Caos politico-giudiziario in Romania: la Corte costituzionale annulla le elezioni presidenziali
La decisione dei giudici arriva alla vigilia del ballottaggio e si basa sulla presenza di "ingerenze russe" che avrebbero influenzato il primo turno, portando al secondo il candidato di estrema destra Calin Georgescu, che ora lancia accuse di golpe. Critica la sentenza anche Elena Lasconi, la sfidante centrista e filo europea. Plaude invece il premier socialdemocratico, Marcel Ciolacu, estromesso dal ballottaggio ma il cui partito Psd ha vinto le legislative. Oggi a polizia ha effettuato perquisizioni in diverse abitazioni
BUCAREST - Nuovo clamoroso colpo di scena in Romania, dove ieri la Corte costituzionale, confermando i pesanti sospetti di ingerenze russe nel processo elettorale a favore del candidato di estrema destra Calin Georgescu, ha annullato il secondo turno delle elezioni presidenziali, proprio alla vigilia del ballottaggio programmato per domenica 8 dicembre.
La polizia rumena, su richiesta dei magistrati, ha effettuato perquisizioni questa mattina, 7 dicembre.
"Tre case nella città di Brasov (al centro)" sono oggetto di perquisizioni "nel caso legato ai reati di corruzione degli elettori, riciclaggio di denaro e falsificazione di computer", hanno detto i pubblici ministeri in un comunicato stampa.
"È un colpo di stato", ha tuonato il politico outsider in un intervento tv, accusando la Corte di aver "calpestato la democrazia". La decisione dei giudici costituzionali è stata infatti tanto inaspettata quanto esplosiva, e di fatto cancella tutto quanto accaduto fino ad ora.
Inclusi i 33.000 voti degli elettori romeni della diaspora che, in Australia e in nuova Zelanda, si erano già presentati alle urne per il voto del ballottaggio. Una decisione shock e senza precedenti che aggrava ulteriormente il caos politico nel Paese balcanico esploso all'indomani del primo turno presidenziale del 24 novembre, con le rivelazioni sulle interferenze nel processo elettorale attraverso TikTok da parte di altri Paesi, a cominciare dalla Russia, a favore in particolate di Georgescu, vincitore a sorpresa della prima tornata.
Il Consiglio supremo per la sicurezza della nazione (Csat), poche ore dopo la chiusura dei seggi, aveva infatti parlato di "una massiccia esposizione sulla base di un trattamento preferenziale di TikTok. La Romania è diventata un bersaglio per azioni ostili da parte di alcuni stati, in particolare la Russia".
L'indagine interna è rimasta segreta per alcuni giorni, ed è presumibilmente proprio la sua desecretazione nelle ultime ore ad aver spinto l'Alta corte a prendere una decisione senza precedenti nel Paese e ad annullare il primo turno delle presidenziali.
Nel comunicato della Corte si afferma che "si annulla, in base all'articolo 146, lettera f della Costituzione, l'intero processo elettorale relativo all'elezione del presidente della Romania. Il governo stabilirà una nuova data per le elezioni, e l'intero processo elettorale sarà ripetuto integralmente". Dal comunicato emerge dunque che la Corte ritiene che non siano state rispettate le procedure per lo svolgimento di elezioni libere, accettando quindi le quattro segnalazioni da parte della Snspa (la Scuola nazionale di studi politici e amministrativi), dell'Istituto per lo Studio del Totalitarismo, della pubblicazione Calea Europeana e del candidato Cristian Terhes.
Al caso Romania aveva ovviamente prestato attenzione l'Ue, che anche ieri aveva espresso preoccupazione "per i crescenti indizi di un'operazione coordinata di influenza online straniera che ha come obiettivo le elezioni romene".
Il primo turno delle presidenziali era stato peraltro convalidato dalla stessa Corte Costituzionale dopo una settimana, nonostante la richiesta dello stesso Cristian Terhes (candidato che il 24 novembre aveva ottenuto appena l'1,7% delle preferenze) di procedere al riconteggio di tutti i 9,4 milioni di voti. Ma ora è tutto da rifare, senza però avere certezze sulle date, in un contesto in cui il governo è praticamente alla fine del suo mandato, il nuovo esecutivo non si è ancora formato (appena domenica scorsa si sono svolte le elezioni legislative) e il presidente della Repubblica, Klaus Iohannis, terminerà ufficialmente il proprio mandato il 21 dicembre, anche se ha già annunciato che rimarrà in carica fino a quando non verrà eletto il suo successore.
Come se non bastasse, il leader del piccolo partito nazionalista Drept ha chiesto oggi l'annullamento anche delle elezioni parlamentari sostenendo che "anche tale consultazione potrebbe essere stata influenzata da ingerenze straniere".
Anche Elena Lasconi, la sfidante centrista moderata che al ballottaggio dell'8 dicembre avrebbe dovuto affrontare Georgescu, si è mostrata decisamente contrariata dal verdetto dell'Alta corte, probabilmente anche perché gli ultimi sondaggi la davano leggermente avanti a Georgescu: "Condanno fermamente ciò che è stato fatto. E' una decisione immorale, illegale che annulla l'essenza della democrazia. Avremmo dovuto andare al voto e rispettare il volere del popolo romeno", ha affermato la candidata.
Di tutt'altro avviso il premier socialdemocratico, Marcel Ciolacu, estromesso dalla corsa per il ballottaggio, ma il cui partito Psd ha vinto le legislative.
"La decisione della Corte costituzionale riguardo all'annullamento delle elezioni presidenziali - ha detto - è l'unica soluzione corretta dopo la declassificazione dei documenti riservati che mostrano come il risultato del voto dei romeni sia stato palesemente distorto a seguito dell'intervento della Russia. Le elezioni presidenziali devono essere ripetute", ha osservato Ciolacu.