienza verrà recuperata dall'Italia democratica del dopoguerra".