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Nuovo libro di Bob Woodward: "Putin pensava davvero di usare armi nucleari"

Le rivelazioni del giornalista del Watergate nel suo nuovo libro War che racconta anche delle ben sette telefonate fra Trump e il capo del Cremlino negli ultimi quattro anni

NEW YORK

NEW YORK. Alcuni mesi dopo l'avvio della guerra in Ucraina, l'intelligence americana ha rilevato "discussioni credibili all'interno del Cremlino" in base alle quali Vladimir Putin stava seriamente valutando l'uso delle armi atomiche. Lo rivela il giornalista del Watergate Bob Woodward nel suo libro War, che uscirà la prossima settimana.

L'intelligence americana riteneva che ci fosse un 50% di probabilità di un uso delle armi nucleari da parte di Putin. Joe Biden, di fronte alle informazioni di intelligence, disse al suo consigliere alla sicurezza nazionale Jake Sullivan di mettersi in contatto con i russi e dire loro, in un linguaggio minaccioso ma non troppo forte, quale sarebbe stata la risposta americana.

Il presidente contattò anche Putin direttamente con un messaggio sulle "conseguenze catastrofiche" di un utilizzo delle armi nucleari da parte di Mosca.

Molte i i risvolti internazionali svelati dal libro e pure le rivelazioni su Donald Trump'.

Le rivelazioni delle sue telefonate con Putin sino al 2024, gli immigrati "con i geni dell'omicidio nel sangue", il suo potente alleato Elon Musk che rasenta il voto di scambio per aiutarlo e si chiede nuovamente "perchè nessuno tenta di uccidere Kamala Harris".

Sta succedendo di tutto nell'ultimo mese di campagna elettorale americana, dove l'ultimo sondaggio del New York Times indica che la candidata presidenziale dem è avanti di tre punti a livello nazionale (49% a 46%, contro la parità 47% a 47% di settembre) ed è vista più del suo rivale come fattore di cambiamento.

A mettere in imbarazzo l'ex presidente sono le anticipazioni di War,  secondo cui Trump avrebbe avuto sino a sette telefonate con Putin dopo aver lasciato la Casa Bianca: l'ultima quest'anno mentre premeva per stoppare al Congresso i nuovi aiuti a Kiev.

E nel 2020 gli avrebbe inviato segretamente per uso personale dei kit per test anti Covid, che in piena pandemia scarseggiavano. "Storie inventate...da un uomo veramente demente e squilibrato... un libro spazzatura che appartiene al cestino delle occasioni della sezione fiction di una libreria low cost o viene usato come carta igienica", ha ribattuto la campagna di Trump.

Il tycoon intanto spinge oltre ogni limite la sua retorica incendiaria contro i migranti, entrando nel controverso terreno dell'eugenetica o, meglio, della cattiva genetica. Intervistato dal conduttore radiofonico conservatore Hugh Hewitt, The Donald ha accusato i clandestini che hanno precedenti per omicidio di avere il crimine nel sangue, a livello genetico.

La Casa Bianca ha stigmatizzato anche l'ultima uscita: "questo tipo di linguaggio è odioso, disgustoso, inappropriato e non ha posto nel nostro Paese". Sembra l'ennesimo esempio di quell'involuzione analizzata dal New York Times in un lungo articolo nel quale rilancia la questione dell'età e dell'acuità mentale di Trump.

"Con il passare del tempo, i discorsi dell'ex presidente 78enne sono diventati più cupi, più duri, più lunghi, più arrabbiati, meno concentrati, più volgari e sempre più fissati sul passato", scrive il quotidiano citando vari episodi. Tra gli ultimi quello in cui ha raccontato come nel dibattito tv con Harris il pubblico fosse dalla sua parte. Ma in sala non c'era un solo spettatore.

 

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