L'Inps chiede di essere parte civile contro la ministra Daniela Santanchè
Al via a Milano l'udienza preliminare per l'accusa di truffa aggravata ai danni dell'ente: per i pm, le società del gruppo fondato dalla senatrice di FdI, hanno chiesto e ottenuto la cassa integrazione in deroga nel periodo della pandemia covid per 13 dipendenti, ma questi ultimi in realtà lavoravano
MILANO. L'Inps, con l'avvocato Aldo Tagliente, chiede di costituirsi parte civile per gli eventuali danni nell'udienza preliminare, iniziata davanti al gup di Milano Tiziana Gueli, a carico della ministra del Turismo Daniela Santanchè e altri due imputati, tra cui il compagno Dimitri Kunz, e due società nel procedimento per truffa aggravata ai danni dell'ente sul caso Visibilia.
Per i pm, Visibilia Editore e Visibilia Concessionaria, società del gruppo fondato dalla senatrice di FdI, hanno chiesto e ottenuto la cassa integrazione in deroga nel periodo della pandemia Covid per 13 dipendenti per 126mila euro, ma questi ultimi in realtà lavoravano.
La ministra non è presente in aula. L'udienza preliminare potrebbe chiudersi con la decisione sul rinvio a giudizio o meno nel giro di poco tempo, con la fissazione di altre due o tre udienze nelle prossime settimane.
I pm Marina Gravina e Luigi Luzi contestano presunte irregolarità legate alla cassa integrazione ottenuta per 13 dipendenti durante il Covid con ingenti danni per l'istituto previdenziale che, in assenza di risarcimento, chiede di essere parte civile.
Quello che ha preso il via oggi è il secondo procedimento istruito dai pm milanesi in cui la senatrice rischia di finire a dibattimento.
La scorsa settimana è cominciata l'udienza preliminare per false comunicazioni sociali a carico della parlamentare e altre 19 persone, anche giuridiche, e che pur procedendo spedita, dovrebbe terminare alla fine di novembre.
Secondo la ricostruzione, l'allora parlamentare di Fratelli d'Italia, Kunz e Paolo Giuseppe Concordia, collaboratore esterno con funzioni di gestione del personale di Visibilia Editore e Visibilia Concessionaria - società del gruppo fondato dalla politica e dal quale nel 2022 è uscita - sarebbero stati consapevoli di aver richiesto e ottenuto "indebitamente" la cassa integrazione in deroga "a sostegno delle imprese colpite dagli effetti" della pandemia per i 13 dipendenti. Le cui testimonianze, oltre agli esiti di una ispezione Inps e a una serie di accertamenti, sono state raccolte nel corso delle indagini: tutti, o quasi, avrebbero confermato che la ministra sapeva.
Sarebbe stata a conoscenza del fatto che stavano continuando a lavorare mentre l'istituto previdenziale versava i fondi stanziati durante l'emergenza: oltre 126mila euro, per un totale di oltre 20mila ore.
A Santanchè, così come agli altri due, viene quindi addebitato di aver "dichiarato falsamente" che quei dipendenti fossero in cassa "a zero ore", quando invece svolgevano le "proprie mansioni" in "smart working". Nel mirino ci sono pure le integrazioni che sarebbero state date per compensare le minori entrate della Cig rispetto allo stipendio: una "differenza", scrivono i pm, che sarebbe stata corrisposta con "finti rimborsi per 'note spese e spese di viaggio'".
Ma non sono solo queste le grane che la ministra dovrà affrontare: la magistratura di Milano sta indagando, tra l'altro, sulle società, sempre da lei create e che ha lasciato, del bio-food. In particolare Ki Group srl, fallita lo scorso gennaio. Per novembre è atteso il deposito della relazione del curatore fallimentare, dopo di che i pubblici ministeri decideranno come muoversi.